Caso Scoglio, oggi il secondo round in consiglio comunale

La seconda e forse ultima puntata del caso Scoglio va in onda oggi nel solito palcoscenico, il consiglio comunale. La seduta di stamani, infatti, sarà dedicata al prosieguo del dibattito iniziato venerdì scorso e che è stato caratterizzato da toni alti e parole pesanti (su tutte quelle di Pippo Trischitta). La maggioranza, su questa vicenda, vacilla, anche perché il sindaco Giuseppe Buzzanca ha più volte ribadito che non intende contribuire al dibattito, ritenuto poco interessante per la comunità messinese, mentre c’è curiosità sulla possibile presenza o meno in aula del “processato- Gianfranco Scoglio, assessore ai Lavori pubblici finito nell’occhio del ciclone per l’avviso di garanzia ricevuto nell’ambito dell’inchiesta sulla convenzione per gli stadi San Filippo e Celeste.

Oggi l’aula probabilmente sarà chiamata ad esprimersi con un voto: al vaglio l’ordine del giorno firmato Barbalace-Calabrò-Caprì, che ha “partorito- questa doppia seduta, e soprattutto l’emendamento presentato venerdì scorso da Gaetano Gennaro, con il quale «si impegna l’amministrazione ad emanare un “codice etico- da applicare a tutti i soggetti eletti, delegati e nominati, che rivestono o rivestiranno ruoli politici ed istituzionali nell’ambito dell’ente comunale delle sue derivazioni amministrazione» e soprattutto, «nelle more della definizione della vicenda giudiziaria ad esclusiva tutela dell’istituzione Comune, chiede al sindaco di revocare le deleghe assegnate all’assessore Gianfranco Scoglio». Considerando che in pochi si sono realmente sbilanciati in una difesa d’ufficio di Scoglio, mentre in tanti, quasi tutti (compreso il capogruppo del Pdl Capurro) hanno manifestato l’esigenza di sentire in aula sia Buzzanca che Scoglio, non sono esclusi colpi di scena.

Intanto, pur non intervenendo sul caso Scoglio, torna a farsi sentire con nuove frecciatine il sen. Gianpiero D’Alia dell’Udc, che attraverso le colonne della “Gazzetta- chiede al sindaco di pensare più ai fatti concreti che alle chiacchiere, “punzecchiandolo- sulle partecipate («quelle fatte ci sembrano nomine di basso profilo») e riproponendo la questione dello scioglimento di Messinambiente, «una macchina mangiasoldi poco trasparente, che assieme all’Ato ha rappresentato l’aspetto peggiore della gestione Genovese».