Migranti delle feste, un lettore: “Tempostretto crei una piattaforma per il dibattito, senza lagne”

Gentile Direttrice,

Leggo con piacere il dibattito sul vostro sito a proposito dei fuorisede e provo a dare un contributo. Anche io sono nato e cresciuto a Messina e quindi partito 18 anni fa. Sul tema ho una visione lontanissima dal catastrofismo dilagante. Credo che i fuorisede siano la più grande opportunità oggi disponibile per tante città di provincia, tra le quali Messina. Vado a spiegare di seguito perchè.

Innanzitutto chi sono i fuorisede: Si parla di fuga di cervelli ed è una definizione che mi ha dato da sempre fastidio. I Fuorisede non sono tutti uguali nè tantomeno cervelli fuori dalla norma. Da quello che ho osservato in questi anni esistono tre tipologie di fuorisede.

I leoni in gabbia: è la cosa più simile ai cervelli in fuga. Vanno in giro per il mondo e lo migliorano, creano imprese, assumono posizioni di leadership. Si realizzano e diventano un vanto per la comunità di origine.Tenerli in una realtà di provincia sarebbe impossibile e comunque un danno sia per loro che per la società. Vanno sollecitati a non perdere il contatto con la realtà locale, ma in definitiva possono esprimersi meglio altrove. Sono una parte molto molto esigua della galassia dei fuorisede, diciamo un 5%.

I migranti rinnegati: al contrario del gruppo precedente sono lontani anni luce dal concetto di cervello, in fuga o meno. Bravi cristi che hanno il coraggio di andare a trovarsi un perchè da un’altra parte ma che non riescono a togliersi di dosso frustrazioni personali e provincialismo. Sono quelli che raccontano in giro tutto il peggio della loro terra senza, per ignoranza, coglierne e raccontarne il bello. Ti fanno vergognare raccontando che lo zio dorme con il fucile sotto il letto o che in Sicilia i gay non esistono (sentite giusto ieri in treno… che amarezza). Fanno più danni loro che un intervento di Scilipoti! Io non sono Ministro e lo posso dire: che se ne vadano pure ma possibilmente stiano anche zitti. Anche questi sono pochi, ma purtroppo un pò di più, diciamo il 15%.

– I Normo-Espatriati: questo è il gruppo più rappresentativo (il restante 80%) ed è quello che costituisce la vera opportunità per le terre di origine, la classe media dei fuorisede. Sono persone di media intelligenza, coraggio e curiosità. Esplorano il mondo, migliorano, imparano mestieri, culture, lingue. Sono impiegati, insegnanti, ricercatori, giornalisti, manager, imprenditori. In molti hanno un legame forte con il luogo d’origine, non ci pensano neanche a tagliare il cordone ombellicale, sono già di fatto ambasciatori delle loro terre perchè ne parlano con amore e trasporto, e perchè no un giorno ci torneranno anche a vivere. Hanno bisogno però di trovare delle condizioni economico/culturali valide per farlo.

Secondo elemento: perchè le persone lasciano le città in cui sono cresciuti e quanti sono? Leggendo alcuni commenti, sembra che la gente vada via solo da Messina, descritta come un luogo prossimo al peggiore girone dell'inferno. Basta visitare qualche città paragonabile per caratteristiche e dimensioni a Messina per capire che la situazione è comune a molte altre città con l’aggravante (per le altre) che sono decisamente più brutte e meno attrattive dal punto di vista logistico, paesaggistico e turistico. Pur non negando i problemi che esistono, siamo troppo severi con la nostra città. L'emigrazione non riguarda solo Messina, ma tutta Italia ed in generale tutte le città di provincia delle economie avanzate. La gente parte per la sacrosanta voglia di esplorare il mondo e in questi anni anche per la necessità di trovare impieghi comodi e stabili.

Un fenomeno che c’è sempre stato quindi ma che oggi presenta prospettive nuove. Rispetto all'emigrazione dei nostri nonni oggi il mondo è iperconnesso, sia in termini virtuali (internet) che fisici (trasporti). In questo contesto L'emigrazione di massa è la più grande risorsa inespressa delle città di provincia.

Qualche hanno fa mi è capitato di fare uno studio per dimensionare il fenomeno e le relative opportunità. Pendiamo l’area dello stretto e della Sicilia Orientale, circa 200.000 persone tra i 18 e i 44 anni in giro per il mondo, molte delle quali tornano tra le 3 e le 5 volte l’annno a casa, molte delle quali hanno un fortissimo legame emotivo con il territorio.

Se anche solo una piccola parte di queste persone decidesse di tornare una volta in più, magari portando qualche amico come turista? E se decidessero di comprare solo prodotti e servizi locali attraverso un portale online? E se una piccolissima parte di questi decidesse nel tempo di tornare e portare la propia esperienza (e le proprie tasse) dove è nato?

Si, l'emigrazione oggi può essere una risorsa e i fuorisede possono diventare degli ambasciatori della loro città nel mondo: E-commerce, sostegno al turismo, formazione ed attività culturali (con le quali si mangia eccome) alcuni degli ambiti che possono beneficiarne.

Insomma le città si svuotano, la crisi morde e i genitori sono tristi perchè vedono poco i figli. Benissimo, questo lo sappiamo. Oltre a ripeterlo credo che chi è sul territorio – istituzioni, associazioni, imprenditori, editori – abbia l’opportunità/responsabilità di costruire qualcosa di positivo da questo fenomeno.

Direttrice, le potenzialità ci sono. Faccia che questo dibattito non diventi una sterile raccolta di lagne e rimpianti su quanto si stava meglio quando si stava peggio. Proponetevi come piattaforma per raccogliere tutte le realtà vitali che sul territorio già esistono, aprite uno spazio di co-working come luogo di incontro per chi sta in città e per chi torna per pochi giorni, organizzate iniziative, contribuite a creare le condizioni affinchè i fuorisede tornino più spesso e più volentieri per riportare valore in città. Ci sono una marea di Normo-Espatriati che non aspettano altro e sono pronti a dare una mano.

Stefano Russo

Buon lavoro e buon 2017!