Arrestato l’omicida di La Fauci, è un ventenne incensurato: ecco tutti i dettagli

Una frenata, uno sguardo di troppo dinnanzi all’ingresso di Villa Dante, forse qualche insulto, il continuo “tenersi d’occhio” per diversi metri, fino al bar Ritrovo Angelo di Provinciale. Altre parole, l’omicida che posteggia la macchina per “andare a chiarire”, la vittima che lascia il motorino dinnanzi al suo bar di sempre, la tensione che aumenta, la lite che degenera e infine la coltellata, una sola dritta in petto, mortale.

Roberto Mangano (NELLA FOTO IN BASSO) ha solo 20 anni, è incensurato e disoccupato, e adesso si trova a Gazzi con l’accusa pesantissima di omicidio aggravato da futili motivi. E’ lui il giovane che, ieri sera, ha ferito mortalmente Salvatore La Fauci. Poi è entrato nel bar, si è lavato le mani, ha ripreso la sua Opel azzurrina e se n’è andato, mentre la sua vittima giaceva a terra, sanguinante. Cinquantacinque anni, incensurato, manovale, padre di due figlie, La Fauci è morto poco dopo all’Ospedale Policlinico dove l’ambulanza del 118 lo aveva trasportato d’urgenza, in condizioni gravissime. Il suo cuore non ha retto al delicatissimo intervento chirurgico. E' morto poco dopo le 20.

LE INDAGINI. Le indagini della Squadra Mobile di Messina, coordinate dai dirigenti Francesco Oliveri e Rosalba Stramandino, sono scattate immediatamente. Quando i poliziotti sono arrivati al Ritrovo Angelo, la folla di curiosi e attoniti testimoni era tanta. Tutti increduli. Molti hanno raccontato quel che avevano visto, in particolare quell’Opel azzurrina che fuggiva via, con su l’omicida. Nel giro di mezz'ora, gli agenti sono riusciti a risalire all’identità di Mangano, ricercandolo ovunque. In primis a casa della sua fidanzata, anche lei presente al momento dell’aggressione. Mangano era braccato e lo sapeva. Nella tarda serata di ieri ha così preferito presentarsi in Questura e raccontare.

I FATTI. Tutto è iniziato alle 18, dinnanzi all’ingresso della Villa Dante, a Provinciale. Mangano era in macchina, mentre La Fauci stava attraversando a piedi, probabilmente diretto al motorino. Mangano ha frenato bruscamente, manovra che ha infastidito La Fauci. Forse qualche parola di troppo, anche se la questione sembrava essersi conclusa là. E invece, poco dopo, i due si ritrovano cento metri più avanti, dinnanzi al Ritrovo Angelo. La discussione riprende, Mangano posteggia la macchina e raggiunge La Fauci. Una parola tira l’altra, la lite si fa sempre più violenta. A quel punto Mangano estrae il coltellino con una lama di 5 cm che teneva con sé e sferra un colpo. Entra nel bar, senza neanche sincerarsi delle condizioni della vittima, si lava le mani, prende la macchina e se ne va. Nel tragitto lancia il coltello, che ancora non è stato ritrovato, e poi tenta di nascondersi. Adesso il ragazzo è a Gazzi, su disposizione del Sostituto Procuratore Anna Maria Arena, e risponde di omicidio aggravato da futili motivi, difeso dall’avvocato Antonello Scordo. (Veronica Crocitti)