Miloro frena sul dissesto: «Dobbiamo fare tutto il possibile per evitarlo»

«Il dissesto finanziario non è una posizione politica». E’ lo slogan del momento, lo ha -inaugurato- il vicesindaco Giovanni Ardizzone, lo ha ribadito il presidente della I commissione consiliare Giuseppe Melazzo e oggi lo fa suo anche l’assessore alle Politiche finanziarie di Palazzo Zanca, Orazio Miloro (nella foto), ascoltato proprio dalla commissione Bilancio riunitasi nel pomeriggio di ieri in seduta straordinaria. A proposito di dissesto, Miloro afferma: «Questa amministrazione deve concentrarsi in tre punti: non perdere tempo, perché ne sarebbe responsabile, fare tutto il possibile, e anche l’impossibile, per evitare il dissesto, e soprattutto verificare in maniera completa tutti i numeri». Parlare di dissesto adesso, dunque, è inutile, per questo Miloro getta acqua sul fuoco ed evita gli allarmismi.

Il vicesindaco Ardizzone, però, ha posto un problema: nessun bilancio basato sulla dismissione degli immobili verrà votato. Miloro fa chiarezza sui numeri riguardanti il patrimonio: «Il piano di dismissione da 11,8 milioni di euro predisposto dall’assessore Mondello fa riferimento alle esigenze di quel momento. La stima di massima che si può fare dell’intero patrimonio è di circa 350 milioni di euro, quello -disponibile- per l’alienazione è di circa 230 milioni. Tutto questo senza considerare quanto prescrive l’ultima legge finanziaria». Ovvero l’art. 58, comma 2, della legge 133/2008, che a proposito dei piani di dismissione recita così: «L’inserimento degli immobili nel piano ne determina la conseguente classificazione come patrimonio disponibile e ne dispone espressamente la destinazione urbanistica; la deliberazione del consiglio comunale di approvazione del piano delle alienazioni e valorizzazioni costituisce variante allo strumento urbanistico generale. Tale variante, in quanto relativa a singoli immobili, non necessita di verifiche di conformità agli eventuali atti di pianificazione sovraordinata di competenza delle province e delle regioni (fatta eccezione per i terreni classificati come agricoli, nda)». Una legge, insomma, che rende molto più -appetibili- gli immobili comunali.

Miloro illustra anche qualche dettaglio su un’altra grana per il Comune, quella che deriva dalla -finanza derivata-: «Dal cosiddetto -mark to market- (un metodo di valutazione in base al quale il valore di un contratto finanziario è aggiustato in funzione dei prezzi correnti di mercato) vengono fuori interessi passivi per 38,5 milioni di euro. La previsione che si può fare in merito alle operazioni di finanza derivata arriva anche a 100 milioni di euro».

Non si riesce ancora ad avere contezza, invece, della reale situazione dei debiti fuori bilancio («Ancora una decina di giorni» assicura Miloro): 31 milioni quelli certificati in estate, ma potrebbero almeno raddoppiare, senza contare il fardello delle società partecipate. Una parte dei debiti fuori bilancio sottoposti al consiglio comunale, nove per la precisione, sono stati esitati ieri dalla I commissione consiliare e oggi torneranno in aula per la votazione. Per gli altri manca ancora il parere dell’ufficio legale. Ma c’è un principio di fondo che deve emergere, e che lo stesso Miloro ha voluto trasmettere tramite una circolare ufficiale: il tempo delle vacche grasse è finito anche e soprattutto per i dirigenti di Palazzo Zanca. «Non è possibile – sottolinea il capogruppo del Pdl Pippo Capurro – che abbiamo debiti fuori bilancio degli anni ’90, quando il Comune aveva un disavanzo di 340 miliardi delle vecchie lire, in gran parte utilizzato per l’Atm, e che poteva servire a pagarli». Uno dei tanti misteri che custodisce Palazzo Zanca.