Cronaca

Processo Xenia, chiesti 7 anni e 11 mesi per l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano

7 anni e 11 mesi. E’ quanto ha chiesto il pm di Locri Michele Permunian nei confronti dell’ex sindaco di RiaceMimmo Lucano, coinvolto nel processo “Xenia”. Lucano, lo ricordiamo è accusato di associazione a delinquere, abuso d’ufficio, truffa, concussione, peculato, turbativa d’asta, falsità ideologica e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per presunti illeciti nella gestione del sistema di accoglienza dei migranti.

4 anni e 4 mesi di reclusione invece sono stati chiesti per la compagna, Lemlem Tesfahun, e pene variabili dai 6 mesi a 7 anni e 11 mesi per altri 23 imputati, mentre per altri tre è stata chiesta l’assoluzione. Naturalmente numerose sono state le reazioni, con lo stesso Lucano, assente all’udienza ha dichiarato che con “questa richiesta il modello che avevamo realizzato fa paura”. Mentre Luigi de Magiatris, in un tweet ha dichiarato che questa richiesta “non arresta l’umanità di un uomo giusto.Orgoglioso di essere dalla parte di Mimmo,simbolo della Calabria contro mafia e violenza

IL MODELLO RIACE

Il cosiddetto modello di accoglienza del comune di Riace ha inizio nel 1998, con lo sbarco di duecento profughi dal Kurdistan, con l’Associazione Città Futura nata per l’occasione, per aiutare i migranti appena sbarcati mettendo a disposizione le vecchie case abbandonate dai proprietari emigrati negli anni dal paese.

L’obiettivo era rivitalizzare un comune ad elevato rischio spopolamento. Da questa idea, nasce il progetto di Mimmo Lucano che farà da apripista al progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Progetto che è riuscito a dare ospitalità non solo ai rifugiati, ma anche agli immigrati irregolari con diritto d’asilo, mantenendo in vita servizi di primaria importanza come la scuola e finanziando il comune con micro attività imprenditoriali legate all’artigianato e all’agricoltura. Per la loro integrazione il comune assunse circa settanta mediatori culturali. Mimmo Lucano, istituì anche la moneta virtuale, un bonus per sopperire ai ritardi con cui arrivavano i finanziamenti per i progetti di accoglienza e per incentivare anche l’economia locale. I bonus venivano poi convertiti in euro non appena i fondi vengono erogati.