Ecco il progetto del nuovo porto di Tremestieri. Delrio rassicura sui 9 milioni mancanti. FOTO

Ecco il progetto del nuovo porto di Tremestieri. Delrio rassicura sui 9 milioni mancanti. FOTO

Marco Ipsale

Ecco il progetto del nuovo porto di Tremestieri. Delrio rassicura sui 9 milioni mancanti. FOTO

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mercoledì 16 Marzo 2016 - 23:10

Incontro organizzato dalla I circoscrizione e da Legambiente, alla presenza dei rappresentanti della Coedmar, la società che ha vinto l’appalto. Cittadini preoccupati per l’erosione costiera ma De Cola e De Sarcina provano a rasserenare gli animi. LA FOTOGALLERY DI GIOVANNI ISOLINO

Fra una quindicina di giorni saranno trascorsi esattamente dieci anni. Era il 3 aprile 2006 quando il porto di Tremestieri entrò in funzione per liberare il centro città dalla morsa dei tir. Dieci anni dopo il problema non è stato ancora risolto perché quel porto è stato progettato e realizzato in emergenza, in un momento in cui la città stava pagando un prezzo troppo alto in termini di vite umane, inquinamento e vivibilità. Solo due invasature sono troppo poche per assorbire il 100 % del traffico 365 giorni all’anno, soprattutto in considerazione del fatto che, nel tempo, l’approdo è stato flagellato dagli insabbiamenti. C’è di più, la realizzazione emergenziale ha inevitabilmente creato danni, in termini di erosione costiera, a nord del porto, lo sanno fin troppo bene gli abitanti delle ormai famigerate via Veglia e via Carbonara. C’erano anche loro, oltre a molti altri residenti della zona, all’incontro organizzato dalla I circoscrizione e da Legambiente, per affrontare il tema dell’ampliamento del porto, che dovrebbe risolvere tutti i problemi, pur se le perplessità da parte di alcuni cittadini non sono mancate. Era presente una corposa delegazione della Coedmar, l’azienda vincitrice dell’appalto, oltre a numerosi rappresentanti degli ordini professionali, spettatori interessati la presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile, la consigliera Elvira Amata, il presidente di Confindustria, Sebastiano D’Andrea, il commissario della Provincia, Filippo Romano.

IL PROGETTO ILLUSTRATO IN UN VIDEO DELLA COEDMAR

Il nuovo porto avrà 7 accosti per navi traghetto, due dei quali potranno essere usati per una nave ro-ro oltre a un ulteriore accosto ro-ro all’esterno del nuovo molo utilizzabile in presenza di condizioni meteomarine favorevoli. Il fondale sarà portato a meno 9 metri, mentre i piazzali di sosta da 30mila metri quadri potranno ospitare fino a 450 tir e 600 automobili in attesa di imbarco. Ci sarà un dragaggio di 770mila metri cubi di sabbia che verranno utilizzati per il ripascimento dei tre chilometri di costa a nord. La prima metà sarà un ripascimento protetto con pennelli trasversali e scogliere sommerse, la seconda un ripascimento libero. Prevista anche la regimazione dei quattro torrenti interessati (Canneto, Farota, Guidari e Palumara), oltre a due trappole delle sabbie, una a sud e una a nord, che consentiranno il dragaggio anticipato dei sedimenti accumulati e la continua operatività del porto. Coedmar lavorerà con una chiatta autosollevante che consentirà di operare indipendentemente dalle condizioni meteomarine ed ha sottolineato di aver sempre concluso i lavori senza un giorno di ritardo. Il nuovo porto di Tremestieri libererà anche spazi importanti al porto storico, che verrà dedicato alle crociere, alla nautica da diporto ed al traffico pendolare con aliscafi.

LA PRESENTAZIONE

“E’ giusto pensare a spostare i tir dal centro città, va bene anche a Tremestieri, ma ci interessa la messa in sicurezza della nostra costa perché l’erosione è galoppante” – afferma il presidente della I circoscrizione, Vincenzo Messina –. Sulla stessa linea il presidente di Legambiente dei Peloritani, Vincenzo Colavecchio (“Il porto per i tir lo vogliamo da trent’anni, serve unità d’intenti, i problemi ambientali si affrontano”), ed il vicepresidente nazionale di Legambiente, Edoardo Zanchini: “Ci schieriamo a favore di un progetto che presenta alcune criticità ma dobbiamo entrare nel merito per dare risposte ad una città attraversata da migliaia di tir e pensare al rilancio della portualità e delle ferrovie, ad esempio col miglioramento dei trasporti sullo Stretto e con la metroferrovia, che dev’essere integrata col trasporto locale”.

