Messinambiente, per “scongiurare” lo sciopero si chiede l’intervento della Commissione Nazionale

La situazione in cui versa Messinambiente dopo l’avvio della procedura di liquidazione messa in atto dall’amministrazione Buzzanca, peggiora di giorno in giorno, anzi di mese in mese. L’incontro svoltosi ieri in prefettura, cui hanno preso parte, unitariamente, le sigle sindacali di Cgil, Cisl e Uil, il commissario dell’Ato3 Antonio Ruggeri, accompagnato dall’avv. Scurria, il commissario liquidatore della società di via Dogali Armando Di Maria, si è concluso con la decisione di confermare per domani (mercoledì 16) lo sciopero già annunciato nelle scorse settimane. A nulla sono valsi i tentativi del rappresentante della società d’ambito e del proprio legale, di “dissuadere” le forze sindacali dalla protesta. Ruggeri e Scurria hanno dichiarato di voler chiamare in causa la Commissione Nazionale per la regolamentazione degli scioperi affinché quello previsto per domani, mercoledì, non venisse autorizzato. Tentativo evidentemente andato a vuoto.

Ciò anche in considerazione delle affermazioni rilasciate dal commissario Di Maria, che ha ben rappresentato la gravità della situazione dichiarando di “non sapere una data certa per il pagamento della mensilità di febbraio, dati i mancati trasferimenti da parte dell’Ato3”. Il dirigente di via Dogali ha inoltre sottolineato che da oggi il servizio di raccolta, (a partire dal turno delle 21.00), verrà rallentato a causa della mancanza di carburante: la società che fino ad oggi ha anticipato le somme per il pagamento del gasolio non è infatti più intenzionata a “mettere avanti” denaro, stesso discorso per le officine che non ripareranno più i mezzi. Una situazione esplosiva, che come sottolineato dai rappresentanti sindacali della Fp Cgil, Crocé e Pino, non fa che dimostrare l’assoluta mancanza di organizzazione.

Di fronte a tali condizioni vanno però ricordati alcuni “particolari”: innanzitutto che la messa in liquidazione della società è stata volontaria (poiché decisa dall’assemblea dei soci) e non coattiva. La condizione, è stata quella in cui i debiti hanno superato il capitale sociale e dunque per ripianar “li” sarebbe necessario coprire il passivo fino a ripristinare il capitale iniziale. Ed arriviamo al punto: affinché ciò avvenga, ma dovendo peraltro essere garantita la raccolta rifiuti in quanto servizio essenziale, il disavanzo non dovrà più aumentare: per far questo però sarà essenziale che, mensilmente, il Comune, corrisponda quanto utile per svolgere il servizio e, così come garantito, mantenere il personale. L’esatto opposto di quanto sta avvenendo finora.

Eppure, la strada della liquidazione/scioglimento, volontaria e dunque gestita “internamente”, potrebbe non essere l’unica. Per poter, infatti, tutelare maggiormente il servizio, il personale, il know how della società di proprietà del Comune, un’alternativa potrebbe essere quella dall’ “Amministrazione straordinaria”. L’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza (che non possono cioè garantire le proprie obbligazioni) introdotta nel 1979 dalla legge Prodi e ora regolata dal D. Lgs. 270/99, mira al recupero e al risanamento delle grandi imprese che versano, appunto, in uno stato di insolvenza, per evitare la dispersione del patrimonio aziendale e la perdita di un gran numero di posti di lavoro. Il soggetto interessato, in questo caso il Comune, deve presentare richiesta di ammissione al Ministero dello Sviluppo Economico. Le condizioni affinché tale richiesta possa essere avanzata sono tre, e tutte e tre “si rispecchiano” nel caso Messinambiente: stato di insolvenza; numero di dipendenti non inferiore a 200; indebitamento complessivo pari ad almeno i 2/3 tanto del totale dell’attivo dello stato patrimoniale che dei ricavi provenienti dalle vendite e dalle prestazioni dell’ultimo esercizio. Se concorrono tali presupposti, il tribunale pronuncia una sentenza dichiarativa dello stato di insolvenza, a seguito della quale vengono nominati uno o tre commissari giudiziali che aprono la fase preliminare. Quest’ultimi, per cercare in primis di non aumentare il disavanzo cercherebbero di riscuotere tutti i crediti in sospeso, che nel caso di Messinambiente sono vantati, verso il Comune di Messina, verso l’AtoMe3, AtoMe1 e Comune di Taormina. Una decisione che per palazzo Zanca potrebbe rivelarsi decisamente dolorosa, visto il rischio di piombare definitivamente nel baratro del dissesto trascinato a fondo dai debiti nei confronti della società di via Dogali. (ELENA DE PASQUALE)