Cga, respinta la domanda cautelare e non il ricorso. Si attendono le motivazioni

Non si può ancora scrivere definitivamente la parola fine sul ricorso al Cga dei consiglieri circoscrizionali Picciotto e Sciutteri. Approfondendo la notizia, infatti, è stato chiarito che è stato dichiarato inammissibile l’intervento di Giuseppe Rodi, che si era presentato in opposizione al ricorso stesso. E’ stata respinta, invece, la domanda cautelare portata avanti dagli avvocati Arturo Merlo e Marcello Scurria, domanda che precede il pronunciamento sul ricorso stesso. Non si conoscono ancora le motivazioni per le quali la domanda è stata respinta, motivazioni che sono decisive per capire se si può tentare un’ulteriore via giudiziaria o se la storia finisce qui.

Se la domanda cautelare è stata respinta perché il ricorso è giudicato infondato, allora la situazione non muterà: Gaspare Sinatra, quindi, rimarrà il commissario straordinario del Comune di Messina, per l’amministrazione Genovese e il consiglio comunale verrà confermata la decadenza, e a meno di nuovi stravolgimenti, a maggio si tornerà alle urne. In caso contrario, gli avvocati valuterebbero il da farsi. Tra circa mezzora, in questo senso, ne sapremo di più.

Ricordiamo, dunque, da cosa nasce questa nuova vicenda giudiziaria: i due consiglieri di quartiere Antonino Sciutteri e Giuseppe Picciotto, rappresentati dagli avvocati Arturo Merlo e Marcello Scurria, e -guidati- politicamente dall’ex consigliere comunale Francesco Curcio, avevano presentato ricorso basandosi sul fatto che, nonostante a maggio decadranno giocoforza anche loro, né il Tar prima né il Cga loro avevano ritenuto opportuno notificare le rispettive sentenze alle circoscrizioni. Un vizio di forma, che avrebbe potuto far saltare nuovamente il banco, riportando in sella Francantonio Genovese, il quale però si era dissociato subito dall’azione legale dei due consiglieri, preannunciando addirittura le proprie dimissioni in caso di accoglimento del ricorso. Da sottolineare che anche per questo procedimento i fautori di tutta la vicenda, Antonino Di Trapani e Salvatore Gennaro, si erano presentati come parte interessata, così come Giuseppe Rodi, che aveva tentato vanamente una propria strada giudiziaria, e adesso si opponeva al ricorso dei due consiglieri.