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Policlinico. Flc Cgil e Gilda Unams sul caso pronto soccorso: “Fine lavori dopo dicembre”

Di Giuseppe Fontana, con la collaborazione di Alessandra Serio

MESSINA – Flc Cgil e Gilda Università tornano a parlare delle problematiche relative al Policlinico Universitario e in particolare della ristrutturazione del pronto soccorso, oltre a quella che definiscono una “estromissione dei sindacati” da parte dell’Aou – Azienda ospedaliera universitaria dalla contrattazione. A esporre le loro posizioni sono stati Pietro Patti, segretario della Flc Cgil, e Paolo Todaro, segretario della Gilda.

Raggiunto da Tempostretto, il rettore ha preferito non commentare.

Patti: “Tanti i disagi con i lavori in periodo Covid”

“Tanti i disagi a causa della scelta di fare i lavori al pronto soccorso durante il periodo Covid – ha esordito Pietro Patti – tutti ricordiamo come le persone restavano ferme al gelo mentre aspettavano di essere visitati. Ci avevano assicurato che entro sei mesi i lavori sarebbero finiti e invece non è così. Ci hanno detto poche settimane fa che finiranno a ottobre, ma chi va al Policlinico capisce bene che solo le opere murarie sono state fin qui completate. Tutto questo va a scapito dell’utenza. I lavori, secondo noi, si protrarranno oltre dicembre”.

“Estromessi dalla contrattazione collettiva”

Patti prosegue: “Il problema si aggiunge al caos Covid. Perché quando la Regione ha deciso che il Policlinico sarebbe diventato presidio Covid, sono stati tolti posti letto da altri reparti per garantire i posti ai positivi. Non ci sono mai stati posti in più per garantire loro l’assistenza. Si è soltanto spostato da altri reparti al reparto Covid. Questo ha portato al rinvio di visite e interventi.”

Il sindacalista ribadisce poi il suo punto di vista sulla contrattazione collettiva, annunciando azione legale per tutelare i diritti delle sigle dei lavoratori.

Todaro: “Rettore e commissario vogliono un Irccs, noi abbiamo un’idea differente”

Todaro ribadisce poi la posizione di Gilda sull’idea dell’Irccs: “… che rimane in piedi, e che sarà sempre da noi avversata. Si tratta di un’azienda che fa capo all’Università e allo Stato, la Regione non può entrare in merito allo stato giuridico dell’azienda. E comunque il Policlinico non è un semplice presidio ospedaliero, va valorizzato”.

“Predisposti i ricorsi”

“C’è una sentenza del 2013 – prosegue Todaro – che afferma che si tratta di un’azienda di tipo A. Tutte le leggi e le contrattazioni dicono che siamo un’azienda di tipo A. Nei mesi scorsi siamo stati trattati sempre come azienda di tipo A e poi dopo Ferragosto viene fuori un’ordinanza, che non ha valore giurisprudenziale, che afferma che l’azienda è unica e non più dell’Università. Il commissario e il rettore ora stanno utilizzando quest’ordinanza e ci hanno estromesso dall’oggi al domani. Noi stiamo predisponendo i ricorsi e ci batteremo perché non possono essere violate le leggi e i contratti collettivi quadro nazionale”.

Le pronunce dei giudici

Con decreto del 10 agosto scorso, la giudice del lavoro di Messina Grazia Bellino ha stabilito che “deve ritenersi non fondata la richiesta delle organizzazioni sindacali ricorrenti che si proceda al calcolo unitario per tutte le prerogative sindacali” e ha rigettato il ricorso delle sigle che lamentavano la mancata chiamata alla contrattazione e la qualifica “demansionata”.

L’ordinanza di agosto è invece della giudice Roberta Rando, che il 17 agosto scorso ha firmato l’ordinanza, decidendo nella causa di lavoro tra l’azienda ospedaliera e gli esclusi dalla selezione per la scelta del direttore delle risorse umane. “La legge regionale ha espressamente previsto che le neo istituite aziende erano Aziende ospedaliere integrate con l’Università (lett. b) e che a seguito dei protocolli si sarebbe pervenuti al modello unico, come poi avvenuto”, scrive la giudice rigettando le “lamentele” relative al modello unico. Ma soprattutto aggiunge: “Per completezza si evidenzia che ogni competenza in materia spetta alle Regioni, come acclarato dalla sentenza della Corte Costituzionale con la sentenza n. 329 del 4/11/2003”.