Doppio incarico, adesso la parola spetta al tribunale di Palermo: la settimana prossima la sentenza

Stessi protagonisti, stessa storia, scenario diverso. L’aula di tribunale è quella di Palermo, ma per il resto sappiamo già tutto: la storia è il doppio incarico di Peppino Buzzanca, unico “esemplare” istituzionale in Sicilia ad aver mantenuto le due poltrone di sindaco e di deputato regionale sebbene la Consulta abbia definito, senza molto spazio per interpretazioni di sorta, incostituzionale sua posizione. I protagonisti, appunto, sono lo stesso Buzzanca, il suo legale di fiducia Marcello Scurria (sì, sempre l’avvocato che nel 2003 portò avanti la battaglia legale che portò alla decadenza dello stesso Buzzanca, proprio oggi nominato esperto a titolo gratuito del primo cittadino), l’avvocato “anti-doppio incarico” Antonio Catalioto ed Antonio D’Aquino, primo dei non eletti all’Ars nella lista del Pdl nel 2008, oggi transitato al “nemico” dell’Mpa.

Si è tenuta oggi l’udienza di fronte al presidente della corte d’Appello Francesco Caccamo (relatore Marinella Laudani), con i giudici che si sono riservati di prendere una decisione entro la fine della prossima settimana. Note ormai le posizioni: per Catalioto ci sono pochi dubbi, la Corte Costituzionale s’è pronunciata, il doppio incarico è illegittimo, Buzzanca deve optare per una delle due cariche (scadranno entrambe fra un anno, tra l’altro). I legali del sindaco-deputato, invece, questa volta hanno chiesto la sospensione del giudizio, in attesa che si concluda il procedimento in corso sempre al tribunale di Palermo e che riguarda il ricorso presentato da un’elettrice, a quanto pare difesa proprio da un legale dell’entourage del sindaco. Insomma, un’altra mossa in questa lunga partita a scacchi. E a proposito di doppio incarico, nei giorni scorsi l’Ars ha ratificato la “sentenza” della commissione verifica poteri del parlamento regionale, che con un solo voto di distacco ha detto no alla causa di incompatibilità di Buzzanca sollevata ancora una volta, manco a dirlo, dall’avvocato Catalioto.