DELRIO RASSICURA SUI 9 MILIONI MANCANTI

Comune e Autorità Portuale, almeno su questo fronte, vanno in un’unica direzione condivisa. “Abbiamo lavorato tanto insieme – dice l’assessore Sergio De Cola – e le scelte tecniche dovrebbero rasserenarci. Siamo in dirittura d’arrivo per l’ultima tranche da 9 milioni, la stiamo seguendo quasi quotidianamente, fino ad oggi ho sollecitato il ministro Delrio e ci ha detto di stare tranquilli che la situazione si sbloccherà, speriamo succeda anche in tempi brevi. Probabilmente la progettazione dell’esistente non è stata ottimale, quella del nuovo porto, invece, ha passato per due volte la valutazione d’impatto ambientale e possiamo contare anche sugli studi del Dhi (il Danish Hydraulic Institute, ndr), al quale ci siamo rivolti, è una tra le più importanti società al mondo in questo campo”.

Lo conferma il segretario generale dell’Autorità Portuale, Francesco Di Sarcina: “Dhi è un organismo scientifico indipendente che ha studiato il progetto attuale e quello futuro. Il nuovo porto libererà definitivamente il centro città dai tir ma non solo, offrirà potenzialità di sviluppo delle autostrade del mare e, di conseguenza, anche nuovi posti di lavoro”.

LA STORIA DEI FINANZIAMENTI

Il problema principale riguarda la mancanza degli ultimi “benedetti” 9 milioni e Di Sarcina ha voluto fare chiarezza in merito, anche in risposta ad un post pubblicato su facebook dall’ex assessore Gianfranco Scoglio: “Quando i lavori erano stati affidati alla Sigenco i soldi c’erano tutti, tanto che era stato anche firmato il contratto. Poi ci fu il ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, di solito è una iattura che fa perdere tempo, stavolta è stato un bene perché poi la Sigenco è fallita e avremmo avuto problemi enormi. Tutti i ritardi successivi hanno fatto sì che una parte dei soldi andasse in perenzione e che la delibera Cipe da 10 milioni sia sparita. Questi soldi erano disponibili, probabilmente sono stati spostati altrove. Per questo è logico battere i pugni sul tavolo perché ritornino a Messina, come ad esempio è stato fatto in situazioni simili per il porto di Catania. Bisogna insistere perché queste risorse ci spettano”.

L’APPROVAZIONE DEL PROGETTO DEFINITIVO

E poi c’è l’aspetto che riguarda l’approvazione del progetto definitivo. “Abbiamo tutti i pareri positivi – ha chiarito ancora Di Sarcina – tranne quello del Genio Civile che ci ha chiesto un’ottimizzazione dei torrenti, già messa a punto dall’impresa. Queste modifiche comportano la variazione di un cunettone di competenza del Cas. Abbiamo dovuto chiedere un parere a loro, che a loro volta lo hanno chiesto all’Anas. Solleciteremo la risposta, poi porteremo tutto al Genio Civile che ci ha già anticipato l’arrivo del via libera in un paio di giorni”.

GLI STUDI DEL DHI (DANISH HYDRAULIC INSTITUTE)

A rappresentare il Dhi, l’esperto in modellazione dei fenomeni costieri, Andrea Pedroncini: “All’interno del porto arrivano da sud circa 35-40mila metri cubi annui, con una riduzione media dell’operatività di 30-45 giorni ed un costo di 300-350mila euro sempre all’anno. Ma la quantità varia continuamente, ci sono stati anni in cui sono arrivati circa 10mila metri cubi ed altri anni in cui si sono superati i 60mila. Basti pensare che nelle mareggiate del novembre 2014 e del febbraio 2015 sono entrati entrambe le volte 20-25mila metri cubi di sabbia, solo una volta è arrivata più sabbia in 24 mareggiate dal 1990 ad oggi”.

