Gli ex Servirail: “Sulla sentenza ancora nulla di ufficiale, ma non ci arrendiamo”

“Sono solo voci di corridoio. Ancora non c’è nulla di ufficiale. Persino il nostro avvocato non ci ha fatto sapere nulla”. Così gli ex cuccettisti licenziati il 12 dicembre scorso, tirano il freno sull’ipotesi che la sentenza del Tribunale del Lavoro circa la vertenza Servirail sia negativa.
La notizia è trapelata ieri, nel pomeriggio. “Al momento non vogliamo neppure pensarci” dichiarano gli ex Servirail. Si sono ritrovati al presidio del Binario 1, quello che non hanno mai lasciato. Più che un incontro per discutere delle voci sulla sentenza del Tribunale, quella di stamattina, è stata un’ occasione per sottolineare alla stampa e alla cittadinanza, che al momento sono solo voci, appunto. Si aspetta lunedì, dunque, la comunicazione ufficiale del Tribunale. Allora ci sarà spazio per i commenti e per valutare le strategie future. Oggi i toni erano a tratti sommessi a tratti più concitati, c’era stanchezza sui volti degli ex cuccettisti, ma anche la fermezza di portare avanti la battaglia per il lavoro.

Intanto, come sottolinea il sindacalista Michele Barresi della Fit CISL, la via legale non è l’unica che riguarda la vertenza Servirail, c’è anche quella sindacale. “In sette mesi non siamo rimasti con le mani in mano”, dichiara. Un barlume di speranza, da questo punto di vista, è la nuova proposta da parte delle ferrovie, che gli ex cuccettisti ammettono di stare valutando. Una proposta che è trapelata dalla segreteria nazionale e che sarà attentamente esaminata.
L’offerta consiste, in pratica, in un temporaneo riassorbimento della durata di tre mesi nelle ditte degli appalti, in vista di un’assunzione definitiva. A gennaio ci sarebbero delle selezioni per cento assunzioni nei primi sei mesi del 2013, e ci sarebbe addirittura la possibilità di altre 200 ingaggi entro la fine dell’anno. Una proposta che, se fosse vera, risolverebbe una volta per tutte la situazione. Ma ci sono molte ombre che non lasciano dormire sonni tranquilli ai destinatari dell’offerta. Una delle ditte designate per il riassorbimento dei primi tre mese, ad esempio, a quanto pare non esiste in Sicilia. “Sia chiaro che noi non stiamo rinunciando al lavoro, né facciamo gli schizzinosi, stiamo solo attenti a non essere presi in giro” – spiega Pasquale Maimone, a nome dei collegi e compagni – “Non chiediamo altro che un’offerta di lavoro dignitosa”. Il minimo, se si considera che il lavoro dovrebbe – il condizionale ormai è d’obbligo – essere un diritto. Intanto per gli ex lavoratori e le rispettive famiglie, è iniziato il drammatico conto alla rovescia per la fine del sussidio di disoccupazione. Scadrà, infatti, il prossimo 11 agosto. Troppo poco tempo per troppi dubbi e incertezze sul futuro. Tra l’inquietudine della sentenza e l’incertezza della nuova proposta, stamattina al Binario 1, era palpabile la stanchezza di sette mesi, estenuanti, di lotta. Stanchezza, però, non significa resa.