Gli studenti si autogestiscono, sognando la loro scuola ideale

L'entrata del liceo classico Maurolico è chiusa, sbarrata da una grossa catena che impedisce l'apertura del cancello dello storico istituto messinese. Si entra solo dall'ingresso della scuola media Mazzini, presentando un documento d'identità e firmando un registro sotto gli occhi attenti dei ragazzi. «In questo modo controlliamo che non ci siano intrusi – spiega Marco Milone, uno degli studenti – Non perché non vogliamo che il nostro liceo si apra alla città, ma solo per una questione di ordine». La scuola che vorrebbero, al contrario, è molto più aperta alla società di quanto non lo sia adesso. Ma invece di urlarlo a squarciagola in un corteo – l'ennesimo nella protesta contro le varie riforme dell'istruzione pubblica portate avanti dai vari governi – i giovani del Maurolico hanno deciso di testare su strada la formazione che sognano. Ma ha ancora senso occupare una scuola, oppure è diventata solo una tradizione che si perpetra di anno in anno? «Secondo me è ancora un buon metodo per far sentire la nostra voce – dice Brunella – anche se una manifestazione con il corteo ha più risonanza sui media». Il dibattito, però, è aperto anche fra gli studenti: «Io sono più favorevole a una forma di autogestione, piuttosto che all'occupazione – dice Marco – e questa del Maurolico, infatti, è un'autogestione». La differenza non è da poco, secondo i ragazzi: «L'autogestione ci permette di realizzare la nostra scuola ideale. In questi giorni, ad esempio, abbiamo organizzato un programma con corsi e dibattiti», dice Luigi Genovese mostrando un foglio appeso al muro. Per la giornata di oggi sono previsti: un corso sulla democrazia tenuto dagli studenti di Scienze politiche dell'Ateneo messinese, uno di educazione sessuale («è fatto un po' per ridere, da studenti a studenti – dice Marco – però parliamo anche di sesso sicuro, quindi è educativo»), poi un dibattito sul conflitto israelo-palestinese e nel pomeriggio uno sulle droghe con esperti esterni alla scuola. Su Facebook tengono un “Diario dell'occupazione” perché sono convinti che informare la cittadinanza di quello che fanno sia un modo per ottenere un maggiore consenso: «Internet e i nuovi mass media ci permettono di rendere diversa questa occupazione rispetto a quelle degli anni passati – spiega Marco – Non abbiamo voluto chiudere la scuola al resto del mondo, come si faceva prima. Non abbiamo impedito ai docenti e al personale della segreteria di entrare a scuola. Per questo, per come stiamo gestendo la situazione, ci lodano. Certo, non ci dicono che facciamo bene a occupare, però ci appoggiano e a volte partecipano anche ai nostri dibattiti». Nessuna classe, nemmeno dell'ultimo anno, ha scelto di continuare a fare lezione. L'opposizione alla riforma del governo Monti è compatta: «Tutti gli ultimi interventi sulla scuola sono andati verso una tendenziale privatizzazione. Noi non siamo d'accordo: la scuola è pubblica e lo deve rimanere» dice Brunella. La loro riforma ideale, invece, andrebbe in senso diverso. Per Marco «non basta la lezione frontale sulla letteratura o sulla storia. Vorremmo più temi di attualità discussi in classe, incontri. Oggi tutto questo è lasciato alla sensibilità dei docenti, e noi siamo fortunati ad avere insegnanti ancora motivati, nonostante tutto». (Ilaria Raffaele)