Bocca di Rosa, scarcerato Bonsignore

Si aprono le porte del carcere di Gazzi per Giuseppe Bonsignore, il cinquantaquattrenne messinese arrestato nel blitz antiprostituzione dei Carabinieri denominato "Bocca di rosa". A scarcerarlo è stato lo stesso giudice per le indagini preliminari che aveva siglato il suo arresto, Salvatore Mastroeni, dopo averlo interrogato. Il Gip Mastroeni, accogliendo l'istanza del suo difensore, l'avvocato Lori Olivo, ha concesso a Bonsignore i domiciliari. L'uomo era accusato di aver partecipato alle attività di "Casa Scucchia", uno dei sei appartamenti gestiti da altrettanti maitresse dove diverse ragazze in difficoltà venivano fatte prostituire. Bonsignore, in particolare, aveva presentato una delle ragazze, inizialmente sua compagna, alla donna che gestiva la casa d'appuntamento, Pietra Scucchia.

Lo stesso giudice ha anche revocato l'obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria per il diciannovenne Antonino Micale e ancor prima, alla fine della tornata di interrogatori di garanzia, aveva scarcerato Antonino Guarnera, anche lui accusato di frequentare casa Scucchia. L'indagine va ora al vaglio del Tribunale del Riesame, tra il 3 e il 6 marzo prossimo.

L'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore della Dda Maria Pellegrino e dal collega della procura ordinaria, Antonio Carchietti, ha svelato l'esistenza di una rete di case d'appuntamento in zona sud, per lo più a Provinciale, affittate dalle maitresse a giovani donne in estremo disagio, per via delle difficoltà economiche, perché tossicodipendenti o perché in stato di disagio psichico. Per poche decine di euro le donne venivano offerte a diversi clienti compiacenti.