I Renziani: “Ci siamo, vogliamo esserci e renderemo spumeggiante il dibattito”

“Abbiamo fatto qualcosa di sinistra, nel solco della tradizione. Abbiamo perso, ma non diciamo “abbiamo non vinto”. Abbiamo perso e facciamo gli auguri al segretario regionale Lupo e al partito che ha sostenuto interamente Bersani, chiarendo che lealmente noi continueremo a impegnarci per il Pd”.

Con il sorriso sulle labbra, così come detto da Matteo Renzi a fine ballottaggio i rappresentanti dei Comitati renziani a Messina, Gabriele Lo Re, Filippo Cangemi, Alessandro Russo, Guido Di Bella, hanno tenuto una conferenza stampa non tanto per un analisi del voto, che è abbastanza chiara, quanto per ribadire “Ci siamo e vogliamo continuare ad esserci”. Anzi, alla luce dei risultati, quel 25% registrato in città e provincia, considerate le basi di partenza e cioè un pugno di ragazzi che si son scommessi contro l’intero apparato del partito l’analisi è soddisfacente.

“Vogliamo ringraziare tutti i volontari e sostenitori per aver manifestato un grande coraggio a scontrarsi anche in piccoli comuni con le segreterie di partito- ha spiegato Filippo Cangemi- Esiste un blocco forte e concentrato, ma i risultati ci fanno dire che adesso siamo pronti per le altre competizioni e facciamo un appello al partito affinchè alle prossime primarie ci siano solo gazebo e seggi pubblici e non all’interno di studi privati o in sedi non idonei”.

I renziani concordano con il segretario cittadino del Pd Peppe Grioli per le primarie a tutti i livelli, per i candidati al Comune e alla Provincia, ma anche per quelli di Camera e Senato, a maggior ragione adesso che è quasi scontato che si andrà a votare col “porcellum”, divenuto unica ancòra di salvezza per i vecchi partiti terrorizzati dall’antipolitica.

“Abbiamo avuto un risultato eroico a Messina, contro il Pd più forte di tutta la Sicilia- ha aggiunto Alessandro Russo- e in base ai numeri non solo abbiamo mantenuto un’ottima posizione ma siamo stati la prima città dell’isola. Adesso vogliamo esserci, vogliamo rendere spumeggiante e vivace il dibattito politico dei prossimi mesi. Siamo d’accordo con le primarie purchè libere e con una reale selezione dal basso. Dobbiamo riaprire il dibattito. Questo unanimismo che c’è a Messina sta creando disaffezione e così non si fa il bene del Pd”.

Regole chiare quindi, seggi individuati con altri criteri, candidati selezionati dal basso e con dibattito e riapertura della possibilità di voto anche per chi ha 16 anni, così come era previsto fino a poche settimane fa, perché sono i giovani il futuro di un partito che vuol seriamente guardare avanti e non indietro.

“Stiamo pensando a chiedere il ripristino del voto per i 16enni alle primarie, come movimento giovanile abbiamo protestato quando è stato tolto- ribadisce Gabriele Lo Re, segretario dei giovani Pd-Vorrei fare un’altra considerazione alla luce dei dati. A Messina, nonostante tutto, 1 persona su 4 ha votato Renzi. All’inizio ci dicevano, siete pazzi, non ce la farete mai, invece 1 su 4 è molto più di un inizio. Quando si dice che dietro la vittoria di Bersani a Messina non c’è solo Genovese ma anche Panarello, noi siamo contenti, perché è stato tutto chiaro, nessuno ha fatto finta di sposare una posizione per poi seguirne un’altra. Adesso c’è un’opposizione interna evidente e siamo noi, che in poco tempo abbiamo portato a Renzi 1 messinese su 4. Da soli e contro tutti, contro l’alleanza Genovese-Panarello”.

Se qualcuno pensava dopo l’esito delle primarie di vedere i renziani abbattuti si sbagliava di grosso. Finita la conferenza stampa sono andati nei licei autogestiti, là dove si forma la classe dirigente di domani, per ascoltare e capire. Perché i giovani non ragionano in termini di voti ma di idee e progetti.

L’ultima frecciata è per Sel “Noi da soli a Messina, confrontando i risultati del primo turno e quelli finali- spiega Russo- abbiamo fatto più di Sel, basta vedere quanto ha portato a Bersani nel secondo turno. Quel che spiace è che da forza di lotta Sel sia diventata forza di compromesso con l’apparato Pd in città. E’ prevalsa la ragion di Stato e lo comprendiamo, ma spiace”.

Rosaria Brancato