Unità di intenti contro il taglio degli insegnati di sostegno

Siamo uomini o numeri? Il taglio dei posti degli insegnanti di sostegno causato dalla restrizione dei fondi in Finanziaria indigna sindacati, docenti, dirigenti e famiglie. Le parti sociali coinvolte nella vicenda si sono incontrate stamattina nella sede messinese della Uil per studiare una strategia di lotta comune contro le decisioni del Governo in materia di assistenza ai diversamente abili nella scuola. Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda, Sfida, docenti e genitori in ordine sparso sono intervenuti per denunciare una situazione che si fa ogni anno più difficile, per dare la loro testimonianza viva, per proporre azioni e stabilire obiettivi (nella foto da sinistra Calogero Lama, segretario provinciale Uil Scuola, Pippo Caliri, segretario provinciale Flc Cgil, Salvatore Di Paola, segretario provinciale Snals Confsal, Costantino Amato, segretario generale provinciale Uil, Maurizio Bernava, segretario generale provinciale Cisl).

Quest’anno la proporzione imposta dalla legge sarà di un insegnante di sostegno ogni 138 alunni, che si traduce in 1 insegnante ogni 4 alunni diversamente abili. In barba alle reali esigenze dei ragazzi, ai problemi delle classi, al diritto allo studio e, come ha ricordato il segretario provinciale della Cisl Messina, alla stessa dignità civile dei cittadini. «Con questi tagli sui posti in deroga, che nella scuola primaria passano da 192 a 155, – ha spiegato Mariagrazia La Malfa, responsabile precari della Gilda Messina – ogni insegnante di sostegno sarà costretto a occuparsi di 3 o 4 ragazzi contemporaneamente, divenendo nient’altro che un baby sitter, impossibilitato a svolgere il programma». Senza contare che in molte classi ci sono casi di disabilità non diagnosticata, derivante da disagio sociale, che vanno pur sempre curati. «In questo modo – continua La Malfa – si mortifica il lavoro del docente e non si aiutano i ragazzi. E quando diventa evidente che non ci sono miglioramenti nelle loro condizioni, la colpa ricade sempre sull’insegnante, che diventa il bersaglio delle famiglie».

Da più parti è arrivata la precisazione che i giovani scaricati dalla scuola saranno presi in carico dai Comuni una volta divenuti adulti. Vale a dire che il mancato recupero di un disagio psichico o sociale in età adolescenziale diventerà devianza psichica o sociale in età adulta. Insomma, come ha esposto Pippo Caliri, segretario provinciale della Flc Cgil: «La nostra provincia non può svilupparsi se mancano investimenti nella cultura, nell’istruzione e nel sapere. Sacrificare le fasce deboli in questo campo è un delitto». Che ritornerà indietro come un boomerang tra qualche anno sotto forma di delinquenza e emarginazione sociale.

Allora la lotta per mantenere i posti di insegnanti di sostegno è interesse di tutti, a partire dai Comuni, delle Regioni, per arrivare al Governo. Per questo Elvira Rigoli, segretaria provinciale della Cisl Scuola, ha sottolineato l’importanza del ruolo della politica nel fare scelte corrette, a partire dalla modifica della legge 104, che dal prossimo anno introdurrà una certificazione ulteriore della disabilità. Nient’altro che una manovra per alzare la soglia di ciò che è considerato disabilità, diminuire ex lege il numero dei ragazzi portatori di handicap e diminuire così i costi dei servizi. «Gli enti locali – ha continuato Rigoli – devono anche supportare i disabili con l’ampliamento dell’offerta di servizi, dal trasporto alle leggi che li tutelano».

Alla fine della conferenza tutte le sigle e le autorità presenti hanno stilato un documento congiunto (in allegato) da indirizzare a tutti i soggetti politici che hanno voce nella vicenda per dichiarare l’intenzione di opporsi al processo di riduzione dei diritti in atto, e per chiedere in questa azione solidarietà alle rappresentanze politiche locali, regionali e nazionali.