Il messaggio del sindaco Accorinti alla città: «Incideremo nella cultura e nel campo educativo»

«Abbiamo fatto un passo al giorno, sono cento passi». Per “celebrare” i suoi cento giorni e quelli della sua giunta alla guida del Comune di Messina, il sindaco Renato Accorinti ha puntato sul potere evocativo della comunicazione, citando quei 100 passi che nelle menti di noi siciliani sono e saranno per sempre il numero dei passi che separavano la casa di Peppino Impastato da quella di Tanino Badalamenti, boss mafioso di Cinisi che ha fatto saltare in aria, con quintali di tritolo, il giornalista che aveva osato sfidare la mafia.

I cento passi di Accorinti sono più “semplicemente” i cento giorni da sindaco della città di Messina, sui quali, in una lunga conferenza stampa, è stato tracciato un bilancio, che ha riguardato non solo il primo cittadino ma anche ciascuno degli 8 assessori che dal 24 giugno scorso lo coadiuvano nel governo della città. Al suo fianco c’erano, infatti, Guido Signorino, Gateano Cacciola, Filippo Cucinotta, Sergio De Cola,Daniele Ialacqua, Nino Mantineo, Patrizia Panarello e Sergio Todesco, il quale ha annunciato le sue dimissioni per andare a ricoprire il ruolo di direttore della Biblioteca regionale.

Tenendo davanti a sé un quadernone molto simile ai registri utilizzati a scuola dai professori – e Accorinti professore lo è stato per una vita e lo è ancora nell’animo – di questi primi 100 giorni , il sindaco ha ricordato la sinergia istituzionale per riportare Taoarte a Messina, in vista del 60° anniversario; il tombino sturato in via Garibaldi, «che avrei voluto abbracciare»; i tanti incontri con le istituzioni, le associazioni, i cittadini, «anche con quelli che prima erano contro di noi e adesso mi dicono che mi voterebbero»; il percorso intrapreso con il direttore del carcere di Gazzi, «per me la cosa più bella di questi 100 giorni»; e ancora l’impegno per garantire la continuità territoriale. «Vogliamo alzare il tiro e fare ciò che non è mai stato fatto in precedenza. Metteremo attorno allo stesso tavolo la politica intera: chiameremo tutta la deputazione regionale e nazionale, compresi il ministro D’Alia ed il presidente dell’Ars Ardizzone, continueremo a coinvolgere i sindaci di Reggio e Villa San Giovanni. Il nostro obiettivo è creare non solo l’area dello Stretto, ma il popolo dello Stretto».

Tanti i progetti in cantiere su cui il sindaco e la sua giunta intendono lavorare nei prossimi mesi: dalle piste ciclabili a costo zero, «serve solo la segnaletica orizzontale e verticale» , al recupero dell’ area dell’Ospedale ex Margherita; dalla realizzazione del secondo Palazzo di giustizia, per il quale «c’è un finanziamento ministeriale 18 milioni di euro bloccato e nel frattempo paghiamo gli affitti degli uffici giudiziari», al completamento della seconda invasatura dell’approdo a Tremestieri. «Un sabato pomeriggio – ha sottolineato Accorinti – sono andato a verificare personalmente se stavano lavorando e vi posso dire che mancano solo 9 pali». L’ampliamento dell’attuale approdo e la realizzazione del definitivo porto di Tremestieri dovrebbero liberare per sempre la città dalla schiavitù dei tir.«Per il momento – ha spiegato Accorinti – abbiamo fatto il massimo di ciò che era possibile fare: ci hanno detto che si poteva arrivare a 35 corse e mi sono imposto con fermezza affinché questa soluzione fosse immediata. Anch’io voglio mandare via dal centro della città i tir e lo faremo non appena ci saranno tutte le condizioni».

Tirando le somme di questi primi 100 giorni, a chiusura della conferenza stampa il sindaco Accorinti ha detto: «Sapevano dal primo giorno che sarebbe stata dura, ma io ed i miei assessori – che ho potuto scegliere liberamente, senza imposizioni, come accadeva in passato – lavoriamo 25 ore al giorno e con un entusiasmo straordinario».

Prima di raggiungere , con notevole ritardo rispetto al programma iniziale, il Salone delle Bandiere, dove lo attendevano i suoi “supporters”, attraverso i giornalisti ha voluto lanciare un messaaggio alla città: «Nelle schede e nei resoconti sull’attività svolta in questi tre mesi, non c’è scritta la cosa più importante: che vogliamo incidere nella cultura e nel campo educativo». (Danila La Torre)