Il libro: “Accorinti assolto per non aver compreso il fatto: l’inganno del sindaco-icona”

In realtà ad aprire la serata di presentazione del libro è stato lo stesso Accorinti.

Un video breve, con le dichiarazioni rilasciate durante la campagna elettorale (anche a Tempostretto a Danila La Torre), quando l’allora candidato sindaco ripeteva come un mantra “il dissesto non è una calamità naturale, è nei fatti”. Pochi secondi dopo la sua elezione Accorinti aveva già cambiato idea e si preparava a scrivere un’altra storia rispetto a quella delle premesse.

C’è chi lo chiama libro a km 0, c’è chi lo definisce “biografia” di un’esperienza, quella dei sindaci-icona, chi cronaca che sta per diventare storia.

“Assolto per non aver compreso il fatto, Accorinti e la stagione dei sindaci icona”, è il libro, edito da Armando Siciliano, scritto a 4 mani dai due ex consiglieri che potremmo definire, per restare in tema, “colpevoli di coerenza”, dote rarissima nel nostro Paese e per la quale hanno combattuto in Aula per 3 anni. E’ un libro collettivo, perché porta anche contributi importanti scritti da altri protagonisti di questa stagione, come vedremo, e racconta la delusione di una Messina che ha creduto in un cambiamento che non c’è stato.

E’ il racconto di una sinfonia di emozioni di quanti hanno contribuito alla vittoria ma poi sono stati messi in un angolo- spiega Nina Lo Presti in un Salone delle Bandiere gremito e soprattutto trasversale- L’esperienza Accorinti non è solo quella dei selfie o di quanti hanno avuto più di un pelo nello stomaco per restare. Può anche starci che non applichi tutto il programma, ma qui c’è stato il paradigma opposto. Noi siamo quelli che non hanno ceduto, noi siamo per la follia dei giusti e non per la follia degli opportunisti. C’è chi su questa esperienza sta costruendo carriere, sbandierando nemici invisibili e poteri forti che non ci sono, e lo dimostra il fatto che questi 4 anni sono filati lisci come l’olio. L’ideologia si consuma in quella scena, quel canto Bella Ciao in un’Aula dove andava in scena l’operetta della sfiducia. Sapevano tutti come sarebbe finita. Accorinti è l’esperimento di questi uomini della Provvidenza, gli uomini del “noi che è la somma dell’io più io. Il binomio scienza-religione, loro sono icone mentre lasciano tutto in mano ai burocrati. E’la tecnocrazia diretta. Il sistema si autoriproduce utilizzando figure come quella di Accorinti, che magari indossa esternamente la maglietta ma la cravatta l’ha dentro la sua testa”.

Non a caso la copertina del libro è la foto di Accorinti sul ceppo della Vara, con le braccia aperte quasi in un gesto di benedizione collettiva, scattata nell’estate 2013, una figura più da santone che da amministratore, da venerare acriticamente e chi si scosta, viene emarginato, tacciato di essere complice e connivente con il Male.

E’ il tempo dei sindaci-icona- scrivono gli autori- Accorinti il sindaco scalzo ha governato convinto di avere la verità in tasca e l’onestà in mano. Con la presunzione della legittimità ha declamato risultato mai ottenuti ma che solo per averli raccontati ha dato per auto-avverati, con l’arroganza del potere ha messo in bilancio risorse inesistenti,con vocazione assolutoria ha sedato ogni critica.

In tanti come noi qualche volta avranno pensato, forse sono io che sbaglio- ha continuato Nina Lo Presti- Poi ci siamo detti: dobbiamo raccontare la nostra storia, perché è importante quanto quella che loro stanno raccontando. Non c’è capacità d’indignazione a Messina di fronte ad un abuso che dura da 4 anni: il silenzio del Ministero sul Piano di riequilibrio che è la sanatoria tombale di tutte le macerie. Un Piano insostenibile e illegittimo, per più di un motivo”.

Nel libro si racconta quanto avvenne nella riunione che l’ex commissario Croce volle con i candidati sindaci, prima delle urne, ai quali spiegò che la situazione delle casse era gravissima ed il dissesto inevitabile. In quei giorni Accorinti era ancora quellodiprima, ovvero favorevole al default. Ma tra quell’Accorinti e quello con la fascia da sindaco c’è di mezzo il ballottaggio….

Raccontiamo quella che è anche la nostra sconfitta, che ci abbiamo creduto- ha spiegato Gino Sturniolo- Prendiamo ad esempio l’utilizzo che fa del linguaggio. Abbiamo un Accorinti che il giorno prima è a Marzabotto, indossa il fazzoletto e incarna la figura del partigiano comunista. Il giorno dopo torna a Messina e si dichiara né di destra né di sinistra, ma anarchico. Va il 1 maggio a Taranto e attacca l’Expo beccandosi un sacco di applausi.Il giorno dopo un comunicato annuncia la presenza del Comune all’inaugurazione dell’Expo. Non si legge le delibere ma usa una serie limitata di parole che mette insieme e ripete in base alle occasioni. Al comizio contro la sfiducia dice “loro non ci possono fare opposizione, devono partecipare”. Insomma va oltre la democrazia”.

Sturniolo si sofferma sulle questioni relative ai creditori del Piano di riequilibrio, uno dei cavalli di battaglia dell’ex consigliere in Aula, con dati che mai smentiti dall’amministrazione. Su 14.400 creditori ci sono appena 37 maxicreditori (molti dei quali vantano somme fino al milione di euro) per cifre che coprono il 69% della massa debitoria. Questi maxi creditori non sono piccoli imprenditori non sono tutti messinesi, sono società fallite, sono le partecipate.

Leggi qui a chi andranno le risorse del Piano di riequilibrio

Per quello che ci riguarda- conclude Sturniolo- noi non rinunciamo alle nostre battaglie né all’idea che possa esserci un’anomalia felice, anche se questa è finita male. Questo è un libro collettivo, vogliamo dire grazie a quanti lo hanno reso possibile”.

E’ un libro scritto a tante mani, ci sono i capitoli scritti da Anna Giordano, Antonio Mazzeo, Renato Ciraolo, Massimo Cammarata. La prefazione è di Pietro Saitta. Ci sono poi i contributi meno visibili ma presenti di Clelia Marano, Tania Poguish, Totò D’Urso, Angela Rizzo, Maria Cristina Saija.

Il libro è un pezzo di storia che cammina, perché dopo 4 anni è già quasi “ieri” e non ci sono più alibi. Il Salone delle Bandiere affollato per la presentazione del libro racconta di una città che vuole ancora ascoltare e capire.

Si sente in Consiglio comunale la mancanza di persone come Nina Lo Presti e Gino Sturniolo, non solo per la passione, la coerenza e l’onestà intellettuale. Nei giorni della farsa sulla sfiducia il coraggio della verità avrebbe fatto la differenza, se non nei numeri finali, almeno agli occhi dei messinesi.

Assolto per non aver compreso il fatto è tutto da leggere, perché tra un paio d’anni sarà storia, la nostra storia e queste pagine ce la raccontano senza ipocrisie né giustificazioni, solo le parole di chi potrà dire: io c’ero, l’ho detto.

Rosaria Brancato