«Voglia di vivere»: i dati sulle “prigioni senza sbarre-

Comune e Centro Donne Antiviolenza di Messina: da questo binomio nacque, nove mesi fa, il progetto “La voglia di vivere-, con l’obiettivo di dare assistenza alle vittime di reati di riduzione in schiavitù e tratta di persone. Stamani, l’assessore alle politiche sociali di Palazzo Zanca, Pippo Rao, e l’avvocato Carmen Currò, presidentessa del CEDAV (nella foto) hanno presentato i risultati dei primi mesi di attività del progetto. L’iniziativa, che vede coinvolto attivamente anche la Cooperativa Azione Sociale, è finanziata dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la Legge 228/03-art.13: le tematiche interessate sono tra le più gravi e significative delle piaghe sociali di oggi. Gli occhi sono puntati sui soggetti coinvolti nei flussi migratori, la cosiddetta “nuova schiavitù-, dalla quale poi deriva la tratta sessuale, lo sfruttamento sul posto di lavoro con fenomeni sempre più dilaganti come il lavoro nero, le varie forme di accattonaggio, nonché quell’autentico dramma dei minori ai semafori. Questi sono stati definiti “luoghi non luoghi-, i semafori, appunto, ma anche i marciapiedi, le campagne. Le cosiddette “prigioni senza sbarre-, nelle quali i più deboli pagano la loro condizione, a vantaggio di soggetti che ottengono guadagni iper-moltiplicati su quelle che alla fine sono tradizionali forme di profitto. Questo il quadro delineato dall’assessore Rao e dall’avvocato Currò, un quadro forte e radicato anche nella città di Messina, e sul quale il progetto “La voglia di vivere- continuerà a lavorare. Nell’ambito del progetto stesso, inoltre, stamani è stato presentata un’iniziativa di approfondimento, sul tema “Frontiere urbane: i crocevia delle nuove forme di schiavitù-, che martedì 18 settembre, alle ore 16, si svolgerà all’interno di Santa Maria Alemanna.