SOLUZIONI ANTI INSABBIAMENTO

“Finora si è operato con dragaggi post mareggiate – prosegue Pedroncini – che possono rendere inagibile il porto per tempi più o meno lunghi. Si era pensato ad un pennello esterno al sopraflutto, una barriera ortogonale per bloccare la sabbia ma, dopo un anno, verrebbe aggirato e la sabbia tornerebbe in porto. Le soluzioni migliori sono allora due: un dragaggio preventivo, la cosiddetta trappola prima dell’imboccatura del porto, a minimo impatto e costo; e poi la realizzazione del porto sud, che ha un’alta efficacia perché i problemi si spostano nel porto nuovo, dove anche qui verrà fatta una trappola delle sabbie. Sulla scorta dell’esperienza, il nuovo progetto tiene ampiamente conto dell’insabbiamento. Lo scorso 11 febbraio abbiamo consegnato all’Autorità Portuale una piattaforma web che stima il materiale che si prevede accumulare ogni giorno e nei quattro successivi. Per la mareggiata dello scorso 28 febbraio erano previsti poco più di 10mila metri cubi e così è stato”.

L’EROSIONE COSTIERA

Altri chiarimenti sono arrivati da uno dei progettisti, l’ing. Mondello: “Qualunque opera si realizza in mare, anche una scogliera, provoca perturbazioni nelle zone vicine. Che sarebbe successo col porto di Tremestieri, quindi, era ovvio, anche se non si conosceva ancora la portata del fenomeno. Oggi c’è una conoscenza più precisa e il progetto prevede uno scavo di 700mila metri cubi di sabbia, che sarà disponibile per ripristinare la spiaggia a nord del porto, ed aree di deposito da cui i materiali potranno essere prelevati e spostati verso nord prima che pregiudichino gli approdi”. In pratica, servirà una manutenzione continua. Ma quanto costa questa manutenzione e a carico di chi è?

I COSTI DEI DRAGAGGI E DELLA MANUTENZIONE IN PASSATO E IN FUTURO

A fare chiarezza su un altro tema scottante ci ha pensato Di Sarcina. “Il dragaggio costa circa 7 euro al metro cubo, considerata una media di 40mila metri cubi annui si arriva ad una spesa di circa 280mila euro. Dal 2010 ad oggi abbiamo dragato in media due volte all’anno, con un costo di 200-250mila euro l’anno. Nella recente concessione i primi 13mila metri cubi (quindi circa 90-100 mila euro) sono a carico del concessionario. Il piano di manutenzione farà parte del progetto esecutivo del nuovo porto e faremo un nuovo bando per la gestione a uno o più concessionari, che dovranno occuparsi della manutenzione della trappola sud. In ogni caso, i costi dei dragaggi passati sono stati ampiamente ripagati dai canoni concessori, che servono per legge a mantenere il porto e sono di gran lunga superiori a quanto speso per dragare. Con quei soldi abbiamo pagato anche la riparazione della testata del molo, 3 milioni e mezzo che l’Unione Europea ci rimborserà a breve”.

Ed anche in questo caso c’è piena sintonia con l’amministrazione comunale. “Quando si progettano edifici si progetta anche la manutenzione – dice l’assessore De Cola – i cui costi sfiorano il 4 o anche il 5 % all’anno rispetto ai costi di costruzione. Quindi 250 o 300mila euro per i dragaggi sono costi bassissimi rispetto ad un’opera da 70-80 milioni. Il progetto del nuovo porto è di qualità e comporterà benefici sociali e ambientali per la città. Comprendo l’esasperazione di chi abita in zona, finora si è provato a tamponare, ma Coedmar e Dhi hanno una credibilità altissima, penso meritino fiducia”.

LA PERPLESSITA’ DELL’ASSESSORE PINO

In conclusione, l’intervento dell’assessore Sebastiano Pino, che ha sottolineato che “il porto di Tremestieri è utile e deve funzionare per più giorni possibili in un anno. 35-40mila metri cubi sono poca roba. Al porto di Viareggio hanno da poco finito un dragaggio di 135mila metri cubi, ad Anversa dragano 1 milione di metri cubi all’anno. La trappola da 75mila metri cubi che l’Autorità Portuale bandirà tra poco garantirà un’operatività continua per almeno due anni, poi ci sarà il porto nuovo, che risolverà definitivamente anche il problema di via Veglia e via Carbonara, e consentirà di fare arrivare nuove autostrade del mare, rilanciando l’economia portuale della città. L’unica mia perplessità, a tal proposito, riguarda la lunghezza del molo foraneo di 335 metri, non vorrei fosse un limite per le navi ro-ro, che non sono bidirezionali”.

(Marco Ipsale)

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