Lo sbarco del 20 luglio, i testimoni raccontano il viaggio dell’orrore

Si è aperto oggi l’incidente probatorio per lo sbarco a Messina, il 20 luglio scorso, degli oltre 500 profughi. Nella grande aula della Corte d’Assise il gup Monica Marino sentirà i migranti che hanno testimoniato contro gli scafisti, raccontando i particolari tragici del viaggio della speranza partito dalle coste libiche il 17 luglio. Erano in 700, quella notte, quando il peschereccio ha preso la via del mare.

Quasi un centinaio di loro ha perso la vita tra le coste africane e Malta: prima nella stiva, nella lotta per la sopravvivenza ingaggiata a bordo, poi nelle operazioni di trasbordo dal peschereccio alla petroliera Torn Lotte che poi li ha condotti a Messina.

Alla sbarra ci sono i tre giovani tunisini, Hicham Rjab, Mohammed Zahi, entrambi di 37 anni e Karouf Aref, 30 anni, rinchiusi nel carcere di Gazzi con l’accusa di essere stati al timone del peschereccio e di aver quindi provocato la morte di almeno 19 persone, intossicate dal monossido di carbonio. Tra loro, anche Ahmed, il bimbo siriano annegato a Malta i cui funerali sono stati celebrati qualche giorno fa al Municipio.

L’incidente probatorio servirà a “cristallizzare” le prove, in questo caso i racconti dei testimoni. L’inchiesta riguarda anche altre 16 persone, per lo più giovani uomini provenienti dalla Siria, dal Gambia, dal Niger e dal Senegal, a cui viene contestato il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.