«I consiglieri circoscrizionali non sono controinteressati in senso tecnico». Questa la motivazione per la quale il Consiglio di giustizia amministrativa ha ritenuto non fondato il ricorso presentato dai consiglieri Picciotto e Sciutteri. L’udienza di merito non è stata ancora fissata, ma di fatto con l’ordinanza pubblicata stamani ed emanata dai componenti della Camera di consiglio Riccardo Virgilio (presidente), Claudio Zucchelli, Pietro Falcone, Antonino Corsaro e Filippo Salvia, si deduce che questa via giudiziaria non è più percorribile. Formalmente non è stato respinto il ricorso vero e proprio presentato dai due consiglieri, ma la domanda cautelare fatta dagli avvocati Scurria e Merlo. Giudicato inammissibile anche l’intervento in opposizione di Giuseppe Rodi, che aveva a sua volta presentato due ricorsi contro la decisione del Cga di far decadere l’amministrazione Genovese. Appellati erano, come parte interessata, anche Antonino Di Trapani e Salvatore Gennaro, coloro i quali, con la presentazione della loro lista “fantasma- prima e con il ricorso giudiziario poi, hanno provocato questa situazione.
Farà discutere la motivazione addotta dal Cga. Antonino Sciutteri e Giuseppe Picciotto, infatti, avevano presentato il ricorso, -guidati- politicamente dall’ex consigliere comunale Francesco Curcio, contestando la mancata notifica ai consiglieri di circoscrizione delle sentenze sia del Tar di Catania che del Cga di Palermo, nonostante a maggio, quando si tornerà a votare, decadranno anche loro perché si eleggeranno anche i nuovi quartieri. Marcello Scurria, uno dei due avvocati presentanti ricorso, fa notare come esista un’ordinanza del Tar di Catania su un caso analogo, nella quale si riconoscevano i consiglieri circoscrizionali come parte controinteressata in senso tecnico, dunque esattamente il contrario di quanto sostenuto dal Cga. Proprio come nel caso del ricorso di Di Trapani: secondo il Tar di Catania non c’erano i presupposti per la decadenza di Genovese, secondo il Cga sì. La legge si offre ad interpretazioni, certo, ma qui siamo di fronte a due versioni opposte di un caso analogo che non contribuiscono di certo a far chiarezza. A questo punto il dato, a meno di stravolgimenti inattesi (ormai possiamo aspettarci di tutto) è questo: Sinatra rimarrà in carica a Palazzo Zanca, perché la democrazia torni a Messina ne riparliamo a maggio.