Non basterebbero 20 premi Nobel a risollevare la ricerca dell’Unime…

Per l’Anvur (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca), l’Università degli Studi Messina è il fanalino di coda rispetto a tutti gli altri Atenei italiani . Maglia nera e zero onore,dunque, almeno per quanto riguarda il rapporto “Valutazione Qualità della ricerca 2004-2010”. La notizia della bocciatura dal parte dell’Anvur non è esattamente dell’ultima ora, in quanto risale al luglio scorso (vedi correlato), ma vale la pena “rispolverarla”, alle luce delle recenti polemiche scoppiate dopo la presentazione del Report su primi cento giorni dell’amministrazione Accorinti , prodotto dall’Osservatorio sulla Democrazia Partecipativa. Molti mettono in dubbio la valenza scientifica di tale studio, che si regge sui dati raccolti da ben 20 ricercatori del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Ateneo peloritano su un campione di solo 100 persone. In pratica, in questa ricerca, ogni studioso si è potuto concentrare su cinque intervistati …

Report su Accorinti a parte, ci siamo interrogati ed abbiamo interrogato i vertici dell’Università – da poco rinnovati, con l’avvicendamento Tomasello- Navarra – sul perché l’Ateneo peloritano occupa quel poco gratificante ultimo posto, che rischia di far perdere circa tre milioni di euro dei trasferimenti del Fondo di finanziamento ordinario(FFO).

Il pro-rettore delegato alla ricerca, Salvatore Cuzzocrea, illustra innanzitutto il sistema di valutazione dell’Anvur. La valutazione della qualità della ricerca prevede che ogni docente di ogni Università "esponga" (caricandoli su un apposito sito Internet) tre prodotti di ricerca (libri, articoli, ecc.), scritti nell'arco degli ultimi sette anni di carriera. Questi prodotti vengono valutati con giudizi che vanno da 0 a 1. I lavori vengono giudicati dai GEV (Gruppi Esperti di Valutazione, individuati dal Ministero) e per ogni prodotto non presentato, viene attribuito un punteggio di -0,5. La classifica è data dalla somma dei voti dei singoli docenti.
Una delle anomalie consiste nel fatto che dai dati comunicati dal Ministero, si può poi dedurre la performance delle aree disciplinari, delle singole discipline, ma non quella di ciascun docente (solo l'interessato può vedere il punteggio che è stato attribuito ai suoi lavori).
Secondo quanto dichiarato dal rettore Pietro Navarra nel corso di una recente conferenza stampa, nel sistema della Valutazione VQR vi è un problema metodologico. Il pro-rettore Cuzzocrea parla espressamente di alcune incongruenze, spiegando ad esempio che i criteri di Valutazione utilizzati dall’'ANVUR e resi pubblici all'inizio del 2012 sono stati applicati a prodotti pubblicati dal 2004-2010, che erano pubblici e che quindi anche la stessa ANVUR conosceva. “Circostanza che secondo Cuzzocrea induce a pensar male: “se conosco le pubblicazioni si puo anche costruire un criterio che premi qualcuno e conseguentemente penalizzi altri”.

Dietro il “giudizio” dell’Avur ci sarebbe dunque un ‘complotto’? Il pro-rettore ci va cauto, anzi precisa: “Noi accettiamo il risultato e vogliamo sicuramente mettere in campo tutti i possibili correttivi".

L’ area scientifica in cui la ricerca del nostro Ateneo è risultato più debole è l'Area la 06 (Scienze Mediche), “nonostante – afferma Cuzzocrea – vi siano dei settori di ottimo livello quali ad esempio endocrinologia, urologia, neurochirurgia, ecc.. In questo caso – chiarisce ancora il pro-rettore – una prima spiegazione è data dal fatto che proprio in tale Area vi sono Settori Scientifico Disciplinari molto numerosi e ciò crea un'oggettiva difficoltà ad avere un numero di lavori sufficienti per soddisfare la richiesta ANVUR per l'intero SSD. Inoltre, anche l'Area 6 soffre scelte operate nel passato: ad esempio, il passaggio di tecnici laureati a ricercatori, con concorsi a loro riservati banditi dal Ministero”.
Tra le teorie di cui sono ‘sostenitori’ i vertici dell’Ateneo vi è anche quella secondo cui sarebbero penalizzate le Università collegate ai Policlinici universitari. Una tesi che troverebbe conferma nei dati sulla performance , in virtù dei quali :Messina è 32 su 32 Grandi Università; Palermo 28 su 32 Grandi Università: Napoli Federico II 26 su 32 Grandi Università); Catania 30 su 32 Grandi Università;Bari 31 su 32 Grandi Università; Napoli seconda università; 29 su 32 Grandi Università; Genova 23 su 32 Grandi Università).

Secondo Cuzzocrea ma anche secondo Navarra, le Università che non hanno il Policlinico a gestione diretta hanno avuto performance ottime o buone: Padova 4 su 32 Grandi Università; Udine 8 su 32 Grandi Università; e Roma Tor Vergata 16 su 32 Grandi Università. Classifica a parte , l’Università di Messina non fornisce ulteriori deduzioni o delucidazioni sulle cause effettive che penalizzerebbero gli Atenei che hanno la gestione diretta dei Policlinici.
Al professore Cuzzocrea abbiano, poi, chiesto di fornirci il numero complessivo dei ricercatori della nostra Università e di quelli che hanno una valutazione e/o produzione al di sotto della media nazionale.
Alla data del 27/12/2011, quella a cui faceva riferimento la VQR – chiarisce il pro-rettore – erano stati accreditati 1289 docenti (Ordinari, Associati e Ricercatori) con una richiesta di esposizione di 3263 prodotti. Purtroppo, un'altra anomalia di questa valutazione è che l'Università non è a conoscenza della valutazione dei singoli prodotti esposti, mentre possiamo affermare che il 18,69% dei prodotti presentati ha avuto una valutazione eccellente, il 21,67% ha avuto una valutazione buona, il 13,09% ha avuto una valutazione accettabile ed il 35,03% una valutazione limitata".

Ma a pesare negativamente sulla valutazione definitiva è soprattutto “la mancanza di prodotti attesi, che si attesta su una percentuale di 10,91%”. In altre parole ci sono ricercatori che non sono stati in grado di presentare i tre (non trenta!) prodotti di ricerca richiesti dall’Anvur. E come detto precedentemente, per ogni prodotto non presentato viene attribuito un punteggio di -0,5.

Secondo Cuzzocrea “questo vuol semplicemente dimostrare come la quantità possa pesare in tali graduatorie di più della qualità”, a tal punto che simulando oggi l'assunzione di 20 premi Nobel da parte dell'Università di Messina (e, quindi, dando per scontata l'esposizione di 60 prodotti eccellenti), guadagneremmo in classifica una sola posizione. Al contrario, se avessimo semplicemente esposto tutti i prodotti attesi, ne avremmo guadagnate ben 6”.

Sarà pure come dice il prorettore Cuzzocrea, ma anche le altre Università vengono giudicate con gli stessi criteri e piuttosto che simulare l’assunzione di 20 premi nobel, l’Ateneo peloritano potrebbe “limitarsi” a pretendere dai propri ricercatori tre prodotti di ricerca cadauno, che non sono esattamente un traguardo irraggiungibile . I ricercatori esistono e sono pagati dalle Università per fare ricerca, in quantità e di qualità. (Danila La Torre)