“Vogliono uccidere gli esercizi della Galleria Vittorio Emanuele”. Zuccarello va in Procura

Quanto sta accadendo con la Galleria Vittorio Emanuele sembra venir fuori dal “manuale per uccidere i pubblici esercizi” e far passare per sempre la voglia a chi vuole investire e scommettersi in un’attività a Messina.

Realizzata sul finire degli anni 20 in stile liberty, la Galleria era una delle tre intestate in tutta Italia a Re Vittorio Emanuele III, ed in riva allo Stretto sembrava destinata a diventare uno dei gioielli del centro storico. Col tempo però l’incapacità amministrativa, l’inerzia e la burocrazia l’hanno trasformata in una trappola per quegli imprenditori che hanno voglia di far qualcosa. Nel 2005 l’allora commissario Sbordone dispose il divieto di autorizzazioni per occupazione di suolo pubblico nel centro storico, fatto questo che avrebbe fatto scappare persino il più volenteroso degli imprenditori. La giunta Buzzanca dopo aver a lungo ignorato quel divieto e rilasciato le autorizzazioni, decise di modificare nel 2011 il regolamento triplicando i canoni d’occupazione suolo pubblico, ripristinando il divieto nel centro storico ma stranamente applicando il divieto solo per le attività della Galleria, che da allora periodicamente vengono multate. La conseguenza fu che lentamente i locali sono rimasti sfitti, le saracinesche abbassate, la Galleria è diventato rifugio per i senza tetto, pista per scorribande notturne di motorini e smart, e le facciate trasformate in album di autografi e scambi epistolari.

“La giunta Buzzanca invece di adottare misure a favore degli esercenti- spiega il consigliere Pd Daniele Zuccarello che da sei anni segue la vicenda- impose canoni d’occupazione uguali a quelli di Roma e Milano, dispose il divieto di concessioni per il centro storico, ma, stranamente le multe e i controlli arrivavano solo a quelli della Galleria. E nonostante l’approvazione di un mio emendamento che sanava la situazione, gli uffici del Comune nel rilasciare autorizzazioni a tutti nel centro storico hanno continuato a rigettare le istanze degli operatori della Galleria, adducendo le più disparate scuse, come l’assenza di autorizzazione da parte di un condominio a tutt’oggi inesistente”.

A giugno, grazie alla proposta dei consiglieri comunali Daniele Zuccarello e Nina Lo Presti, i titolari delle attività si sono riuniti ed hanno ottenuto l’attivazione di un tavolo tecnico per risolvere la vicenda e avviare, di concerto con l’amministrazione, la riqualificazione della Galleria per renderla teatro di quelle iniziative che merita, dalle Mostre ai convegni. Ma, sin da due giorni dopo, sono tornate a fioccare le multe (vedi articolo allegato), una situazione che ha del paradossale. Ma c’è di peggio, perché da inizio settembre si è proceduto con i primi sequestri di tavoli e le sedie dei locali della Galleria. Non basta, perché i titolari delle diverse attività in questi giorni hanno regolarmente presentato le richieste di autorizzazione di utilizzo del suolo pubblico, in base appunto al regolamento modificato nel 2012 con la proposta di Zuccarello, ed hanno allegato il via libera dei proprietari degli immobili, trovandosi però, ancora una volta, di fronte ad un muro di gomma.

Il dirigente del Dipartimento per l’ennesima volta ha risposto picche, trovando un nuovo intoppo e facendo riferimento all’art.15 comma 11 del regolamento per l’occupazione del suolo pubblico, sostenendo che, la norma “non indica espressamente che si possano sistemare tavoli e sedie”.

Va da sé che l’occupazione suolo pubblico per i bar e locali è palese che riguardi “tavoli e sedie” ma evidentemente secondo gli uffici del Comune un esercente in Galleria potrebbe avere la fantasia di mettere materassi, letti a castello, scrivanie, poltrone in pelle o un obelisco egiziano.

“Guarda caso l’art.15 comma 11 è la norma applicata per concedere l’occupazione suolo a tutti i pubblici esercizi del centro ma viene tirata in ballo solo per quelli della Galleria Vittorio Emanuele- sottolinea Daniele Zuccarello- Quindi delle due l’una: o finora sono state rilasciate indebitamente le autorizzazioni a decine di esercenti oppure si vuol penalizzare chi opera nella Galleria, impedendogli di lavorare in regola e con serenità. A questo punto visto che i tavoli tecnici, le riunioni, gli impegni ufficiali presi dall’amministrazione non sono serviti a niente, non mi resta che portare in Procura tutte le carte. Questi imprenditori rischiano di chiudere, nei prossimi giorni continueranno le multe e i sequestri ed è paradossale che l’amministrazione risponda in questo modo a quanti invece vogliono lavorare, produrre, creare occupazione e reddito. E’ così che viene premiato chi investe”.

La Galleria Vittorio Emanuele è il paradosso di una città che ostacola qualsiasi tentativo di recupero, qualsiasi iniziativa privata. Chi opera all’interno della struttura chiede solo due cose: essere messo nelle condizioni di rispettare le regole e riuscire a ricreare quell’aspetto decoroso che c’era in passato. Ma le istanze presentate tornano al mittente per l’ingorgo burocratico, mentre nel frattempo l’assenza di interventi fa sì che non c’è sicurezza, manutenzione, pulizia. Quindi non solo il Comune è inerte ma punisce chi opera al posto suo.

E mentre gli imprenditori vogliono risollevare le sorti di quello che era nato per essere un “gioiello” ben sapendo che il turismo si fa anche attraverso queste iniziative, la burocrazia alza le barricate e fioccano le multe per “abusivismo” ed una serie di infrazioni che hanno proprio negli uffici comunali l’unica origine.

“Gli operatori sono esasperati- conclude Zuccarello che ieri mattina, accompagnato da alcuni esercenti, ha portato il caso all’attenzione dell’assessore Filippo Cucinotta, fresco di nuova delega- E hanno ragione. Se nei prossimi giorni la situazione non si sblocca andrò in Procura, perché non ci sono altri modi per far valere diritti che vengono violati da sei anni. Così si mortifica l’imprenditorialità e si impedisce anche di poter utilizzare uno dei luoghi più belli del centro storico.”

Rosaria Brancato