Da Scaletta a Giampilieri. Viaggio tra i cantieri della ricostruzione. LE FOTO

Niente e nessuno, purtroppo, potrà mai ridare la vita alle 37 vittime del 1 ottobre 2009. Niente e nessuno potrà mai cancellare il dolore dal cuore di chi è rimasto ed ha ancora negli occhi quei tragici momenti. La speranza, però, quella può rinascere con la ricostruzione, con la messa in sicurezza del territorio, col ritorno ad una vita tranquilla per chi lì ha le proprie radici e da lì non vuole andarsene.

A tre anni e mezzo da quel maledetto 1 ottobre, siamo tornati ancora una volta in quei luoghi dove si respira, al contempo, aria di tristezza e di rinnovata fiducia. Tristezza per quel che è stato, fiducia per ciò si è fatto negli ultimi tre anni e si dovrà ancora continuare a fare. Ci ha accompagnato l’ing. Gaetano Sciacca, capo del Genio Civile, l’ufficio che ha appaltato e coordinato gran parte dei lavori, da Scaletta a Santa Margherita, passando per Giampilieri, Altolia e Briga.

Appaltati e ultimati, o in via di ultimazione, 22 cantieri per un totale di 40 milioni di euro, nelle prossime settimane partiranno i lavori per altri 8 cantieri, finanziati per 22 milioni. Riguardano un intervento a Scaletta, due a Giampilieri, uno ad Altolia, due a Briga e due a Santa Margherita. Si tratta di progetti esecutivi che attendono solo l’autorizzazione alla gara da parte della Protezione Civile regionale. La strada della ricostruzione non è stata però semplice e gli ostacoli non sono mancati. Su tutti, il 31 ottobre 2012, la scadenza dell’ordinanza numero 3815 della presidenza del Consiglio dei ministri che regolava gli interventi per fronteggiare l’emergenza. Due mesi di vacatio fino alla nuova ordinanza, datata 2 gennaio 2013 ed in più il cambio al vertice del dipartimento, col passaggio di consegne da Pietro Lo Monaco a Calogero Foti. La nuova ordinanza, tra l’altro, non prevede il contributo per gli affitti degli sfollati, che è comunque fermo a giugno 2012. Le notizie, su questo fronte, sono parzialmente positive, poiché a breve arriveranno i finanziamenti per saldare le spettanze sino al 31 ottobre 2012. Il prosieguo è un’incognita, nella speranza di racimolare fondi dalla nuova finanziaria regionale.

Inconvenienti a parte, l’ing. capo del Genio Civile, Gaetano Sciacca, è soddisfatto per quanto realizzato finora: “Mi auguro – afferma – che anche per gli altri otto cantieri previsti arrivi l’autorizzazione al più presto. Al termine di questi lavori, potremo completare un programma che, rispetto alle solite lungaggini degli enti pubblici, si sta realizzando in tempi brevi. In altre realtà, dove sono accaduti eventi simili, sono molto più indietro. Nel modenese e nelle Cinque Terre, hanno fatto interventi palliativi, di pulitura delle strade e rifacimento dei prospetti, ma non interventi strutturali di presidio e di messa in sicurezza. A L’Aquila hanno speso miliardi per fare le new town senza ripristinare nulla e la gente giustamente protesta. Noi, invece, abbiamo puntato sulla ricostruzione ed oggi posso dire che è stata la scelta giusta. Agire sull’esistente richiede tempi lunghi ed interventi difficili ma alla fine si ottengono risultati soddisfacenti ed è ciò che la gente chiede”.

Con Sciacca siamo stati sui luoghi per analizzare gli interventi svolti e cosa rimane ancora da fare.

