Salvi i vitalizi: l’autogol del Pd a favore del M5S. Intanto anche l’Ars si adegua

Il Pd e la maggioranza al governo continuano con successo la campagna elettorale a favore del M5S. Dopo aver salvato a furor di popolo il senatore Minzolini (condannato in via definitiva) ieri hanno salvato i vitalizi, causando una vera e propria rivolta a Montecitorio da parte dei parlamentari grillini (unici ad opporsi insieme alla Lega).

Il M5S da tempo ha avanzato una proposta che prevede il recepimento della legge Fornero sulle pensioni a tutti i parlamentari, cancellando quindi ogni sorta di privilegio rimasto ancora in piedi. Votare però una norma proposta dai grillini è risultato indigesto alla maggioranza che ha preferito una via più light ma di gran lunga meno incisiva, ponendo all’ordine del giorno all’ultimo momento un provvedimento che prima non c’era e che porta la firma della vicepresidente Dem Marina Sereni. L’alternativa proposta dal Pd e approvata, tra le proteste dei grillini che si sono visti cassare tutti i subemendamenti presentati è la seguente: un contributo di solidarietà da parte degli ex deputati titolari di vitalizi e solo per i prossimi 3 anni. In particolare i contributo non è uguale per tutti ma è diviso in fasce: sarà del 10% per i vitalizi dai 70 agli 80 mila euro l’anno, del 20% per quelli da 80 mila a 90 mila, del 30% per quelli fino a 100 mila euro e del 40% per i supervitalizi. Il contributo di solidarietà, che prima era al 6%, durerà per i prossimi 3 anni, fino a nuova norma. In sostanza invece di legiferare sul presente e sul futuro il Parlamento ha preferito limare i vitalizi degli ex. La principale conseguenza, rispetto alla proposta dei 5stelle è che dal 16 settembre, tutti gli attuali parlamentari di prima nomina avranno diritto al vitalizio, avendo raggiunto la soglia dei 4 anni, sei mesi e un giorno di mandato. Vi è da aggiungere che per i nuovi eletti vige la disposizione varata nel 2012 che prevede la pensione di tipo contributivo e comunque l’erogazione dal raggiungimento dei 65 anni.

Inevitabili e immaginabili le proteste dei deputati a 5stelle che si sono anche visti bocciare i sub emendamenti presentati. Adesso sono proprio i “manifestanti” che hanno esposto cartelli e gridato vergogna, a rischiare provvedimenti disciplinari.

Gli ex deputati che dovranno versare il contributo sono 2.500, per un risparmio annuo di 2 milioni e 400 euro l’anno, ma i pentastellati fanno notare che l’aver bocciato la riforma proposta comporta una spesa ben più alta. I nuovi “pensionati” che dal 16 settembre avranno già in cassaforte il vitalizio sono il 69,5% alla Camera ed il 60,6% al Senato (sono tutti i neo eletti nel 2012). Si capisce quindi benissimo perché hanno fatto tutti orecchio da mercante non solo di fronte al M5S ma persino rispetto a quanto dichiarato da Renzi a gennaio: “andiamo al voto prima di settembre, nessuno potrà dire che facciamo slittare le elezioni per far scattare i vitalizi”.

E’ andata in modo opposto a quanto auspicato dallo stesso ex premier. Da settembre un nuovo piccolo esercito avrà la pensione per aver “lavorato” 4 anni, sei mesi e un giorno. Sarà contributiva e verrà incassata dopo i 65 anni, ma vallo a spiegare agli esodati e ai destinatari della riforma Fornero. Quanto ai vitalizi del passato ha vinto la linea della sforbiciata a tempo.

Intanto in Sicilia grazie alla disposizione del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone la norma appena approvata sul contributo di solidarietà è stata immediatamente recepita.

Rosaria Brancato