L’Ateneo di Messina è ultimo. Cuzzocrea: “Male in alcuni settori. Occasione per valutarli”

L'Università più virtuosa nell'analisi condotta su 14 aree disciplinari, considerando il rapporto fra produzione e dimensioni, è quella di Siena (35,7 %). Ai primi posti si affermano anche Verona (34,4 %), Milano Bicocca (31,2 %), Padova (30,4 %) e il Politecnico di Milano (25,2 %).

La ricerca è stata condotta dall’Anvur, l’Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca, nell’ambito del rapporto “Valutazione Qualità della Ricerca nel periodo 2004-2010”.

E l’Università di Messina? L’ateneo peloritano si colloca all’ultimo posto (- 33 %), a stretto contatto con le Università di Bari (- 31 %) e Catania (- 30,3 %) che pure riescono a fare leggermente meglio.

Secondo il prof. Salvatore Cuzzocrea, pro-rettore delegato alla Ricerca, però, non tutto è negativo. “La valutazione – afferma – offre interessanti spunti di analisi ed evidenzia obiettivi su cui impegnarsi. Sarà opportuno analizzare in maniera approfondita le diverse tabelle che compongono la relazione, al fine di meglio comprendere lo stato della Ricerca nell’Università di Messina ed in particolare il suo posizionamento nel panorama nazionale”.

Il pro-rettore sottolinea che tra i termini di valutazione “mancano altri elementi fondamentali, come ad esempio la didattica” e che il calcolo è stato stilato in rapporto alla precedente valutazione 2001-2004, effettuata dal Civr, il Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca.

Cuzzocrea effettua una prima analisi, evidenziando che in alcune aree disciplinari l’ateneo peloritano non si trova all’ultimo posto (ad esempio Area 3 Messina è al trentaquattresimo posto su 51, Area 8 A Messina è al ventiseiesimo posto su 43, Area 8 B Messina è al dodicesimo posto su 39; Area 9 Messina è decima su 56). Inoltre, nel complesso della valutazione delle sedici aree (le quattordici Cun più le due sub-Aree delle Aree 8 e 11), in cinque di queste l’Università di Messina risulta essere presente nel secondo o nel terzo quartile.

“Come evidenziato durante la presentazione dei risultati della valutazione – prosegue Cuzzocrea – , alla quale ho presenziato in veste di pro-rettore con delega alla Ricerca, questa deve essere considerata una base su cui impostare le strategie di sviluppo della ricerca all’interno degli Atenei. Tale rapporto, che consta di più di 3000 pagine, richiederà uno studio approfondito ed un attenta valutazione per permettere all’interno degli atenei e del mondo accademico un confronto ed un dibattito, tenendo in considerazione che il metodo con cui operare deve tenere in considerazione – riprendendo le parole del ministro – merito, accessibilità e trasparenza dei dati. In particolare, il lavoro effettuato dall’Anvur, permetterà agli atenei di comprendere, essendo disponibili i dati, anche il peso dei singoli settori scientifico disciplinari nelle aree disciplinari di pertinenza ed il posizionamento degli stessi a livello nazionale. Inoltre, nel documento è anche presente la valutazione dei singoli dipartimenti pre e post legge 240. Questi ultimi dati potranno anche permettere di comprendere se la nuova strutturazione dipartimentale che oggi ha l’Università di Messina è, nell’ambito della ricerca scientifica, adeguata o meno”.

La conclusione del prof. Cuzzocrea è comunque ottimista: “Certamente il dato complessivo che la nuova amministrazione dovrà gestire non è entusiasmante, ma l’Università di Messina saprà trovare le energie e la forza di rivedere e riprogrammare il proprio approccio alla ricerca. Ben sapendo che il voto generale su quest’ultima risente certo della presenza di eccellenze, ma è altresì penalizzato da settori trascurati nell’idea errata che il giudizio finale su un ateneo premi soltanto i suoi settori migliori e non l’intera attività di ricerca nel suo complesso”.