Al Comune tensione alle stelle e Consiglio comunale spaccato in due

Dal giorno della sfiducia è già passata una settimana, ma la tensione non è mai scemata in quel di Palazzo Zanca. Anzi, è cresciuta. Dopo la seduta fiume di mercoledì notte, il Consiglio comunale si è spaccato in due e, al dì là dei singoli gruppi consiliari, sembrano essersi formati due partiti pronti a darsi battaglia nei prossimi mesi: il partito del sì ed il partito del no alla sfiducia. I consiglieri che si sono opposti alla mozione – con voto contrario o con astensione – ormai fanno comunella tra loro (i due consiglieri Pd Cardile e Gennaro ad esempio camminano sempre in coppia, ma il feeling c’è anche tra il consigliere dei Progressisti democratici Pagano e l’altro consigliere del Pd, Iannello); lo stesso dicasi per quegli esponenti del Civico Consesso che avrebbero voluto mandare a casa Accorinti e la sua giunta, facendo cadere anche il Consiglio comunale. Esponenti dell’una e dell’altra parte si guardano con diffidenza vicendevolmente.

Il partito del sì è più numeroso del partito del no perché in Aula ha raccolto ben 23 voti, ma visto l’esito della votazione finale gli tocca, volente o nolente, il ruolo del partito sconfitto.

Nei giorni scorsi, in occasione della conferenza stampa dell’intera giunta, il sindaco Renato Accorinti aveva assicurato che avrebbe sottoposto un patto di fine mandato a tutti e 40 consiglieri comunali (vedi qui) ma sino ad oggi non c’è stato alcun contatto, anche perché in questo momento il primo cittadino ha la necessità di risolvere la grana assessori e ricomporre il puzzle del suo esecutivo, rimasto zoppo dopo le dimissioni di Luca Eller e di Daniela Ursino. E Accorinti sta faticando più del previsto a trovare il nuovo assessore al bilancio (vedi qui) .

In questo clima post sfiducia, in cui sono saltati tutti gli equilibri e tutti gli schieramenti e sono iniziate le ripicche degli uni contro gli altri, martedì prossimo il Consiglio Comunale tornerà a riunirsi per eleggere i due vice che dovranno affiancare nell’Ufficio di presidenza Emilia Barrile .

Sebbene Cambiamo Messina dal Basso abbia detto chiaramente di voler eleggere un proprio rappresentante, secondo gli ultimi rumors di palazzo le due poltrone lasciate libere da Nino Interdonato e Nicola Crisafi dovrebbero andare ad un consigliere di area Forza Italia (la scelta dovrebbe ricadere su Benedetto Vaccarino di Grande Sud ) e su un consigliere del Pd (uno tra Claudio Cardile e Pietro Iannello quasi sicuramente).

Restando sempre in zona Consiglio comunale non si è fatta attendere la riposta ai Centristi da parte della presidente Barrile.

«Apprendo oggi dagli organi di stampa, di una lettera che codesto Gruppo Consiliare ha inviato alla scrivente per comunicarLe la sospensione immediata dei rapporti politici con l'ufficio di Presidenza del Consiglio», scrive in un comunicato contestando l’accusa rivolta da Mario Rizzo e colleghi di non avere applicato in maniera corretta gli art. 15 e 21 del Regolamento del Consiglio Comunale. Gli ex Udc rimproverano infatti alla Barrile di non aver saputo gestire l’Aula durante il dibattito sulla sfiducia (vedi articolo a parte).

«Per il particolare argomento posto in discussione all'ordine del giornospiega la massima rappresentante del Civico Consesso – era intuibile la massiva partecipazione di cittadini anche rappresentanti di diverse parti politiche e soprattutto sostenitori del movimento del Sindaco, ma durante il Consiglio sono stati varie volte ripresi dalla scrivente e contenuti nelle loro manifestazioni, con l'ausilio delle forze dell'ordine presenti in Aula. All'inizio della seduta, il pubblico è stato anche immediatamente ammonito al ritiro di manifesti, cosa che è avvenuta prontamente».

Nonostante lo “schiaffo” ricevuto, la presidente Barrile conclude la sua nota porgendo l’altra guancia e invitando i colleghi centristi a «continuare i rapporti con la Presidenza salvaguardando, prima di tutto, il bene della città e di tutti coloro che rappresentiamo e di cui siamo portavoce tramite le funzioni istituzionali che ricopriamo».

Contestualmente al ramoscello d’ulivo offerto dalla presidente del Consiglio Comunale, ad arroventare il clima già teso c’ha pensato la capogruppo di Ncd Daniela Faranda, che ha pubblicamente chiesto alla Barrile di fare un passo indietro, in quanto non sarebbe più in grado di garantire terzietà, come il suo ruolo richiederebbe.

A sette giorni dallo sfiducia day, al Comune la tensione è alle stelle. E tutti sembrano già proiettati in campagna elettorale.

Danila La Torre