Vara 2011: volti ed emozioni tra quelle corde che legano i cuori dei messinesi

Drappi appesi ai balconi, bancarelle e palloncini lungo i bordi della strada, asfalto umido sotto i piedi. Sui volti dei tiratori, non importa se“anziani” o nuovi arrivati, si legge tutta l’attesa di un evento che, anche quest’anno, ha fatto battere il cuore di Messina, per un intero pomeriggio palpitante al ritmo di “Viva Maria, viva Maria, viva Maria”. Alle 19 in punto il primo brivido: la grande machina votiva lascia piazza Castronovo e inizia il tradizionale percorso che intorno alle 21.30 la conduce fino a piazza Duomo, tappa finale della Vara 2011.

A “trascinare” l’ Assunta in mezzo a due ali di folla, prima ancora che la forza delle braccia, le urla di migliaia di persone, non solo messinesi, ma provenienti da ogni parte d’Italia: centinaia gli stranieri che popolano via Garibaldi cercando di farsi spazio anche tra chi, da anni, occupa sempre quella stessa identica porzione di marciapiede o di piazza, non potendo ma soprattutto non volendo rinunciare all’emozione di sfiorare, anche solo per un istante, quella corda simbolo di una tradizione antica che si tramanda di padre in figlio. Tanti i bambini aggrappati alle spalle dei genitori che nonostante l’ “altezza” raggiunta, fanno leva sulla testa del papà per cercare di stare ancora più su e riuscire quasi a sfiorare la “Madonnina”, a cui i genitori ricordano sempre di rivolgere una preghiera.

Ma anche quest’anno i veri protagonisti sono stati gli appartenenti al “popolo dei tiratori”. Le polemiche che hanno distinto le giornate precedenti il grande evento ferragostano, rispetto all’istituzione dell’apposito albo e dunque alla necessità di iscrizione allo stesso come “pass” d’accesso alle corde (pur se non obbligatorio, almeno per ora), sono state spazzate via dalla fede, dall’emozione, dalla tradizione, religiosa e al tempo stesso popolare: quelle corde di iuta intrise del sudore di migliaia di mani che hanno “tirato” la Vara, offrendo anche oltre confine un inconfondibile spettacolo di colorate e rumorose emozioni, sono rimaste della e fra la gente: tra gli “anziani”, anche tanti ragazzini, per la prima volta a fianco dei genitori, lungo via Garibaldi, anche solo per poggiare loro una mano sulla spalla e spingere con forza tra uno “strappo” e l’altro: e tante donne, più o meno gracili, che in quegli istanti fatti solo di fatica, sforzo, ma soprattutto del profondo orgoglio di sentirsi messinesi, sono diventate forti come e forse più dei propri mariti e fratelli.

Le mamme, con in mano l’inconfondibile fazzoletto bianco o con tra le dita il rosario di colore azzurro/celeste come la fascia legata in vita alla tunica bianca indossata da chi “accompagna” l’Assunta, dall’esterno delle corde, alla partenza, hanno pregato e salutato i loro figli tiratori, per poi baciarli e abbracciarli con il volto bagnato dalle lacrime al momento dell’arrivo a piazza Duomo. Lì dove il popolo di Messina ha vissuto l’ultimo intenso momento di una giornata che in tanti attendono per i restanti 364 giorni dell’anno: il taglio e la “spartizione” di quelle corde spesse e umide che anche stavolta, per un intero pomeriggio, nel “cuore” di agosto, hanno stretto e “intrecciato” tra loro i cuori dei messinesi, emozionati di sentirsi cittadini della loro terra e figli di Maria. (ELENA DE PASQUALE)

(SERVIZIO FOTOGRAFICO DINO STURIALE)