Ponte Stretto, Mario Tozzi: “C’è un’altra VIA”

MESSINA – Era intervenuto sul tema già in passato, a più riprese, e torna a farlo con maggiore frequenza e anche sui suoi canali social in queste settimane. Mario Tozzi, studioso del Cnr e volto noto della divulgazione scientifica televisiva, su i suoi profili social dice la sua sul Ponte di Messina, esprimendo tutte le sue perplessità. Da buon divulgatore, il geologo risponde puntualmente, commento dopo commento, ai tanti follower e “contestatori”, siciliani e non, animando e alzando il livello del dibattito sull’opera.

La sostenibilità ambientale dell’infrastruttura ma soprattutto la fragilità del territorio dello Stretto di Messina sono al centro degli interventi di Tozzi, che non nasconde perplessità anche sulla economicità del Ponte e la sua utilità reale, come tanto decantato “volano di sviluppo” per l’isola.

A chi serve il ponte?

“Una realistica VIA (Valutazione di impatto ambientale ndr) andrebbe fatta considerando l’alternativa della risistemazione degli imbarchi, compresa la rete stradale e ferroviaria di prossimità, e una nuova flotta ecologica di traghetti. A un costo nemmeno paragonabile al ponte. E il fatto che è sempre meglio mandare le merci via mare, per esempio, fra Palermo e Genova: 1 cavallo vapore marino trasporta 4000 kg, uno terrestre su camion 150, in treno forse 450.”, scrive il ricercatore in uno dei suoi post più recenti.

L’impatto ambientale

“Il ponte riporta persone e merci su gomma, specie se la ferrovia non si farà – ribadisce – Poi c’è la questione naturalistica e paesaggistica. L’area dello stretto è parco letterario, luogo di suggestioni mitologiche e di grande bellezza. Inoltre l’area è ricompresa in due importantissime Zone di Protezione Speciale – ZPS (sul lato calabrese la ZPS della Costa Viola e su quello siciliano dalla ZPS dei Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antenna a Mare e area marina dello Stretto) e da un sistema di ben 11 ZSC (Zone Speciali di Conservazione), ai sensi della Direttiva comunitaria Habitat, che tutelano un ambiente unico che va dalla fragile costa calabrese, alla importante zona umida della Laguna di Capo Peloro, al prezioso ecosistema botanico dei Monti Peloritani. La Commissione VIA del Ministero diede nel 2013 un parere negativo di valutazione di incidenza sul progetto definitivo del ponte ad unica campata del 2010 proprio a tutela dello Stretto di Messina, importantissimo luogo di transito per l’avifauna e per i mammiferi marini, una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo.

Il rischio sismico

“È solo una questione di quando, non di se, e di magnitudo, se maggiore o attorno a 7,1 Richter (come stimato per il 1908), ma questa è la zona a maggior rischio sismico del Mediterraneo (Ingv). Il ponte potrebbe reggere, ma Reggio Calabria e Messina certamente collasserebbero. La domanda è: non sarà meglio adeguare antisismicamente lo Stretto, prima di farci passare sopra 150.000 tonnellate di acciaio e cemento? Quale giustizia intergenerazionale ci manderebbe assolti, quando arriverà il prossimo terremoto?”