Eurolink scrive alla Stretto di Messina Spa: “Lo Stato dovrà pagarci i danni”

Il mancato pagamento delle penali da parte dello Stato italiano al consorzio di imprese che si era aggiudicato il contratto per la costruzione del Ponte sullo Stretto è ''un'indebita espropriazione'' e i danni, soprattutto per le aziende quotate in Borsa, ''non potranno che essere addebitati al governo italiano''. E’ quanto afferma Eurolink in una lettera inviata alla società Stretto di Messina e diramata dall’Ansa.

“La mancata sottoscrizione dell'atto aggiuntivo – si legge nella nota – è stata condizionata dalla contestata esigenza di dare attuazione a disposizioni legislative con cui il Governo ha inteso sbarazzarsi di un contratto legittimamente assegnato a seguito di una gara europea e modificare unilateralmente il contenuto e l'efficacia di tale contratto, pretendendo di conculcare diritti e indennizzi contrattualmente consacrati in capo al contraente generale''.

Secondo il consorzio guidato da Impregilo ''spiace dover ancora una volta ricordare che altro non si chiede che il puntuale rispetto del contratto stipulato e si contesta con fermezza la volontà di espropriare l'affidatario dei propri diritti contrattuali e finanche del rimborso delle spese sostenute, con assoluta noncuranza dei 9 anni di vincolo contrattuale, del mantenimento di ingenti fidejussioni e linee di credito dedicate e dei danni che tale azione provoca alle imprese affidatarie, in particolare a quelle quotate in Borsa, che non potranno non essere addebitati al governo italiano''.

Eurolink afferma di “restare pur sempre disponibile a riconsiderare il recesso dichiarato qualora il governo intenda effettivamente realizzare l'opera in un quadro di ripristinata situazione di regolarità contrattuale e, soprattutto, in un quadro normativo di assoluto rispetto della legalità”.

Dopo l’approvazione del progetto definitivo da parte della società Stretto di Messina, il 29 luglio 2011, i passaggi successivi sono stati regolati dal decreto legge numero 187 pubblicato il 2 novembre 2012. Prevede che: “La Societa’ Stretto di Messina S.p.A. ed il Contraente generale stipulano apposito atto aggiuntivo al contratto vigente”, ma “nel caso in cui l’atto aggiuntivo non venga stipulato entro il termine perentorio del 1 marzo 2013 sono caducati tutti gli atti che regolano i rapporti di concessione, nonché le convenzioni ed ogni altro rapporto contrattuale stipulato dalla società concessionaria”.

Ecco cos’è accaduto: la Stretto di Messina ed Eurolink non hanno raggiunto l’accordo per la stipula dell’atto aggiuntivo entro il 1 marzo, di conseguenza il contratto è sciolto ed a nulla valgono tutte le altre disposizioni contenute nel decreto.

Qualora l’accordo fosse stato raggiunto, adesso entro 60 giorni la Stretto di Messina avrebbe dovuto presentare il progetto definitivo al Cipe. Poi ancora, entro altri 540 giorni, la società avrebbe dovuto trovare un finanziatore. Ed infine, il contratto sarebbe stato sciolto solo nell’ipotesi in cui non si fosse riusciti a trovare un finanziatore, senza alcun indennizzo.

Anzi in quest’ultima ipotesi, nel dl 187/2012 era previsto un altro aspetto importantissimo: “La Societa’ Stretto di Messina S.p.A. può essere autorizzata, previa approvazione dei progetti definitivi da parte del Cipe, ad eseguire lavori infrastrutturali funzionali all’esigenza dell’attuale domanda di trasporto anche in caso di mancata realizzazione del Ponte, ricompresi nel progetto definitivo generale, a carico del bilancio dello Stato nei limiti delle risorse che saranno individuate con successivi provvedimenti”.

Praticamente era possibile utilizzare il Fondo per lo sviluppo e la coesione per realizzare le opere connesse al Ponte, opere che già il Comune di Messina, nelle conferenze dei servizi del 10 novembre 2011 e del 27 settembre 2012, aveva chiesto che venissero eseguite in via preliminare. Tra gli interventi previsti, il raddoppio della galleria Giostra-Annunziata e la nuova tangenziale nord sino a Torre Faro compreso il nuovo svincolo Curcuraci/Guardia/Marotta, opere già dotate di progetto definitivo, ed ancora la sistemazione idraulica dei torrenti Annunziata, Pace e Guardia ed altri interventi di ripascimento della costa in erosione.

La possibilità di realizzare questi interventi per circa 300 milioni di euro poteva rappresentare una sorta di “indennizzo” previsto dal Governo per Eurolink. Questi fondi, invece, ed anche più, Eurolink li richiede senza realizzare alcuna opera, a semplice titolo di risarcimento per lo scioglimento del contratto.

(Marco Ipsale)