“Le nostre lauree non valgono meno di altre”. Atreju consegna una lettera al ministro Poletti

Hanno “approfittato” della visita del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, in città per l’inaugurazione del PanLab, per organizzare una protesta pacifica, prima del convegno che si è svolto al Rettorato.

L'Associazione Universitaria Atreju ha consegnato al ministro un documento in cui vengono illustrate le motivate critiche rivolte al contenuto dell'emendamento approvato al ddl sulla Pubblica amministrazione, che parla di "superamento del mero voto minimo di laurea quale requisito per l'accesso" e "possibilità di valutarlo in rapporto ai fattori inerenti all'istituzione che lo ha assegnato".

“Il sudore degli studenti deve essere ripagato con la stessa moneta – affermano -. Si cestini subito questo emendamento e la nostra Università si organizzi una volta per tutte per recuperare il terreno perso in questi anni. La nostra laurea, il nostro 110 e lode, i nostri sacrifici e le nostre competenze non valgono meno. In un Paese Democratico il criterio per l’accesso ai concorsi pubblici dovrebbe in modo più assoluto essere equo e basato su principi meritocratici ma grazie all'approvazione di questo emendamento discriminatorio nei concorsi pubblici a fare la differenza non sarà più solo il voto di laurea, ma potrà contare anche l'università. Ciò significa che se uno studente laureatosi all’Università degli Studi di Messina volesse candidarsi ad un posto nella Pubblica Amministrazione, alla luce del nuovo criterio stabilito dall'emendamento, non verrebbe valutato sulla stessa base di partenza di un suo coetaneo laureatosi in uno dei costosi Atenei del nord, il suo 110 e lode varrà meno del 110 e lode dell’altro, nessuna parità di dignità, l'ultima ingiustizia sociale nei confronti del meridione”.

Al loro fianco il deputato messinese Vincenzo Garofalo: "L'emendamento che prevede un punteggio diverso nei concorsi a seconda dell'Università nella quale ci si laurea è discriminatorio e deve essere immediatamente bloccato prima che davvero in Italia si creino studenti di serie A e di serie B. Appena ho letto il testo dell'emendamento ho ritenuto necessario prendere posizione forte e chiara sull'argomento e sto preparando un intervento sul tema perché è inconcepibile che gli studenti siano chiamati a pagare il prezzo di un sistema che evidentemente non funziona. Lo Stato dovrebbe garantire servizi e opportunità in modo uniforme in tutto il Paese. Invece così non solo ammette implicitamente di non riuscire a farlo ma, per di più, fa pagare questa incapacità agli studenti. È paradossale. Riconoscere un punteggio diverso equivarrebbe a creare una discriminazione tra ragazzi che hanno fatto lo stesso percorso di studi, sulla base del credito di cui vanta l'università di appartenenza. Qual è lo scopo cui tende questo emendamento? Fare una selezione migliore? La si faccia sempre valutando le capacità del singolo. Se il criterio di selezione oggi adottato non funziona se ne individui uno migliore, più efficace e, sicuramente, quello del punteggio sulla base della università di appartenenza non lo è. È' solo anti meritocratico e discriminatorio perché penalizza tra l'altro chi, non avendo disponibilità economica sarebbe costretto a studiare nella propria città. La battaglia su questo fronte sarà durissima. Presenterò un emendamento contro questa assurda ipotesi che calpesta i diritti degli studenti e, soprattutto, introducendo un criterio selettivo non basato sulle capacità individuali, pregiudica fortemente la meritocrazia che è ciò cui invece in ogni settore il nostro Paese dovrebbe tendere".