Quando l’Ato escluse il Consorzio di rete fognante taorminese dai fondi Cipe

E’ in corso in questi giorni la ricerca di una soluzione per evitare l’inondazione dell’impianto depurativo di Pietrenere di Giardini Naxos. Il rischio deriva dalla rottura dell’argine sinistro del fiume Alcantara (vedi allegato), un problema come già detto di vecchia data, non risolto a causa della mancanza di fondi. La ricerca di finanziamenti riapre una questione passata inosservata, l’esclusione dell’impianto consortile taorminese dai fondi Cipe del 2011. Alla provincia di Messina toccarono 88 milioni, di questi 85 finanziarono la zona tirrenica e i restanti 3 milioni, invece, un unico impianto nella zona jonica, quello di Roccalumera.

Per ottenere il finanziamento, i depuratori dovevano essere in infrazione. I progetti passavano prima dall’Ato che li rigettava o li approvava. La proposta presentata dall’impianto di Taormina è incappata proprio nelle mani dell’Ato che ha dichiarato il sito non in infrazione. Un’esclusione che non ha trovato però riscontro oggettivo, tanto che l’allora Presidente del Consorzio di rete fognante, Giuseppe Manuli, ha deciso di presentare ricorso per richiedere l’ammissibilità ai fondi.

La decisione dell’Ato si scontrava infatti con la sentenza della Commissione Europea contro la Repubblica Italiana del 19 luglio 2012 che confermava l’impianto taorminese tra i siti inadempienti. “Perché l’Ato ha escluso allora il progetto?” era la domanda-guida del ricorso. Nel frattempo, però, il Presidente Manuli veniva revocato dal suo incarico dall’ex sindaco di Taormina Mauro Passalacqua perché “era venuto meno il rapporto di fiducia” e la questione è passata sotto silenzio.

Oggi, la domanda è: che fine ha fatto quel ricorso? Quei finanziamenti sarebbero serviti, tra l’altro, anche per sistemare l’argine sinistro del fiume Alcantara.

Giusy Briguglio