Emanuela Sciarrone: “Rometta, 21 febbraio 2017. Diario di chi resta”

Al mattino il dubbio tra alzarsi o rimanere lì a fissare il soffitto sembra quasi irrisolvibile ma, per fortuna, la scelta ricade ancora sulla seconda opzione. Non puoi correre il rischio che le tue coperte diventino l'unica arma contro tutto ciò che è il tuo mondo poggiati i piedi per terra.

Un caffè, una sigaretta e una giornata forse troppo lunga. Una sequela di curriculum inviati per inerzia, disillusa, arresa a te stessa e agli altri, tutti quegli altri che sembrano non avere bisogno di te.

Una casa esageratamente pulita e ordinata per appartenere a due trentenni. Una casa a cui vorresti dover badare solo nel fine settimana. Scrivi. Probabilmente è l'unica cosa che può farti star meglio. Apri il tuo inseparabile quaderno e sono altre fitte allo stomaco che più tardi si tradurranno in gastrite: nella pagina che precede quella bianca ci sono gli appunti presi durante quello che fino a qualche giorno fa pensavi stesse diventando il tuo lavoro. Perché è così che va #quassud (quanto ti penso in momenti come questo, Maria Andaloro, amica mia!): un giorno tocchi il cielo con un dito, quello seguente ti ritrovi inesorabilmente ad ascoltare "Terra ca n un senti", di Rosa Balistreri.

"Terra ca nun teni cu voli partiri e nenti ci duni pi falli turnari".

Ti chiedi se hai fatto tutto ciò che andasse fatto e la risposta che ti dai è positiva, almeno che in quel tutto ciò non rientri anche il ricorrere ad una raccomandazione, perché quello non lo hai fatto. Non lo sai fare. Non lo vuoi fare. Non lo puoi fare. E se è vero che il fine giustifica i mezzi, nella mia isola c'è troppo poco spazio per chi, come me, quei mezzi non sa maneggiarli.

E allora chiudi il tuo quaderno: devi preparare il pranzo. Due forchettate, a volte controvoglia, un altro caffè, un'altra sigaretta e l'attesa che la giornata termini abbastanza in fretta per poter andare a letto a sognare.

Sì, perché a contraddistinguere chi resta, chi sceglie di restare, non è l'amore per il mare, non è il bisogno di sole o il poco coraggio di preparare un trolley: è la capacità di continuare, nonostante tutto, a sognare che domani sarà davvero un altro giorno.

Rometta, 21 febbraio 2017 Emanuela Sciarrone