I lavoratori Servirail bloccano per due ore i treni da e per Roma e lanciano l’ultimatum: «Pronti ad incatenarci»

Che una nuova “rumorosa” protesta fosse nell’aria lo si era intuito già durante la raccolta firma effettuata a piazza Duomo, ma l’intenzione era quella di attendere ancora un’altra giornata. Verso le 19 però l’esasperazione nella “centrale operativa” della Stazione centrale è diventata incontenibile. E così, con zaini, striscioni e megafoni, i lavoratori si sono diretti verso il binario 10 (quello da cui l’11 dicembre è partito l’ultimo treno notte) occupandolo per oltre 50 minuti.

«Diventa sempre più difficile controllarli – commenta il segretario della Fit Cisl Michele Barresi, a fianco “degli 85” – la tensione è altissima. Non era stato programmato nessuna iniziativa per stasera ma ad un tratto hanno deciso di incamminarsi vero i binari e contenerli è ormai praticamente impossibile». Hanno bloccato i binari qualche minto dopo l’arrivo del “Siracusa” n°727 delle 19.55 giunto da Roma e diretto per Palermo e, appunto, per Siracusa (dopo lo “sdoppiamento”): solidarietà da parte di quasi tutti i colleghi che scesi dalle carrozze si sono avvicinati ai manifestanti dando qualche pacca sulla spalle. A far “smuovere” i lavoratori dai binari sola la notizia del malore accusato da un anziano passeggero per via del calore a bordo delle carrozze dove l’impianto di condizionamento, in fase di divisione dei vagoni, era stato disattivato: «Noi la nostra la stiamo perdendo, ma con la salute non si scherza» commenta qualcuno raccogliendo gli striscioni adagiati sulle pietre tra le linee ferrate.

Ma la protesta non finisce: intorno alle 20.35, i lavoratori scattano verso la “testa” dell’altro treno, il n°1952, appena giunto da Palermo sul binario 8 e diretto a Roma-Termini. Il copione si ripete, striscioni e lenzuoli vengono nuovamente tirati fuori dai borsoni in cui poco prima erano stati accuratamente risposti e si espongono con le stesse modalità, uno davanti, l’altro dietro. Non mancano i “confronti” con alcuni passeggeri che incuranti dell’esasperata protesta, vogliono riprendere la loro corsa versa la Capitale. I lavoratori non mollano la presa, solo dopo una serie di confronti interni e con il rappresentante della Fit Cisl, Barresi, si decide per il “disco verde”. Ma le condizioni finali, su cui tutti si trovano d’accordo, non lasciano spazio a dubbi: «Se entro giorno 5 non avremo una risposta, ci incanteremo ai binari. Sarà guerra». Il presidio viene “rismontato” e tutto rimesso apposto, ma di cose in ordine in realtà, ce ne sono ben poche. (ELENA DE PASQUALE)