In Aula va in scena la prova generale della nuova maggioranza trasversale di Accorinti

La votazione di ieri altro non è stata che la prova generale delle nuove maggioranze trasversali in Consiglio comunale, in vista dell’arrivo dei bilanci, ben oltre il limite di scadenza, ben oltre le solenni promesse fatte dal sindaco a gennaio.

In Aula tra colpi di scena, battibecchi, dietrofront, a far da protagonista è stato Ponzio Pilato, che si è incarnato in gran parte dei consiglieri di quella maggioranza bulgara che finora ha consentito alla giunta Accorinti di poter presentare i documenti contabili all’ultimo secondo utile con la certezza matematica che il Consiglio non avrebbe battuto ciglio.

Un primo dato emerso è inquietante: il sì alla rinegoziazione dei mutui è arrivato da 14 consiglieri su 40, il che equivale a dire che meno della metà dell’Aula ha deciso per tutti. Sono le regole della democrazia e gli assenti, si sa, hanno sempre torto, ma una decisione presa da soli 14 consiglieri la dice lunga sullo stato di salute di questo consesso (e dovrebbe invitarci a stare più attenti alle prossime votazioni, almeno per quel che riguarda il nostro rappresentante in Aula).

Quel che è andata in scena, con il copione scontato e già visto sul numero legale, è stata la “prova generale” delle nuove maggioranza in Aula, o meglio, del palesamento di quelle stampelle che finora avevano avuto facile gioco nello scaricabarile sui centristi, ritenuti gli unici fedeli alleati di Signorino & Co.

L’assenza in Aula degli uomini di D’Alia è stata la prova che i centristi non vogliono più fare da stampella alla giunta, lasciando il cerino in mano ad un Pd dilaniato e ai Dr esitanti.

1)L’udc- Dopo aver garantito con la compatta presenza in Aula il passaggio sereno di tutti i documenti contabili, gli Udc, hanno mollato gli ormeggi (almeno per il momento) palesando, con le dichiarazioni dello stesso leader Gianpiero D’Alia (vedi articolo allegato) la scelta di passare all’opposizione. “Non siamo noi gli inciuciatori” è in sintesi il messaggio, che però dovrà passare dal banco di prova dei bilanci prima di essere palese. Così i centristi hanno disertato il Consiglio, dando un colpo al cuore al vicesindaco Signorino che aveva iniziato a sentire gli spifferi della tempesta due settimane fa. Una decisione però pilatesca, perché se da un lato così facendo l’Udc ha costretto il Pd ad uscire allo scoperto, visto che finora si era sempre allegramente “nascosto” dietro i voti dei centristi,, dall’altro se davvero avessero voluto andare in fondo, avrebbero dovuto votare no. Ma, da ex democristiani nel Dna sanno bene che quel no, se sommato ai no dei dissidenti, che sono 4 (Gino Sturniolo, Nina Lo Presti, Daniele Zuccarello e Donatella Sindoni) e a qualche astenuto Dr (ma in quel caso questi ultimi avrebbero cambiato idea e votato sì e vedremo tra poco perché) rischiava sul serio di affondare la delibera, fatto questo che nessuno vuole davvero. Invece hanno preferito una comoda assenza, che però ha avuto la conseguenza di “palesare” gli alleati Pd.

2)Il Pd- Dopo aver a gennaio annunciato urbis et orbi la mozione di sfiducia al sindaco, dopo aver più volte continuato a ribadire il concetto, dopo aver con comunicati stampa e dichiarazioni di vario genere sottolineato le distanze da un’amministrazione incompetente (basta leggere i comunicati e le interrogazioni di Paolo David o di Giuseppe Santalco), con la certezza che tanto i “cattivi inciuciatori sono gli uomini di D’Alia”, i Pd sono stati costretti dall’assenza degli Udc a palesarsi come alleati di quella giunta che vogliono sfiduciare con le parole. A slogan si risponde con slogan. E hanno dovuto serrare le fila facendo i conti con una compattezza che non hanno più da tempo (Zuccarello e Sindoni sono dissidenti, Cardile ieri si è astenuto e solo Antonella Russo ha seguito il gruppo ufficiale ieri.

