Palazzo nel caos. Le responsabilità sono anche di: partiti, Ministero, deputati, Regione, Consiglio

Sulla situazione di un Palazzo paralizzato le responsabilità dell’amministrazione sono evidenti ed acclarate. Di questo disastro ci sono responsabili meno evidenti ma ugualmente “complici”, con il loro silenzio, il loro mancato intervento, il loro ritardo. A vario titolo e con motivazioni diverse stanno lasciando che Messina resti in ginocchio.

Ecco i Ponzio Pilato che stanno condannando Messina: Ministero dell’interno, partiti, leader dei partiti, Regione, consiglio comunale, commissario Lauricella.

Analizziamo le singole responsabilità.

1)MINISTERO DELL’INTERNO- La Commissione ministeriale da quasi 2 anni è alle prese con il Piano di riequilibrio. L’ultima versione presentata dall’amministrazione risale ad 1 anno fa, al 28 febbraio 2015. Nello scorso mese di ottobre (quindi 8 mesi dopo la presentazione) il Ministero ha chiesto l’ennesima integrazione. Sono trascorsi altri 4 mesi senza che il Comune abbia risposto eppure il Ministero non ha battuto ciglio di fronte al silenzio che si va ad aggiungere ai ritardi dal 2013 in poi. Prima di ottobre, ad inizio anno, erano stati richiesti più di 20 correttivi di notevole importanza,segnale questo che il Ministero non ritiene “approvabile” il Piano di riequilibrio ma lancia continue ciambelle di salvataggio ad un’amministrazione che evidentemente non riesce a prenderle. Il silenzio del Ministero, il continuo lavarsi le mani sul decidere se approvare o bocciare il Pluriennale, a distanza di ben 3 anni dall’elezione della giunta, determinano un’agonia in una situazione di limbo. Ritardare oltre equivale a lasciare a chi verrà dopo soltanto macerie, una situazione ancora più drammatica ed irrisolta. Il ritardo del Ministero-Ponzio Pilato fa sì che da un lato si “salva” quest’amministrazione, dall’altro si lascia un’intera città in ginocchio.

2)I PARTITI ED I LEADER- I partiti a Messina non esistono da un pezzo. In questi 2 anni e mezzo il Pd è stato impantanato nella vicenda Genovese, il Pdl si è liquefatto con i divorzi, l’Udc si è ridotta di dimensioni, il M5S non ha costruito una solida base. Mezzo mandato è trascorso senza che ci sia stata alcuna opposizione in consiglio comunale, anzi, con una maggioranza bulgara Udc-Pd-Dr-Ncd- Forza Italia che ha votato i pochi provvedimenti giunti in Aula. Solo di recente, e più in relazione a movimenti regionali e nazionali i motori si sono riaccesi. Discorso a parte riguarda la trasmigrazione a Forza Italia dell’area genovesiana che ha svuotato il Pd apprestandosi a costruire il nuovo partito. Pertanto per i partiti, dopo 2 anni e mezzo di appoggio all’amministrazione, più o meno velata, diventa problematica la riorganizzazione di un’opposizione che al momento si è limitata ad annunci e comunicati stampa da parte dei leader. Al di là delle dichiarazioni di facciata l’ostacolo principale è rappresentato dalla mancanza di un candidato in alternativa da presentare alle elezioni. Pertanto, pur essendo pronto un countdown che dovrebbe comunque concludersi entro il 2016 in modo da andare al voto nel 2017, in questo momento nessun partito è pronto ad esporsi apertamente. I leader si scontrano con i rispettivi consiglieri comunali che non hanno alcuna intenzione di mollare, arrivando al paradosso che D’Alia & Company annunciano periodicamente di voler staccare la spina ma non li ascolta nessuno, soprattutto nei loro rispettivi gruppi consiliari. I partiti-Ponzio Pilato quindi, poiché sono molto impegnati nei giochi tra Palermo e Roma hanno ben poco interesse a prendere in mano una patata bollente e se ne stanno alla larga.

3)LA REGIONE- IL COMMISSARIO LAURICELLA- Spetta alla Regione, all’assessorato agli Enti locali, intervenire con i commissariamenti nei casi di inadempienza. Siamo l’unica città che è indietro con i bilanci di quasi 2 anni eppure non si muove foglia a Palermo, nonostante Crocetta di recente abbia dimostrato di voler venire più spesso in riva allo Stretto. La gestione provvisoria della terza città dell’isola è un fatto gravissimo che non turba né la Regione né la deputazione regionale impegnata al massimo in sporadiche liti con l’amministrazione ma non su temi cruciali come quello dei conti che pure riguardano lo sviluppo. Quando al commissario Lauricella di fronte al mancato rispetto dell’ultimatum e ad un’autosospensione dei termini decretata dal vicesindaco, e nonostante siano trascorsi altri 10 giorni senza la benché minima traccia del previsionale, si è intrattenuto in uno scambio di mail con Signorino quasi si trattasse di una vicenda per pochi intimi. Il commissario inoltre, val la pena ricordare, è stato nominato a dicembre, ovvero 3 mesi fa. Anche la Regione quindi sta alla larga dal pentolone che bolle, ignorando le fatiche di Ercole del collegio dei revisori per riuscire ad ottenere la documentazione completa e trasformato ormai in una sorta di collegio di badanti per l’amministrazione, ignorando misteriose lettere al Ministero, silenzi, ritardi, inadempienze. Insomma è come se quel che accade a Palazzo Zanca debba restare lì dentro. Il motto di questi Ponzio Pilato è: i panni sporchi si lavano in famiglia.

4)IL CONSIGLIO COMUNALE- L’inchiesta di gettonopoli è scattata pochi giorni dopo la fase della raccolta delle firme per la mozione di sfiducia. Da allora l’Aula, sia pure delegittimata, non ha più alcuna intenzione di pronunciare quella parola, vuoi per timore di nuove conseguenze, vuoi perché la poltrona piace a tutti. I rapporti però sono logori, manca una qualsiasi forma di opposizione concreta e l’Aula è in balia degli eventi. Aspettano tutti che siano altri a togliere le castagne del fuoco.

Tutti e 4 i punti individuati però hanno un unico comune denominatore: la politica. Il Ministro dell’interno è Alfano e il governo Renzi sta cercando di salvare dal default tutte le grandi città. I commissari inviati dalla Regione li nomina la politica. Insomma, fin quando non partirà il segnale saremo in mano ai Ponzio Pilato di Palermo e Roma. La farsa, perché ormai è diventata questo, del bilancio continuerà e tutti cercheranno di non ascoltare Zaccone-Cassandra. Nel frattempo l’amministrazione continuerà in materia di strumenti contabili a dissimulare ed allontanare il dissesto con comportamenti analoghi a quelli contestati dalla magistratura ai precedenti amministratori, accumulando ritardi su ritardi e problemi su problemi.

Attribuire le responsabilità solo ad Accorinti ed a Signorino a questo punto, o è da ingenui o è da persone in malafede.

Rosaria Brancato