Politiche di febbraio, iniziano le grandi manovre nei partiti

Mentre il Pd siciliano si gioca tutte le carte per evitare “i paracadutati dall’alto” che hanno evitato le primarie ma hanno le poltrone assicurate dal regolamento (vedi articolo correlato), gli altri partiti a poco più di un mese dalle elezioni sono in fermento.

Gli unici nomi certi sono quelli del M5S e di Sel. Con le parlamentarie il posto migliore se l’è assicurato il grillino dello Stretto Francesco D’Uva, quinto alla Camera, mentre in casa Sel la messinese Sofia Martino supera tutti e si piazza seconda, sempre alla Camera, subito dopo Laura Boldrini, portavoce dell’agenzia Onu per i rifugiati, capolista sia nel collegio 1 che nel collegio 2.

Poche speranze per Salvatore Chiofalo che deve sperare in un ottimo risultato del partito per avere una piccola speranza. Al Senato invece non c’è nessuna speranza per Andrea Carbone e Mamy Costa, nonostante gli ottimi risultati personali, il primo (e probabilmente unico) posto al Senato spetta a Francesco Forgione, ex presidente della commissione parlamentare antimafia.

I centristi correranno sul “triciclo”, con tre liste alla Camera (Udc, Scelta civica con Mont per l’Italia, Fli) e lista unica al Senato. Non mancano i corteggiamenti e le fughe da partiti meno sicuri. Pare che l’ex ministro socialista Salvo Andò, rimasto appiedato dopo aver fatto transitare due giorni dopo il voto gli eletti nella lista Crocetta presidente nel suo Movimento per il territorio scatenando le ire del governatore, stia cercando un posticino nelle liste Udc. La parola d’ordine in casa Udc è, subito dopo i big mettere in lista giovani e donne, non si capisce se come riempitivi o come cavalli da corsa. Capolista al Senato dovrebbe essere Gianpiero D’Alia. Per il Fli scende in campo Carmelo Briguglio. Nella lista Monti in Sicilia Orientale c’è il nome di Michele Ainis come capolista, mentre tra i messinesi papabili (tramite Italia Futura di Montezemolo) il nome è quello di Paolo Falzea. Il presidente della Regione Crocetta sta affilando le armi con il suo Movimento Il Megafono, da rodare alle politiche per far correre alle amministrative, ma pesca tra i tesserati Pd, tanto da aver suscitato la piccata reazione del segretario regionale Giuseppe Lupo. Il capolista delle truppe crocettiane al Senato infatti dovrebbe essere il Pd Beppe Lumia, mentre nel messinese dovrebbe scendere in campo Francesco Calanna.

Gli arancioni di Ingroia hanno scelto, in campo l’uscente Idv Fabio Giambrone e Giovanna Marano. Ma è nel centro-destra che la realtà supera la fantasia. Dopo essersi pubblicamente pentito di esser stato l’alfiere di Berlusconi in Sicilia, “mi pento tutti i giorni, mi pento dalla mattina alla sera”, Gianfranco Miccichè ci ripensa e apre le porte del Grande Sud a tutti i fedelissimi di Re Silvio che rischiavano di restare fuori a causa dei codici etici, Marcello Dell’Utri in testa. Il ritorno del figliol prodigo ha provocato forti reazioni nel Pdl ufficiale, che ben sa d’aver perso le regionali proprio a causa della frattura interna, tanto che lo stesso Nello Musumeci, ha detto “Adesso è chiaro perché abbiamo perso”. La strategia berlusconiana è la moltiplicazione delle liste, ma sono in tanti a non gradirla. Il Pdl messinese, falcidiato dalle fughe nel corso degli anni, è già stato dimezzato alle regionali e non vede di buon occhio la manovra, sa che sarà una guerra fratricida. Se ad esempio il parlamentare Francesco Stagno d’Alcontres, passato al Grande Sud da tempo, ora è in posizione favorita, i “Fratelli d’Italia” di Crosetto, Meloni e La Russa, sbarcati ieri a Catania annunciando di voler puntare al 7% preparano le liste con propositi bellicosi. A Messina un venticello fa il nome di Luigi Ragno. Il Pdl alfaniano deve fare i conti con la batosta delle regionali e con i nuovi rivoletti. Persi D’Alcontres passato con Miccichè, Nino Germanà eletto deputato regionale, i pdiellini sanno che i posti tranquilli sono pochi. Enzo Garofalo e Mimmo Nania sono in lizza, e l’ex sindaco Giuseppe Buzzanca si sta scaldando per un quarto o quinto posto. Cosa faranno i sostenitori di Nello Musumeci, alla luce del nuovo asse Miccichè-Berlusconi? Nelle scorse settimane Santi Formica si è avvicinato a Musumeci, non avendo gradito il clima delle regionali, scelta che pone in discussione tante alleanze in vista di febbraio. Resta poi il problema della base elettorale del Pdl, ormai in piena confusione e non più disposta ad accettare continui cambi d’opinione e di posizione. Tra i non votanti la percentuale del centro-destra alle regionali è stata notevole. L’assessore provinciale Michele Bisignano, entrato in giunta non come Pdl ufficiale ma perché vicino a Ricevuto, e quindi non definibile rigidamente come un tesserato, ha scritto una lettera aperta ad Alfano e Berlusconi a proposito delle primarie e del progressivo scollamento della base verso i vertici di un partito che sta diventando sempre più “personale” e sempre più caotico. “Gli elettori che vogliono votare centro-destra, e sono tantissimi- ha detto- non riescono a comprendere queste manovre, questi giochi di potere, quest’attaccamento ai posti di comando a scapito del messaggio iniziale che era invece di grande cambiamento. Quanto sta accadendo rischia di allontanarci dalla base, la gente non ci comprende più”. Le scelte siciliane vengono prese da un triunvirato che spesso non trova neanche l’accordo,il segretario nazionale viene sconfessato da Berlusconi quasi quotidianamente, e le forze che hanno sostenuto Nello Musumeci, non accettano questo ennesimo cambio di alleanza con Miccichè. Va detto che sono stati i colonnelli del Pdl siciliano a porre il veto a Berlusconi su Miccichè candidato alla Regione, salvo ritrovarselo adesso tra i piedi pronto persino a togliere le castagne dal fuoco sul fronte degli “ innominabili” e ritrovare un posto in prima fila nel cuore del leader maximo. E siamo ancora al 6 gennaio.

Rosaria Brancato