Zps, il Cga stoppa la riperimetrazione. Corvaja: «Necessario che le istituzioni si siedano attorno a un tavolo»

Si è davvero fatto chiarezza sulle Zps? Il dubbio sorge spontaneo, anche all’indomani della sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa che ha di fatto stoppato la riperimetrazione delle zone a protezione speciale, annullando l’ordinanza del Tar che imponeva alle competenti autorità regionali di provvedere alla riperimetrazione della Zona Zps individuata il 21 febbraio 2005. In quel caso il tribunale di Catania aveva accolto le istanze del Comune di Messina, allora sotto al gestione commissariale di Sinatra, che contestava l’obbligatorietà, sancita dall’assessorato regionale al Territorio, di sottoporre a Valutazione d’incidenza ambientale la pianificazione ricadente in Zps.

Il Cga, con la sentenza di ieri, afferma che nessuna riperimetrazione va fatta, e che dunque il 78 per cento del territorio comunale rimane compreso nella classificazione Zps, e dunque teoricamente sottoposte a vincolo. Ciò che ci si domanda adesso è: quali conseguenze avrà la decisione del Cga? «Nessuna» afferma l’assessore all’Urbanistica di Palazzo Zanca Giuseppe Corvaja (nella foto). «Anche se la precedente ordinanza del Tar aveva visto prevalere le ragioni del Comune – spiega – quest’ultimo non si era, a mio avviso correttamente, mosso in nessun senso. L’elemento da cogliere, a mio avviso, dalla sentenza è l’esigenza, riscontrata dal Cga, di creare una vera interlocuzione tra amministrazione comunale, assessorato regionale al Territorio e ministero dell’Ambiente, interlocuzione che finora non c’è stata. La guerra non giova a nessuno. Le competenze rimangono quelle di prima, ovvero le valutazioni d’incidenza spettano alla Regione, mentre il Comune si limita a singole attuazioni. Considerando che molte aree che ricadono in zone a protezione speciale sono fortemente antropizzate, che ci sono casi, addirittura, di palazzi che per metà ricadono in Zps e per metà no, a mio avviso un ridisegno va fatto ed è opportuno, ma non con ordinanze e ricorsi. Cogliamo l’aspetto più importante della sentenza – conclude Corvaja – che invita le istituzioni a interlocuire e a sedersi attorno a un tavolo».