Appalti pubblici, contratti, gioco d’azzardo: nasce il regolamento comunale antimafia

Un regolamento dire no alle infiltrazioni mafiose e criminali negli appalti pubblici, per controllare con rigore il giro milionario di bandi e affidamenti gestiti dal Comune, un regolamento che vuole essere punto di incontro tra la società civile e le Istituzioni che dovranno mettersi insieme e scegliere quali regole darsi per avere uno strumento che garantisce sicurezza, trasparenza, legalità. E’ la proposta, e sottolineiamo proposta perché così hanno più volte ribadito i promotori, che oggi è stata lanciata dal Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca. Le associazioni Libera, Avviso Pubblico, Addiopizzo e l’Osservatorio sulla ndrangheta hanno unito forze, energie ed esperienze per creare la bozza di quello che potrebbe essere il primo regolamento italiano “per l’attuazione di politiche antimafia. Misure di contrasto alla corruzione, al gioco d’azzardo, al racket e sostegno alle imprese che denunciano”. Ad ascoltare c’erano il Sindaco Accorinti e la presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile perché adesso il testimone passa nelle loro mani e saranno loro a portare avanti questo percorso per dare al Comune di Messina un regolamento che potrà essere integrato, modificato, migliorato da chiunque vorrà dare il proprio contributo ma che oggi è stato presentato nei suoi principi e obiettivi fondamentali.

Umberto Di Maggio, coordinatore regionale di Libera, ha puntato l’attenzione proprio sull’aspetto della partecipazione che dovrà caratterizzare il lavoro su questa proposta di regolamento, lanciando a tutte le associazioni, i movimenti o anche ai semplici cittadini l’invito a non voltarsi dall’altra parte quando si parla di mafia, antimafia e lotta per la legalità.

Piero Gurrieri, vicepresidente di Avviso Pubblico, ha invece ripercorso un po’ le tappe di una proposta che affonda le sue radici nelle lotte iniziate negli anni ’90, quando iniziò il vero confronto sulle mafie tra la società civile e le Istituzioni. “Oggi è proprio la società a dire alla politica di prendere le redini di un cammino già iniziato e che per diventare concreto ha bisogno dei dovuti passaggi istituzionali. Quando si parla di contratti, servizi pubblici, appalti sappiamo bene di essere ancora deboli ed è per questo che nasce questa proposta di regolamento che non si limita ad applicare la legge ma si sforza di andare oltre. Vogliamo segnare il passo, stabilire che non basta più l’art. 38 del codice dei contratti per dire che è tutto in regola, le imprese dovranno denunciare per non rischiare di perdere gli appalti”. Questo il senso di un regolamento che nasce per contrastare la criminalità organizzata attraverso il controllo di un settore troppo spesso condizionato dalla mafia dei colletti bianchi.

A spiegare più nel dettaglio i contenuti di questa proposta è stato Federico Alagna, oggi nella veste di ricercatore dell’Osservatorio sulla ndrangheta. Si tratta di 21 articoli suddivisi in 5 titoli, ognuno dei quali si riferisce a un determinato ambito di intervento. Tra i principi generali c’è l’impegno del Comune a costituirsi parte civile in qualunque processo di mafia, l’adesione ad Avviso Pubblico e la sottoscrizione della Carta delle buone prassi (Carta di Pisa), l’adesione al manifesto dei Sindaci contro il gioco d’azzardo, la proclamazione del 21 marzo come giornata cittadina della memoria e dell’impegno. Poi c’è una parte consistente dedicata all’antiracket, dove si prevedono per esempio misure di controllo sulle aziende che vincono gli appalti, inserendo agevolazioni e clausole premiali per chi denuncia. Si parla naturalmente di corruzione e dell’adozione del meccanismo whistleblowing, rifiutato dall’Expo con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Il whistleblowing non è altro che la possibilità per ogni dipendente pubblico di segnalare anche semplici dubbi o sospetti su illeciti amministrativi, con la garanzia dell’anonimato.

Ampio spazio al gioco d’azzardo e alla ludopatia, sempre più terreni privilegiati per gli affari della criminalità e vere e proprie patologie per chi finisce in queste reti.

“Tutto questo però rischia di restare un libro dei sogni se non ci sarà l’effettiva possibilità di controllo, ecco perché l’idea di istituire un osservatorio comunale antimafia, una struttura che sarà in grado di controllare l’applicazione del regolamento” ha spiegato Alagna che ha infine chiesto agli amministratori di mettersi subito in moto: “La politica non può delegare tutto alla Magistratura ma avere un ruolo etico, vogliamo un politica coraggiosa e capace di difendere chi fa scelte coraggiose come quelle di denunciare”.

Messaggio ripreso anche da don Terenzio Pastore di Addiopizzo che ha ricordato che questo regolamento nasce da una vecchia proposta dell’associazione e che adesso si augura non finisca chiuso a chiave in uno dei tanti cassetti di Palazzo Zanca. Don Terenzio anche stavolta chiede a tutti i cittadini di non chiudersi dentro il proprio orticello per pensare solo al mero interesse personale, non perde la speranza di vedere un contesto in cui chi vuole svolgere onestamente il proprio lavoro, denunciando chi chiede il pizzo, può farlo senza dover abbassare la saracinesca e andar via. “Questo strumento serve proprio a spalancare le porte della legalità a chi vuole operare senza abbassare la testa, bisogna capire che così le cose non vanno bene e fare qualcosa per cambiarle” ha detto don Terenzio che ha voluto ricordare Attilio Manca, l’anniversario della sua morte e le poche persone che c’erano in chiesa durante la messa per dire a tutti che la strada è ancora lunga ma che per cambiare sarebbe sufficiente che ognuno di noi tirasse fuori la normalità del nostro essere cittadini senza dover diventare eroi.

IN DOWNLOAD LA BOZZA DI REGOLAMENTO

FOTO DI SERENA CAPPARELLI

Francesca Stornante