L’azienda ospedaliera spiega perchè puntare sul Piemonte, ancora contestazioni

Continua a dividere la vicenda dell’accorpamento dei punti nascita degli ospedali Piemonte e Papardo. Nelle ultime settimane quello che si è sviluppato è stato soprattutto il fronte del no alla disposizione dettata dall’Assessorato regionale alla Salute che prevede la realizzazione di un unico punto nascita di II livello all’ospedale Piemonte. Numerose le contestazioni sollevate, sia di natura tecnica, sia per quanto riguarda il fatto che ciò significherebbe cancellare la possibilità di avere una struttura in cui nascere nell’estrema zona nord della città. A chiarire però i motivi per cui la soluzione Piemonte sarebbe quella giusta e ottimale è stata la stessa Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Papardo Piemonte durante un incontro con l’assessore comunale alla salute Nino Mantineo, l’ufficio di presidenza del Consiglio comunale rappresentato dal vice presidente Nino Interdonato e una rappresentanza di consiglieri comunali, soprattutto coloro i quali nella vita svolgono la professione medica e dunque hanno anche una competenza diretta in materia.

Per l’azienda Piemonte Papardo c’erano il Direttore sanitario, Francesca Parrinello, e il Direttore amministrativo, Elvira Amata (omonima della consigliera comunale)., che hanno consegnato una relazione, firmata dal Commissario Straordinario Armando Caruso, per rispondere a tutte le contestazioni di queste settimane e per spiegare i motivi per cui appunto la soluzione su cui puntare è quella che vede al Piemonte la nascita di un punto nascita di II livello.

L’azienda, si spiega nelle sette pagine di relazione, ha proceduto ad un’analisi comparativa dei due presidi prima di dire la sua. Considerato che il nuovo centro dovrà avere caratteristiche strutturali per gestire da 1000 a 1500 parti l’anno, sono stati valutati soprattutto tre parametri: logistica strutturale, flusso utenza e flusso attività. A curare la verifica dei percorsi in rapporto all’analisi costo/beneficio un gruppo di lavoro costituito da dirigenti medici del polo materno infantile, direzione medica e staff, anche se già la Regione aveva indicato il Piemonte come sede ideale per la presenza dell’Utin, l’Unità terapia intensiva neonatale.

Il primo dato analizzato ovviamente quello che riguarda il numero di parti registrati nelle due strutture ed è emerso che dal 2010 ad oggi all’ospedale Piemonte sono nati almeno 400 bambini in più rispetto al Papardo. Dal 1 gennaio al 15 ottobre sono stati esattamente 685 al Piemonte e 310 al Papardo, la previsione a fine anno è di 967 per il primo e 438 per il secondo.

Si passa poi all’analisi specifica delle due strutture. Il presidio Papardo al momento non consentirebbe la realizzazione su un unico livello della degenza Ostetrica e Pediatrica e dei servizi a supporto e nell’attuale blocco parto mancano gli spazi idonei per realizzare la terza sala parto e un’ulteriore sala operatoria. Gli eventuali lavori determinerebbero una completa ristrutturazione dell’intero complesso operatorio e l’importo complessivo degli interventi, che comporterebbero anche l’interruzione dell’attività sanitaria per due anni, ammonta a circa 5 milioni di euro.

Al Piemonte invece l’attuale punto nascita si trova nella cosiddetta “piastra chirurgica” dove sono presenti anche le unità di ostetricia, patologia neonatale e l’Utin. Sullo stesso livello è a disposizione una superficie di circa 600 metri quadri, al momento interessata dai lavori di adeguamento sismico, e per questo si è ipotizzata una totale rimodulazione che porterebbe nella stessa area il blocco parto con 3 sale parto (attualmente ce ne sono 2), 1 sala operatoria, isola neonatale con 3 posti letto, sala travaglio con 4 posti letto, unità di ostetricia con 34 posti letto e 2 per il day hospital, neonatologia con 6 posti letto, Utin con 8. Importo stimato per effettuare questi interventi: 1.400.000 euro. Ci sarebbe dunque un netto risparmio economico, ma non è questo l’unico motivo per cui l’azienda punta sull’opzione Piemonte.

I chiarimenti presentati dai due direttori hanno fornito numerosi spunti di riflessione ai consiglieri presenti all’incontro. E se fino a pochi giorni fa la battaglia sembrava inevitabile, adesso sembrano esserci segnali di distensione, anche se non da tutti. L’obiettivo a questo punto è salvare quanto più possibile senza rischiare di perdere una struttura come al Piemonte che altrimenti potrebbe anche essere destinata alla chiusura. Per il vice presidente del Consiglio Nino Interdonato “la scelta politica regionale di chiudere il punto nascita dell’ospedale Papardo dovrà essere compensata con la creazione di un vero centro di eccellenza presso il Piemonte. Questo offrirà maggiore sicurezza alla puerpera e al neonato e l’aumento della capacità di attrazione dell’utenza anche da fuori città”. Interdonato, insieme al collega Andrea Consolo (Udc) aggiunge anche che la creazione di un centro così sviluppato consentirà sicuramente di mantenere in vita il Piemonte e di restituirgli quel ruolo centrale e nevralgico che ha sempre avuto negli anni. L’attenzione, assicura Interdonato, sarà massima per evitare l’ennesimo scippo ai danni della collettività.

Così come è stato ipotizzato al Piemonte resterebbero anche: pronto soccorso, medicina d’urgenza, rianimazione, unità coronarica con cardiologia e medicina generale. Ad essere trasferita l’unica unità che sarà trasferita sarà l’ortopedia e al Papardo si realizzare un trauma center che nelle intenzioni dovrà diventare punto di riferimento per Messina e provincia.

Più critica invece la capogruppo dei Dr Elvira Amata che pur definendo ottimo il lavoro svolto dai dirigenti del Papardo, nonostante rispondano esclusivamente e tecnicamente alle disposizioni impartite da un decreto assessoriale, vuole ricordare che per arrivare a sancire la chiusura di un punto nascita occorre porre in essere valutazioni primariamente di tipo politico di medio e lungo termine. "Il decreto impone alla nostra Città di avere solo due centri nascita contro i tre attuali. Ritengo quindi che la questione debba spostarsi su un piano politico e che debbano essere fornite preliminarmente le garanzie essenziali per la reale creazione di un polo di riferimento regionale materno infantile a Messina. Noi chiediamo che a difesa del mantenimento di entrambi i punti nascita, ovvero Papardo e Piemonte, si mobiliti l'intera classe politica espressione della comunità almeno sino a quando non si abbia avuto certezza degli investimenti quantitativi da effettuare al Piemonte”. A chi parla di “sprechi” la consigliera risponde che non si tratterebbe di uno spreco mantenere un doppione in una medesima Azienda, ma di difendere un servizio utile alla città che già esiste e funziona, sino a quando non si avrà certezza di averne in campo uno migliore per tutta la collettività. “Non vorrei infatti che con l'intento di salvare il Piemonte si privassero i cittadini di un servizio ad oggi efficientissimo, facendo tutti un salto nel buio. Purtroppo non è più tempo di credere alle promesse. Vogliamo prima i fatti”.

Francesca Stornante