Peccato perché fino a pochi giorni prima la posizione del capogruppo sui documenti contabili sembrava andare in tutt’altra direzione (e anche quella sul Piano di riequilibrio bis). Ma se i mutui sono stati la prova generale delle prossime votazioni sul bilancio è chiaro che il Pd risponderà sì alla chiamata alle armi della giunta.

Certo, hanno dovuto fare i salti mortali, perché da soli, insieme agli alleati di ferro di Accorinti Giuseppe Trischitta, Fabrizio Sottile, Piero Adamo e Daniela Faranda (centro-destra) e Lucy Fenech e Ivana Risitano (CMdb) e Pio Amadeo (Art.4) non avrebbero avuto il numero legale, in seguito all’abbandono dei lavori dei dissidenti dopo il fuoco di fila delle contestazioni di Trischitta e David nei confronti della Lo Presti. Ma ecco che a lanciare la ciambella di salvataggio ci hanno pensato, come sempre i Democratici riformisti, che erano stati assenti tutto il pomeriggio, ma sono spuntati in Aula a tarda sera. “Se gli Udc non vogliono più fare da stampella ci pensiamo noi” è il messaggio finale. Alla fine, dei 14 la metà sono targati Pd Paolo David, Simona Contestabile (che finora non aveva approvato un solo strumento contabile della giunta ma a quanto pare sta cambiando idea), Nicola Cucinotta, Giuseppe Santalco, Carlo Cantali, Francesco Pagano e Antonella Russo.

Vedremo adesso cosa accadrà sui bilanci.

3)I Democratici riformisti- Il gruppo nel primo pomeriggio aveva annunciato l’addio ad un sostegno che finora non è mai venuto meno, e infatti in Aula erano presenti solo il vicepresidente Nino Interdonato e Nino Carreri (tra tutti i Dr senza dubbio i meno morbidi ed i meno disposti a fare sconti alla giunta). Ma con il passare delle ore e soprattutto con l’assenza degli Udc che hanno fatto capire di non voler stare più al gioco della finta opposizione, i Dr hanno “virato la rotta”. L’abbandono dell’Aula dei 4 irriducibili ha messo a rischio il numero legale e quindi la certezza che il provvedimento sarebbe comunque passato. Ed ecco che a tarda sera si sono presentati tutti compatti per garantire il numero legale, ma si sono astenuti.

Ad intervenire non è stata la capogruppo Elvira Amata ma Nino Carreri che tra le altre cose, oltre a motivare l’astensione ha tirato una frecciata al vicesindaco Signorino “Abbiamo sempre messo la faccia e continuiamo a farlo per dimostrare la nostra responsabilità, ma non accetto ingerenze di alcun tipo sulle mie scelte politiche personali e non accetto telefonate dell’ultimo minuto da parte dell’assessore Signorino che si ricorda di alcuni di noi solo in alcuni momenti”.

Le dichiarazioni di Carreri la dicono lunga su quanto accaduto dopo la decisione degli Udc di defilarsi e sul perché mentre nel pomeriggio non c’erano gli altri esponenti del gruppo alla fine sono spuntati.

Se Carreri dichiara di non accettare interferenze e fa riferimento alle telefonate del vicesindaco all’ultimo minuto è però chiaro che quelle chiamate hanno sortito l’effetto sperato, visto che i Dr si sono presentati, hanno garantito il numero legale dimostrando che senza i centristi si va avanti lo stesso,ma si sono astenuti, con un voto anche questo pilatesco. E’ vero, l’astensione è come un no, ma a questo punto, tanto valeva uscire allo scoperto. A meno che non si voglia lasciare una porta aperta sui bilanci e quindi, come avvenuto finora, fare “tanto rumore” prima e poi approvare.

Va da sé che se i Ponzi Pilato tra Udc e Dr avessero votato tutti no, lasciando col cerino in mano il Pd e il centro-destra, si sarebbe corso l’unico rischio che nessuno ieri voleva correre: che la delibera fosse bocciata sul serio. Probabile che tra le fila dei Democratici qualche astensione si sarebbe tramutata in sì.

Ma le prove generali servono a questo. A calibrare numeri e alleanze.

Rosaria Brancato