I progetti sulle piazze tematiche non partono, ma il Comune paga: il primo -acconto- è di oltre 200mila euro

Il “Programma integrato strategico sistemi commerciali”, detto P.i.s., prevede la riqualificazione urbana dei nove slarghi che collegano le via Garibaldi e Vittorio Emanuele, in quello che è il cuore pulsante della città di Messina. Nove progetti per altrettante piazzette “tematiche” (parliamo delle vie S. Leo, Seminario, Porta Messina, Contrada dei Bianchi, S. Paolo Aposto, Armeria, Chiasso dei Marinai, Darsena e largo Minutoli), finanziati per metà dalla Regione Sicilia. Oggi ne torniamo a parlare perché se da un lato i progetti sono ancora rimasti solo sulla carta per motivi giuridici, dall’altro il Comune inizia a sborsare ingenti quantità di denaro pubblico, senza che però nulla si sblocchi.

Partiamo dal principio. Il progetto per le nove piazze tematiche è stato realizzato dall’A.T.I. guidata dall’ing. Franco Cavallaro (vicepresidente della Stu Il Tirone) e composta da Studio F.C. & Ro. Associati Srl, Ing. Riccardo Rugolo, Tecnopolis Sc.ar.l., Arch. Benedetto La Macchia, Eures Group s.r.l. ed è stato approvato dal Comune nel 2004. Due anni dopo la Regione, per decisione dell’allora assessore alla Cooperazione Commercio Artigianato e Pesca Nino Beninati, emette i decreti di concessione ed erogazione del cinquanta per cento della quota relativa alle opere -infrastrutturali- e dei -regimi di aiuto- dei P.i.s. di Messina e altri cinque comuni siciliani. Palazzo Zanca, per coprire la parte del programma non finanziata da Palermo, accende un mutuo con la Cassa depositi e prestiti per oltre un milione e mezzo di euro.

Una volta ottenuti i fondi, il Comune indice la gara per affidare i lavori, iter che si conclude nell’agosto scorso con l’aggiudicazione dell’appalto al raggruppamento Demoter-Catifra-Pettinato per un importo di circa 1,7 milioni di euro. Subito dopo, però, arriva il ricorso al Tar del raggruppamento classificatosi secondo nella gara d’appalto, Lupò-Costruzioni-Presti, che ha di fatto bloccato tutto.

Ma mentre i nove slarghi rimangono come sono e dell’inizio dei lavori non se ne parla perché il Tar non si è ancora pronunciato, il Comune è costretto a sborsare le prime somme. Nei mesi scorsi, infatti, l’ATI guidata da Cavallaro batte cassa per il progetto realizzato nel 2003. Qui si apre una sorta di “mini contenzioso” tra il Comune e l’ATI: quando Cavallaro presenta le fatture, infatti, Palazzo Zanca le restituisce al mittente chiedendo “la parcella vistata dal competente ordine professionale” e soprattutto rilevando che l’importo delle fatture stesse risulta maggiore a quello preventivamente previsto. Poco cambia: aspettando di conoscere le determinazioni del Collegio di difesa in merito, il Comune paga un acconto niente male: 223.109,38 euro, di cui 44.621 di Iva. Il tutto per un progetto realizzato quasi sei anni fa e per il quale non sono stati nemmeno aperti i cantieri.

(foto Dino Sturiale)