I sindacati scendono in piazza e per tutto il mese di novembre terranno assemblee nelle scuole

Agenda fitta di appuntamenti quella dei sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams che, durante l’incontro che si è tenuto stamane all’istituto comprensivo “A. Manzoni”, hanno presentato il calendario delle assemblee previste per tutto il mese di novembre nella provincia messinese e che culmineranno con la manifestazione nazionale del 24 novembre a Roma per dire no ai tagli alla scuola.

Intanto, sabato 10 novembre è prevista la manifestazione cittadina “Affrontare l’emergenza, uscire dalla crisi” per cui i segretari generali Pistorino, Fleres e Lama hanno già comunicato la loro adesione. Da piazza Cairoli il corteo di manifestanti giungerà a piazza unione Europea.

I sindacati rilanciano con forza il tema della specificità messinese che, nel tragico bilancio del comparto scuola nazionale, rappresenta un dramma nel dramma: “Lo spaccato sociale di questa provincia è davvero devastato da una situazione occupazionale così debole che anche i tagli operati sul settore pubblico dell’istruzione hanno avuto pesanti ricadute sul comune e sulla provincia”.

Numeri alla mano: “L’organico tra docenti (comprensivo dei docenti di sostegno) ed ATA ha subito una falcidia senza precedenti che sta compromettendo il diritto all’istruzione: negli ultimi 3 anni scolastici la provincia di Messina ha subito una riduzione di 1394 docenti, mentre per gli ATA si sono persi 280 posti – sostengono i sindacati -. Il numero di alunni nella nostra provincia continua a diminuire, si prevedono 87026 alunni rispetto ai 87966 dello scorso anno scolastico, con un saldo negativo di -940 unità”.

“Sono numeri, lo diciamo ormai da tempo, che non consentono di garantire una scuola adeguata alle nuove generazioni – dichiarano i dirigenti sindacali -. Per la provincia di Messina la diminuzione delle risorse di organico, non è solo una opzione paritaria rispetto ad altri territori, ma si tratta di una caratteristica spesso ulteriormente aggravata dalla natura stessa del territorio messinese”.

Il riferimento è alle piccole isole o ai centri di montagna dove tagliare il tempo pieno significa causare conseguenze per gli studenti che non hanno altre opportunità e non sono inseriti in un contesto ampio di crescita socio-culturale come hanno invece gli studenti di centri maggiori e più collegati fra di loro.

“La violenza dei tagli mette a rischio la regolare erogazione del servizio pubblico – concludono i segretari generali -, il taglio è di grande rilievo e le difficoltà che le scuole avranno sono sotto gli occhi di tutti: riduzione generalizzata dei servizi agli alunni e di supporto alla didattica”.