Alluvione 2009, i periti di parte: i ritardi nei soccorsi potevano essere evitati

I ritardi nei soccorsi potevano essere evitati con il semplice abbattimento di due muri adiacenti la stazione ferroviaria in via Rizzo. Abbattimento che avrebbe consentito il passaggio dei mezzi di soccorso, impossibilitati a passare dalla via principale, visto che il sottopassaggio ferroviario era ostruito dal fango.

La pensano così i consulenti parte, consulenti di una degli abitanti di Giampilieri, la signora Ingrassia, che nell’alluvione del 2009 perse la casa. I periti di parte sono stati sentiti ieri mattina all’udienza del processo che mira a stabilire la responsabilità dei 37 morti e dei danni provocati dalla bomba d’acqua che piombó sulla zona.

Alla sbarra ci sono 15 persone tra amministratori, ex amministratori, dirigenti, funzionari e professionisti. Tra questi, l’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, l’ex primo cittadino di Scaletta Zanclea Mario Briguglio, l’ex dirigente della protezione civile regionale Salvatore Cocina, l’ex commissario straordinario del Comune di Messina Gaspare Sinatra.

Per gli esperti ascoltati ieri “Non fu operata questa scelta e questo provocò il ritardo di quasi due giorni per l’arrivo dei mezzi escavatori per spalare il fango”.

Sempre i periti hanno ribadito quanto già stabilito anche dalle consulenze svolte nel corso delle indagini: “le problematiche idrogeologiche presenti del territorio di Giampilieri fossero già evidenti con l’alluvione precedente del 2007 e un’altra del 1996 e come fossero state segnalate senza però avere risposte da parte delle istituzioni.

L’udienza è stata aggiornata al prossimo 26 novembre. Si riprenderà con l’audizione di testimoni e periti di parte. A condurre il processo è il giudice monocratico Massimiliano Micali, mentre l’accusa è rappresentata dal pm Antonio Carchietti. La lista dei testimoni è lunghissima, il faldone processuale è elefantiaco e il vero rischio del processo è la prescrizione dei reati.