A Fondo Basile la legalità vince sull’illegalità. Ma adesso serve continuità

La giornata di ieri ha segnato una tappa importante nel ripristino della legalità a Messina. Quella legalità troppo spesso offesa, calpestata, sopraffatta dalla forza della prepotenza e dell’arroganza. Di chi non rispetta le leggi o pensa di poterle gestire a proprio uso e consumo. Lo sgombero ed il sequestro da parte dell’ autorità giudiziaria degli appartamenti comunali di Fondo Basile lasciano intravedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel e segnano , almeno speriamo, l’inizio di un nuovo percorso, in cui l’unica legge vigente deve essere quella dello Stato e non quella del più prepotente.

Un plauso particolare va ancora una volta al prefetto Francesco Alecci, che ha preso in mano la situazione e ha detto basta ad una pratica illegale che, con la complicità di molti politici di oggi e di ieri, ha finito per prendere il sopravvento e diventare nel tempo “normalità”. Ma normalità non è, e terminato – con successo e tra il compiacimento generale – lo sgombero di Fondo Basile non bisogna fermarsi. Tante, troppe ancora le abitazioni occupate abusivamente: non ci sono condizioni di disagio che possano giustificarle in una società che si definisce civile. Chi è in difficoltà ha il diritto di essere aiutato ed assistito dalle istituzioni, ma non può e non deve mettersi al di sopra della la legge, “bruciare” tutte le procedure burocratiche previste e scavalcare illegittimamente chi è già formalmente riconosciuto titolare di un diritto, nel caso specifico assegnatario di un alloggio comunale .

Al risanamento si lega la storia della città di Messina , una storia con tante pagine oscure e tante pagine ancora in bianco, tutte da scrivere. A riempirle vorremmo fosse la parte sana della nostra comunità, che vive e lavora per il bene della città, che vede nella legge un punto di riferimento e non un ostacolo da aggirare.

Il risanamento – come prevede legge regionale n.10 del 6 luglio 1990 , la famosa normativa riguardante le aree degradate della città di Messina- , deve essere edilizio, ma senza un “risanamento culturale” la guerra tra poveri è destinata a continuare ed il malcostume a dilagare. Quella di ieri è stata una giornata storica, vorremmo fosse la prima di tante per poter iniziare a scrivere, a partire da adesso, un’altra pagina della lunga saga del risanamento messinese.Danila La Torre