Si impiccò nel convento di San Francesco poiché costretto a lasciare la stanza: famiglia avvertita dopo 3 mesi

Lo scorso 1 dicembre una tragedia aveva sconvolto l’intera cittadina di Prato. Marcello Majolino, 65 anni ed originario di Messina, si era tolto la vita impiccandosi nel chiostro di San Francesco. I funerali erano stati celebrati nella città toscana e pagati dalla Diocesi poiché i tentativi di rintracciare la famiglia erano sempre stati vani.
Fino a tre giorni fa quando una telefonata della Questura avverte i fratelli di Marcello della tragedia avvenuta ormai mesi prima. “E’ stato uno shock – racconta il fratello Sergio in un’intervista rilasciata a notiziediprato.it – Con Marcello avevamo perso ogni contatto da anni, ma era sempre nostro fratello. Non capisco come mai non ci abbiano contattato prima. Tra l’altro abitiamo sempre nella casa di famiglia, quella che era la residenza anche di Marcello fino al 1998, quando se ne è andato da Messina. Non era poi così difficile trovarci”.

Come riferito dal giornale, Marcello Majolino si uccise impiccandosi nel chiostro di San Francesco dopo aver ricevuto un’intimazione dell’avvocato della chiesa delle Carceri per lasciare la stanza che occupava all’interno del convento. Una stanza che è stata dissequestrata dalla magistratura già a dicembre ma che ancora è vuota. Nei giorni successivi alla tragedia ci fu molta polemica legata alla dura lettera lasciata da Marcello per spiegare il suo gesto. La lettera fu inviata anche al Papa, che pochi giorni prima era stato in visita a Prato.