Saitta rinuncia alla candidatura: «Così il Pd non può andare avanti. Ma ne riparliamo dopo le elezioni»

«Ne riparliamo il 15 aprile». Antonio Saitta ha la delusione scritta in faccia, celata dietro sorrisi quasi di rassegnazione. Doveva essere lui il primo della lista -Anna Finocchiaro presidente per la Sicilia-, ma ieri ha deciso di ritirare la sua candidatura, dopo averlo comunicato alla Finocchiaro stessa. E con questo atto, che segue la sua esclusione, nonostante le prime voci di corridoio, dalla lista per il Senato, probabilmente Saitta dice basta. Aveva già lanciato più di un segnale, l’ex vicesindaco, nei confronti di un Pd che stava andando nella direzione opposta rispetto a quanto si dichiarava nei progetti iniziali. Segnali inascoltati, che dovranno portare, inevitabilmente, a decisioni dolorose. Ma dopo il 14 aprile, cioè solo a urne chiuse e a risultati elettorali conseguiti. Perché Saitta stesso ieri, dimostrandosi fedele ad un progetto di cui lui è stesso è stato fautore, ha dichiarato che «adesso è il momento della mobilitazione e dell’impegno per sostenere nella competizione per la guida della Regione siciliana, con rinnovato entusiasmo e passione, Anna Finocchiaro che rappresenta l’elemento di maggior novità e speranza nel panorama politico siciliano e, con lei, le liste del Pd di Walter Veltroni». Già, adesso, ma ci sarà anche un dopo, un dopo nel quale si dovrà giungere ad «una profonda riflessione su uomini, strutture e prassi politiche».

Stamani Saitta ha voluto essere presente all’incontro organizzato da Risorgimento messinese, dal suo ex compagno d’avventure in Vince Messina Carmelo Briguglio e dal candidato sindaco Fabio D’Amore. Qualcuno si è già sbilanciato, vedendo in Risorgimento messinese la destinazione ideale per uno come Saitta. Il quale però anche oggi ha confermato che «ogni discussione sul mio futuro e sul Pd è rinviata a dopo le elezioni, perché condivido il progetto che intende portare Anna Finocchiaro alla presidenza della Regione. E’ chiaro che dopo qualcosa dovrà cambiare, perché il Pd non può continuare così. Ho rinunciato alla mia candidatura perché era palese come tutti gli sforzi si siano concentrati sulla lista del partito, tralasciando quella in cui io dovevo essere capolista. Lista che non è stata nemmeno presentata in diverse province, e per la quale anche a Messina si poteva e si doveva fare di più». L’aria di addio si respira, è inevitabile. Se realmente sarà così, lo scopriremo, appunto, solo il 15 aprile.