Dopo la “cartolina” di oggi gli ex Servirail annunciano una giornata di mobilitazione

“Troppo sole e poca gente”. È il commento sarcastico degli ex lavoratori Servirail. La “nuova cartolina di Messina”, e il forte segnale che con essa volevano lanciare alla politica, tutto sommato, è riuscita. Cento, centocinquanta persone si sono strette intorno al campanile del Duomo e agli striscioni stesi a terra, sotto quello che può ben definirsi un solleone in anticipo. Gli striscioni non erano né di partiti, né di sindacati, com'era stato chiesto, ma scandivano soltanto i nomi delle aziende e cooperative dei lavoratori. Di quelli che pur provenendo da storie diverse, si trovano nella stessa drammatica situazione degli ex cuccettisti e di quelli che hanno conservato lavoro e stipendio, ma che ieri c'erano in segno di solidarietà e appoggio. Hanno iniziato ad arrivare e a raccogliersi già dalle ore sedici, e già alle 17,20 era tutto finito. Dal campanile del Duomo, pendeva un nuovo striscione che scandiva il primo articolo della costituzione italiana. Quello che conosciamo tutti non solo perché, essendo all'inizio, è facile da ricordare, ma perché siamo abituati a sentire parlare troppo spesso di quanto poco venga applicato nella realtà di un'Italia – e di una città – erosa dalla crisi economica e morente nell'immobilismo di una politica di palazzo lontana dai cittadini quasi quanto gli articoli sanciti dalla costituzione restano sulla carta, slegati dalla società. In piazza a rispondere all'appello degli ex dipendenti delle ferrovie c'erano i lavoratori Atm, Triscele, le ex guardie giurate de “Il Detective”, i dipendenti della Mensa del Policlinico e di Messinambiente, gli ex Schipani, i lavoratori del comparto edile, quelli dell'Ente Fiera, dell'Arsenale, i marittimi precari, i Ferrotel e i metallurgici della raffineria di Milazzo. Tutti con le loro storie, insieme però per fare fronte comune contro il nero orizzonte della crisi che non accenna a schiarire e l'ingiustizia sociale che vede pagare sempre le classi più deboli. Ma tanti altri lavoratori che avevano comunque dato l'adesione all'iniziativa di oggi pomeriggio, in piazza non c'erano. In più, una nota dolente a parte è rappresentata dai commercianti. Gli ex Servirail, in questi giorni, hanno parlato almeno con quelli della zona limitrofa alla Cattedrale. Hanno spiegato ai negozianti, raccontano, che sono la prima categoria a pagare il conto della mancanza di lavoro. L'equazione è semplice quanto spietata: senza stipendio – quindi soldi – la gente non compra. Ma nessuno ha risposto all'appello. Troppo pochi, inoltre, i cittadini messinesi. C'erano, non più di una cinquantina, per la maggior parte appartenenti ad associazioni e movimenti che per rispettare lo spirito della manifestazione son voluti rimanere “anonimi” – anche se qualche striscione che ostentava dei nomi c'era, ma non si trattava comunque di partiti. Non erano abbastanza però, o almeno, a rispondere all'invito di quella che è stata battezzata “la vertenza dell'anno”, si aspettava molta più gente. Presenti in forma “privata” anche esponenti di varie correnti politiche. Il segretario della Fit Cisl di Messina, Michele Barresi, che segue la vicenda Servirail da sei mesi, vede “il bicchiere mezzo pieno”. “Chi c'era oggi” – afferma – “è venuto con il cuore. E questo non è poco per una città che generalmente di cuore dimostra di non averne abbastanza…”. Per le 18:00 la piazza era già vuota. Seduti all'ombra del campanile, gli ex Servirail sono rimasti a tirare le somme di questa giornata e a progettare una grande mobilitazione cittadina, di cui la manifestazione di oggi voleva essere solo l'antipasto. Non si sa ancora quando, ma sicuramente, si sbilancia Barresi, verrà realizzata entro il prossimo mese. È andata bene, ma poteva andare meglio, dunque. Una cosa è certa: la saga degli ex Servirail non è ancora arrivata al “quinto atto”. Ci penseranno loro a non lasciare calare il sipario. Forse, la prossima volta, anche con l'aiuto della città. (Eleonora Corace)