Giustizia, i dipendenti contro l’assunzione dei tirocinanti

No all’assunzione dei così detti precari della giustizia, definiti figli di una procedura illegittima e incostituzionale, che consente l’accesso al delicato settore dell’amministrazione della giustizia bypassando il concorso pubblico. La richiesta é del Comitato Lavoratori Giustizia, che chiede l’avvio delle procedure per la progressione di carriera, attese da 12 anni per i lavoratori del settore, e che si proceda a nuove assunzioni negli uffici giudiziari esclusivamente con concorso pubblico.

Il comitato spiega che da anni il personale di giustizia attende il riconoscimento della propria esperienza e specializzazione maturata negli anni, soprattutto negli ultimi quando a causa delle scarse risorse economiche, proprio il loro impegno ha permesso l’applicazione di riforme a costo zero. Han sopportato spostamenti e straordinari, nuove mansioni e disagi, senza mai protestare se non fuori dagli orari di lavoro per non paralizzare i processi, hanno coperto le mansioni svolte dai pensionati ai quali non sono subentrati nuovi assunti, senza mai ricevere straordinari né ottenere progressioni di carriera. Oggi vedono i “tirocinanti” manifestare reclamando l’assunzione.

“Circa 3000 tirocinanti, che impropriamente si autodefiniscono “precari della Giustizia” stanno manifestando – spiega il comitato – strumentalizzando l’attenzione dei media con l’opportunistico sostegno di certe sigle sindacali – per ottenere dal Ministero della Giustizia un contratto di lavoro.

I tirocinanti sono disoccupati e inoccupati che hanno partecipato a progetti regionali per la formazione al lavoro presentando una semplice domanda (della durata di 12 mesi presso varie Regioni con fondi stanziati dalla Comunità Europea) secondo procedure che sfuggono alla nostra cognizione. Le Regioni li hanno poi “ceduti” agli Uffici Giudiziari ove hanno svolto servizio di ausilio al personale di ruolo (fotocopiatura degli atti , indicizzazione degli atti , sistemazione archivi ) non per 4 anni ma per complessivi 12 mesi + 7 mesi dal 2011 ad oggi, chiaramente non consecutivi. Nell’accordo firmato dai tirocinanti con gli uffici giudiziari era esplicitato che non si trattava di un rapporto di lavoro e che mai avrebbe potuto diventarlo (si veda Accordo Stato Regioni su Tirocini Formativi del 24.01.2012) e questo perché, chiaramente, il rapporto di lavoro pubblico si può costituire solo a seguito di concorso pubblico o pubblica selezione.

La ratio della legge madre istitutiva dei tirocini (cd. Legge Fornero) voleva che il maggior numero di disoccupati ed inoccupati avesse accesso a progetti della durata massima di 12 mesi per fruire di una sorta di “respiro” economico: per questo aveva fissato un termine massimo ed una sorta di ricambio (scorrimento di graduatorie) per poi ottenere una formazione lavorativa che nel settore pubblico ovviamente non avrebbe potuto avere sbocco per le ragioni di cui sopra ma solo un fine assistenziale.

Invece, i primi e unici 3400 partecipanti ai percorsi formativi negli uffici giudiziari, grazie alla volontà politica ,sono riusciti a bloccare lo scorrimento delle graduatorie – in pratica, non permettendo ad altri di accedere ad ulteriori percorsi formativi – e nel contempo hanno ottenuto varie proroghe ai tirocini formativi, nonostante fosse fissato il limite massimo dei 12 mesi; oggi chiedono l’assunzione senza concorso in danno di tutti gli altri disoccupati che sono rimasti esclusi nonché tutti gli altri disoccupati ed inoccupati italiani che aspirano a partecipare ad un pubblico concorso”.

In piu’, scrive il Comitato, i fondi per i tirocini, sono quelli destinati al funzionamento degli uffici.