«C’è un grosso equivoco sulla vicenda della lottizzazione a S. Licandro». Inizia così la nota dell’assessore all’urbanistica Sergio De Cola , il quale volendo fare chiarezza in merito al progetto di costruzione che interesserà un’altra zona collinare della nostra città (vedi correlato) – precisa che non è l’amministrazione Accorinti ad aver consentito l’avvio di una nuova lottizzazione e ad aver sollecitato il Consiglio Comunale ad autorizzare la costruzione sulle colline.
« L’amministrazione – spiega l’assessore di Palazzo Zanca- si è trovata di fronte ad un pasticcio, rispetto al quale tutte le scelte (e le non-scelte) operative erano state compiute da precedenti amministrazioni e Consigli. In pratica, sulla stessa area due soggetti diversi, in tempi differenti e con differenti finalità (edilizia privata il primo, edilizia residenziale pubblica il secondo), avevano presentato dei piani di lottizzazione con istanze risalenti, rispettivamente agli anni 2005 e 2006.».
DI SEGUITO LA LUNGA PRECISAZIONE DI DE COLA
«Dopo un complesso e intricato lavoro interpretativo operato dal collegio di difesa del Comune, nel maggio 2012 veniva comunicato alla società Cooperativa Habitat 2000 il preavviso di rigetto dell’istanza presentata dalla stessa per la realizzazione del Programma costruttivo; conseguenzialmente, nel giugno 2012, il Dipartimento Politiche del Territorio ha inoltrato agli Affari di Giunta e di Consiglio, una proposta di deliberazione che prevedeva il rigetto dell’istanza relativa all’approvazione del progetto del Programma costruttivo presentato dalla cooperativa e l’accoglimento dell’istanza di lottizzazione presentata dalla ditta Eredi Mastroeni Antonina (oggi Soc. Casamica Immobiliare s.r.l.); nel dicembre dello stesso anno, però, la delibera veniva respinta dal Consiglio Comunale che, così facendo, creava un assurdo: manteneva in vita un ipotetico doppio diritto a costruire sulla stessa area. Appena 10 giorni dopo la deliberazione consiliare, in data 28/12/2012 l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Comunale chiedeva al dipartimento Urbanistica di valutare se la proposta di deliberazione inerente il Piano in argomento “può essere nuovamente riproposta per l’esame dell’Aula Consiliare”, mentre nel febbraio e nell’aprile 2013 la Soc. Casamica Immobiliare S.r.l. presentava due atti di diffida e messa in mora con i quali intimava al Comune di approvare il suo piano di lottizzazione, minacciando di agire in via giudiziaria per ottenere un risarcimento dei danni subiti e subendi.
A seguito di ciò la Presidenza del Consiglio Comunale e l’allora Segretario Generale, chiedevano al Dipartimento Urbanistica la predisposizione di “una nuova proposta di deliberazione che, nel riportare gli stessi identici contenuti della precedente, fosse integrata nella parte di motivazione”, al fine di evitare l’insorgere di eventuali danni a carico dell’Amministrazione. Il 21 maggio 2013, è stata data alla Soc. Cooperativa Habitat 2000 e alla Soc. Casamica Immobiliare s.r.l. comunicazione di avvio del procedimento di revoca della deliberazione del Consiglio Comunale n. 97/C del 12/12/2012 con contestuale riproposizione di un nuovo atto deliberativo, contenente, oltre alla revoca, il rigetto dell’istanza presentata dalla cooperativa e l’approvazione del progetto di piano di lottizzazione presentato dalla ditta Eredi di Mastroeni.
Come si vede, l’amministrazione Accorinti (in carica dal 25 giugno 2013) non ha rilasciato alcuna autorizzazione mentre invece il precedente Consiglio Comunale, rigettando la proposta di delibera del dicembre 2012, ha lasciato in piedi di fatto una potenziale DOPPIA autorizzazione, ovviamente impercorribile. Di fronte a questa situazione l’amministrazione non ha potuto che, doverosamente, rispettare quanto richiesto dalla stessa Presidenza del Consiglio. Il Consiglio, organo che ha competenza in materia di pianificazione territoriale che adesso, nel rispetto delle sue prerogative, potrà esprimere la sua volontà.
Tutta questa storia è debitamente ripercorsa con puntuale citazione di atti, pareri e date, nella proposta di delibera. Chi afferma che l’amministrazione favorisce fantomatici ritorni al passato dice falsità e non si è dato la pena di studiarsi le carte. A definire vincoli e cubature edificatorie nelle varie zone urbane sono i Piani Regolatori Generali; questi, una volta approvati e adottati, realizzano diritti che possono essere modificati non tramite articoli di stampa o interviste, ma tramite atti di variazione dello strumento urbanistico. È ciò che l’amministrazione Accorinti ha predisposto con cura e competenza: si tratta della variante di salvaguardia dei nostri territori, che discende dalla delibera “salvacolline”, redatta con tecniche innovative, apprezzata dalla Regione Sicilia e, appena ieri, dalla “struttura di missione” del Governo per il progetto Italiasicura. La proposta sarà a brevissimo termine in aula per la necessaria valutazione del Consiglio Comunale. Nel frattempo, purtroppo, le ombre del passato incombono sul presente. È per questo che occorre accelerare sulla variante di salvaguardia e sostenere la redazione del nuovo PRG.