TORRENTE SAPONARA’ – SCALETTA ZANCLEA

“Il primo intervento – spiega l’ing. capo del Genio Civile – ha riguardato il consolidamento del costone che era franato e aveva ostruito il torrente, soprattutto il braccio di destra. Inoltre abbiamo costruito una paratia di pali berlinesi per bloccare la frana. Stesso intervento, insieme alla sistemazione idraulica del torrente è stato realizzato nella parte sottostante. Abbiamo ricostruito un torrente che praticamente non c’era più, facendo anche un ponte in acciaio che consente di raggiungere le case popolari e l’asilo nido in sicurezza. A valle, c’è ora una briglia selettiva a pettine che serve a trattenere il materiale grossolano e rappresenta anche un’opera di presidio a protezione dell’altro ponte realizzato in via Sicilia. In questi luoghi, in precedenza, c’era un fabbricato a cinque piani, che è stato demolito, con relativo indennizzo ai proprietari. Dopodomani, mercoledì, verrà aperto il ponte sulla strada statale 114”.

TORRENTE RACINAZZI – SCALETTA ZANCLEA

E’ il luogo simbolo dell’alluvione di Scaletta, quello che ha subìto i danni maggiori. E’ anche quello che è stato finanziato più in ritardo, solo ad agosto del 2012. Due mesi dopo è scaduta l’ordinanza ed è mancato il soggetto attuatore. Da poco si è ripreso a lavorare, ma il cantiere è chiaramente più indietro rispetto agli altri.

TORRENTE DIVIETO – SCALETTA ZANCLEA

Lavori completati e collaudati, con la ricostruzione del ponte stradale, la sistemazione idraulica e le opere a presidio del tratto sul torrente. A monte è stato allargato il ponte, mentre a valle c’è un restringimento del quale Rfi ha l’obbligo di occuparsi, tramite il raddoppio della canna e del tombino per far defluire le acque. Il progetto è già esecutivo ma Rfi non interviene ancora.

TORRENTE LUMBRI – GIAMPILIERI MARINA

“Questo – afferma Sciacca – è stato un intervento difficile poiché c’era il problema di dover convogliare le acque di monte, nei pressi della stazione ferroviaria, e farle arrivare fino a mare. Qui il fango aveva totalmente ostruito il sottopasso. Il collegamento è dovuto passare sotto la ferrovia e sotto la strada statale. E’ stata realizzata anche una scalinata a griglie per consentire di poter parcheggiare sulla strada statale e raggiungere a piedi il mare. Poco più su, in corrispondenza della stazione ferroviaria, è stata costruita una grande vasca di raccolta del fango. Sono state completate tutte le opere di sistemazione idraulica, compreso lo stramazzo, perché qui è inglobato l’acquedotto dell’Alcantara. Nel caso eccezionale di colata di fango, il materiale scende al di sotto, nel torrente, e tramite il tunnel sotterraneo giunge fino a mare senza alcun pericolo”.

VIA PUNTALE – GIAMPILIERI

Il cantiere simbolo, il più importante, ha anch’esso subìto un rallentamento dovuto alla scadenza della vecchia ordinanza. “Oggi – prosegue l’ing. capo del Genio Civile – i lavori sono ripresi. L’impresa, che aveva accumulato stati d’avanzamento per 2 milioni e mezzo di lavori non pagati, è stata pagata per circa 1 milione e 700mila euro. Si stanno pagando anche le indennità di esproprio dei fabbricati che andremo a demolire. In questa zona e in quella di Racinazzi si sono subiti i maggiori danni sia in termini di vite perse sia in termini di rovine materiali ma, paradossalmente, sono i cantieri in cui si è iniziato a lavorare dopo poiché qui il danno era ormai fatto, la montagna era franata e la situazione presentava un rischio minore rispetto ad altre zone in cui il territorio era ferito ed eventuali bombe d’acqua potevano creare altri seri problemi”.

