Gettonopoli ter a Messina, interrogato il segretario comunale Le Donne

E' entrata nel vivo la così detta terza tranche della Gettonopoli messinese, l'inchiesta sulla corresponsione dei gettoni di presenza per i lavori di commissione consiliare a consiglieri, per i quali è in corso il processo. Davanti al sostituto procuratore Francesco Massara hanno cominciato a sfilare i segretari di commissione, indagati per abuso d'ufficio per aver attestato la presenza dei consiglieri, malgrado la durata lampo della loro partecipazione.

Ed è toccato proprio al segretario generale Antonio Le Donne cominciare. Il dirigente è stato interrogato dal magistrato ed ha offerto la massima collaborazione, chiarendo il proprio ruolo nella vicenda. Le Donne in particolare ha spiegato che fino all'entrata in vigore della circolare regionale, che poneva precise indicazioni rispetto ai lavori di commissione, non vi erano criteri relativi alla durata e alla effettiva partecipazione dei consiglieri, perché questa potesse essere attestata come tale.

Ha ribadito che il problema delle troppe sedute si era posto, ed era stato affrontato insieme a tutti i dirigenti. Le Donne si è difeso dall'ipotesi che nel suo operato ci sia stato un profilo penale.

Toccherà nei prossimi giorni agli altri cinque segretari amministrativi, anche loro indagati per abuso d'ufficio, essere convocati dai magistrati. Due di loro intanto sono stati nuovamente citati davanti al Tribunale che sta processando i consiglieri comunali, e si sono avvalsi della facoltà di non rispondere perché indagati di procedimento connesso.

E' successo ieri mattina al'aula bunker, dove si è svolta l'ennesima udienza condotta dalla dottoressa Grasso, presidente della I sezione penale del Tribunale. L'udienza è poi andata avanti per sentire altri testimoni citati da alcuni degli imputati,e riprenderà venerdì prossimo ancora una volta nell'aula processuale del carcere di Gazzi.

Anche lo stesso Le Donne era stato citato per testimoniare, due settimane fa, e si era avvalso della facoltà di non rispondere, chiarendo di essere comunque a disposizione dei giudici, in seguito. Fino a qui, però, né le difese e neppure il pubblico ministero hanno chiesto di citarlo nuovamente.

Alessandra Serio