È quindi comprensibile lo stupore con cui viene accolta la notizia della lottizzazione a San Licandro, e lo sarà tutte le volte che decisioni figlie di vecchie logiche dovranno ancora essere accolte: è l’onda lunga di molte scelte sbagliate. Gli strumenti urbanistici di cui Messina è dotata non corrispondono alla consapevolezza civica e ambientale maturata (finalmente) nei cittadini e nell’amministrazione, da ciò scaturisce la necessità di aggiornare strumenti urbanistici obsoleti e ripensare nuove regole per gli interventi sul nostro territorio. Tra il vecchio piano ancora vigente e le necessità della città, oggi, c’è un mondo che non è più lo stesso, l’urbanistica ha totalmente rivisitato i suoi modelli e le città hanno superato la fase dell’espansione e guardano alla rigenerazione urbana e al contenimento del consumo di suolo. Un cambiamento che a Messina per diventare reale, e non solo dibattito scientifico o giornalistico, dovrà passare prima dalla revisione dei propri strumenti: per questo motivo oggi è indispensabile chiudere le procedure per la Variante di salvaguardia e dotarsi di un nuovo Piano regolatore generale.
Se non si capisce questo, se non si stabiliscono le nuove regole al servizio di una visione complessiva del progetto di cambiamento, le scelte della città resteranno seppellite dai ricorsi amministrativi e saranno fatte dai tribunali.
Tutte le volte che ancora si attaccherà questa amministrazione su questioni ereditate, senza capire che si tratta purtroppo di ineludibili colpi di coda del passato, in cui nessuna responsabilità è possibile attribuire all’attuale Amministrazione, tutte le volte che non si darà sostegno alle azioni che segnano uno spartiacque tra vecchie logiche e il futuro, non si capirà che per costruire questa svolta è indispensabile poter lavorare con il sostegno di tutti quelli che credono e vogliono investire su questa città.
L’Urbanistica ha bisogno di tempo così come la Politica; urbanistica e politica incapaci di proiettare le proprie visioni nel tempo hanno la lettera minuscola e si accendono e si spengono nel quotidiano lavorando per l’interesse degli individui e non dei cittadini. I buoni progetti hanno bisogno di tempo e condivisione − questa è la loro forza e la loro fragilità − e se si riesce ad arrivare alla fine del percorso le nuove regole potranno incidere sulla qualità del quotidiano.
Sorprende lo stupore di chi denuncia oggi gli effetti di derive passate, i tempi dell’Urbanistica non sono quelli della cronaca, se non si capisce questo, o non si vuole capire, continuerà ad essere facile “impallinare” l’amministrazione e con essa l’idea che anche per Messina ci sia un futuro possibile.
I fatti riportati all’inizio di questa nota, raccontano di una strana (come forse troppe altre) storia avvenuta nella nostra città molto prima dell’Amministrazione Accorinti, in cui due soggetti differenti hanno chiesto di realizzare un insediamento residenziale nella stessa area. Ma il cittadino, giustamente incredulo e indignato, deve però sapere che a Messina questo non era assurdo ma al contrario, anche questo era “assurdamente” possibile. Lo dimostrano gli atti, le “carte” e il contenzioso che nasce da tutto ciò.
Al di là della confusione relativa ai soggetti che invocano diritto a costruire bisogna forse dire chiaramente che: – l'intero procedimento prende origine oltre 10 anni fa e si è condensato in atti tutti consolidati prima dell'insediamento della Giunta Accorinti; – l'edificabilità delle zone urbane è una competenza esclusiva del Consiglio Comunale e i Piani Regolatori che ne definiscono indici e cubature sono normative vincolanti per gli amministratori, che non possono rifiutare autorizzazioni legittimamente richieste; questi "diritti" possono essere modificati solo dal Consiglio Comunale con apposite delibere di varianti del PRG che, nel caso in questione, non erano intervenute.
La scelta dell’Amministrazione è quella di evitare di essere sepolti dai Tribunali e di portare avanti decisioni chiare, prive di equivoci o fraintendimenti, che devono essere assunte nel rispetto delle prerogative delle diverse componenti della struttura Amministrativa e, necessariamente, fare i conti con il passato che purtroppo, lo dico con convinzione e senza sarcasmo, non può cancellarsi con un articolo di giornale.