GIAMPILIERI SUPERIORE

“Nella parte a monte dell’abitato, in via Calvario, – spiega Sciacca – abbiamo fatto importanti interventi di presidio: il canale, le briglie, le barriere paradetriti, il consolidamento, le reti, le funi ed altre opere di difesa corticale. Una nuova strada è diventata un’opera anche idraulica, con la vasca che raccoglie tutto l’eventuale fango che dovesse scendere da via Chiesa, lo immette nel canale di gronda e poi fino al canale fugatore del sottostante torrente Giampilieri. Restano da completare solo i due canali, mentre la restante parte è già collaudata. Sono opere dal bassissimo impatto ambientale che riescono a contemperare gli aspetti ingegneristici di messa in sicurezza, col massimo rispetto per la natura”.

ALTOLIA

Interventi simili quelli realizzati ad Altolia, dove ha perso la vita Luccio Sciliberto, uno dei dispersi. “Anche qui – continua l’ing. capo del Genio Civile – abbiamo fatto tutta una serie di opere idrauliche, briglie tradizionali, briglie a fessura e briglie a pettine che intercettano eventuali colate fangose e detriti ed evitano di compromettere le sottostanti opere infrastrutturali. Abbiamo realizzato un ponte sulla strada provinciale che ci consente di avere quei margini di sicurezza idrogeologica che prima non c’erano. Il lavoro strutturale è ultimato, dobbiamo soltanto installare delle ringhiere, fare degli allacci alla fognatura di case private ed asfaltare la strada”.

CONTRADA TORRE – BRIGA

Anche a Briga c’era un problema di grave dissesto idrogeologico che metteva in pericolo tutto l’abitato sottostante. E’ stato consolidato tutto il versante – afferma l’ing. Sciacca – “con briglie per la raccolta delle acque e barriere paradetriti. E’ stato poi realizzato un grande canale che consente l’immissione nel torrente Briga. I lavori sono stati completati con delle opere di ingegneria ambientale, con ringhiere, muretti e piccoli interventi di arredo urbano per creare un’immagine gradevole”.

BRIGA SUPERIORE

Il Genio Civile ha avuto l’incarico per fare due interventi. “Uno a monte del centro sociale dove c’era stata una colata fangosa detritica – prosegue Sciacca -. Qui abbiamo fatto tutta una serie di opere di consolidamento e di raccolta delle acque. L’altro, a monte del centro abitato, non è stato finanziato per l’intero importo, ma solo per uno stralcio. Con quel che avevamo a disposizione, abbiamo predisposto la raccolta delle acque e due briglie selettive importanti di circa 10 metri con dei gabbioni come opere idrauliche longitudinali. Abbiamo messo anche alcune barriere debris flow che possono contenere il materiale fangoso che dovesse scendere dai versanti. Restano da demolire alcune case a rischio crollo e da consolidare una zona più a monte che è a rischio frana”.

SANTA MARGHERITA

Il nostro “viaggio” termina a Santa Margherita, ultima frazione colpita dall’alluvione. Qui si è riversata in strada una grossa quantità di materiale ed è stato necessario intervenire consolidando tutto il versante con dei gabbioni. “In testa, sul crinale – chiosa l’ing. capo del Genio Civile – abbiamo fatto un canale per la raccolta delle acque. Abbiamo poi messo reti, chiodature e stuoie che fanno in modo che il verde possa attecchire. E’ stata infine pavimentata la parte terminale per evitare il trasporto solido dei detriti. Interventi simili sono stati svolti anche sul torrente Runci e sul torrente Schiavo”.

Ed infine, l’ing. Sciacca si lascia andare ad una considerazione che rappresenta il rammarico per un allarme inascoltato e una speranza per il futuro: “Nel 2007 e nel 2008 avevamo detto – conclude – che si doveva intervenire in quella zona, che era a rischio. Purtroppo non siamo stati ascoltati e ci resterà per sempre la grande tristezza per le vittime dell’alluvione. Oggi, però, è bello vedere che la natura si stia pian piano riprendendo ciò che le apparteneva. I nostri interventi sono stati svolti tutti per abbattere il rischio idrogeologico nel rispetto dell’ambiente”.

(Marco Ipsale)