Fondi della Protezione Civile per il risanamento di Fondo Fucile

Il consigliere della terza Circoscrizione Libero Gioveni interviene con una proposta sull’annosa vicenda del mancato risanamento di Fondo Fucile, la cui baraccopoli, come è noto, essendo da sempre investita dalla pericolosissima presenza di amianto, rivestirebbe certamente una priorità ben più alta rispetto ai tanti altri ambiti di risanamento.
La proposta, senza precedenti in ambito di risanamento, consiste nel richiedere all’assessorato regionale al Territorio e alla Giunta e al Consiglio Comunale di Messina di estrapolare la zona di Fondo Fucile dall’ambito “E” del Risanamento dove è attualmente inserita e introdurla nel contesto di un “progetto di opere complesse di demolizione della baraccopoli di Fondo Fucile e ricostruzione alloggi di edilizia residenziale popolare con relativa assegnazione alle famiglie residenti” da finanziare con i fondi della protezione civile.
Tale escamotage – secondo Gioveni – sarebbe possibile per le comprovate e reali condizioni di assoluto pericolo per salute pubblica, visto che a parlare, oltre al visibile degrado rappresentato dalla vastissima baraccopoli ricoperta da circa 5000 mq. di amianto e lastre di eternit in evidente stato di deterioramento e alterazione, ci sono anche gli atti e le relazioni che da quasi 10 anni a questa parte (iniziò la Polizia Municipale nell’anno 2003) attestano la pericolosità dell’immensa area.
Alle prime dettagliate relazioni della Polizia Municipale, infatti, si sono aggiunte negli anni a venire anche quelle altrettanto minuziose dell’ex ASL, del Genio Civile e dell’ARPA, tutti enti autorevoli e competenti in materia, i cui atti convergono nell’unica e tanto decantata direzione dell’urgente necessità di sgomberare l’area “inquinata” di amianto con relativa sistemazione delle 140 famiglie residenti.
Inoltre – prosegue il consigliere – anche l’ultimo esposto in Procura presentato proprio in questi giorni da una delegazione di queste famiglie guidate dall’ex assessore al Risanamento Pietro Currò (che della questione ne ha fatto da sempre una “battaglia”), oltre a testimoniare la loro esasperazione giunta ormai al limite della sopportabilità, dimostra anche come la questione “Fondo Fucile”, avendo assunto il carattere della “straordinarietà”, vada affrontata attraverso un percorso politico e amministrativo diverso da quelli già avviati con la Legge 10/90 sul Risanamento delle aree degradate.
Solo così – conclude Gioveni – la “bomba ecologica Fondo Fucile” potrà essere disinnescata; diversamente, conoscendo la lenta macchina del Risanamento, non si potrà che assistere ad altri 50 anni di proclami, agonie e denunce.